Gli In The Woods… sono una di quelle band di cui conosci l’esistenza ma finisci sempre col dimenticartene. Se qualcuno dovesse chiedermi in consiglio alcune band non farei il loro nome. Per carità, hanno album parecchio solidi alle loro spalle, magari li ho ascoltati più e più volte ma per qualche motivazione finiscono sempre in quella parte del cervello dove sono stoccate quelle informazioni destinate a non riemergere se non attraverso stimoli esterni, un po’ come elastici e forcine per capelli, con la sola differenza che quelli non li trovi più per davvero.
Colpa della mia memoria che fa schifo o magari non sono loro che fanno nulla per rendersi memorabili? Probabilmente la prima, ma ora non starò qui a rifletterci.
“E gli In The Woods… li conosci?” Ah già, vero, gli In the Woods…
E proprio “Toh, gli In the Woods…!” è ciò che ho pensato quando Cease The Day è stato annunciato.
Ricordando che la band norvegese ci aveva lasciato con Pure, (unico full-lenght che, dopo anni e anni di live, ha decretato quasi una nuova svolta sperimentale della band) ritroviamo una line-up ancora una volta diversa.
Dalla formazione storica ci è rimasto solo Andres Kobro, batterista che tuttavia non sembra neanche essere colui che tiene in mano le redini creative della band, e l’astuto polistrumentista inglese Fogarty, voce dal 2015, che a oggi è l’artefice principale delle musiche degli In The Woods…
Gli In the Woods… stanno ormai al black metal come il cotechino sta alla pizza, ma questo i black metaller lo sanno già da tempo.
Che i giorni di Heart Of The Ages e Omnio sono finiti e che le foreste ormai le troviamo solo nel nome anche, ma la band, o meglio, James Fogarty, è qui a dirci che non è tutto finito e che qualcosa lui da raccontarci l’avrebbe.
Già a un primo ascolto è facile notare come Cease the Day abbia davvero poco in comune con Pure, se non una certa “teatralità” necessaria a rendere cupo e drammatico un viaggio psicologico lungo l’intero disco.
Un brevissimo intro, con Empty Streets, deciso e conciso e senza troppi fronzoli, apre a quello che sarà un tormentato susseguirsi di lente linee melodiche, alternate a riff più violenti e carichi di rabbia che appaiono quasi a tradimento, come il lampo di un pugnale nella notte nera.
Si fa così la strada fino Respect My Solitude, forse fabula dell’intero album dove voce e chitarre si sposano in un’armoniosità che per certi versi ricorda un po’ le atmosfere di Omnio.
Non mancano poi anche qui riff di black metal più tradizionale, come in Transcending Yesterdays: carico di rabbia all’inizio e dal carattere segnato nel finale. Discutibile è invece la scelta di inserire una registrazione di pubblico live alla conclusione con cui, a mio parere, si rischia di distogliere l’attenzione dalla musica ed allo stesso tempo fa un po’ “poser”.
Cease The Day sommariamente conserva quell’atmosfera gotica un po’ alla My Dying Bride, tanto apprezzata in Pure, ma gli In The Woods… sembrano voler volgere a qualcosa di diverso che ancora però non è bene a fuoco.
Un ascolto piacevole e musicalmente valido che sarà indubbiamente più apprezzato da chi non segue la band ai tempi più remoti.
Tuttavia sembra quasi che gli In The Woods… con questo Cease The Day non hanno voluto osare ma hanno bensì fatto leva su un genere musicale che poteva accontentare un po’ tutte le orecchie, restando nella loro confort zone e allo stesso tempo tenendo a bada i fan di vecchia data in modo tale da poter ancora nutrire speranze che la band possa avere un futuro.