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Monuments – Dal Djent al nient?

I Monuments sono inglesi, hanno pubblicato nel 2014 The Amanuensis, considerato da chi se ne intende (e ci sta capendo qualcosa sulle novità del metallo ggggiovane), un caposaldo del djent metal. Io l’ho sentito e devo ammettere tre cose. Uno: questi ragazzi sanno suonare alla grande; due: il djent metal non mi piace; tre: è un mio limite. Semplicemente è fuori dal mio comprensivo generazionale. Inutile aggiungere altro. 

Nonostante i miei problemi con il genere dei Monuments, qualche cosa ancora arrivo a capirla anche io. Su tutto le qualità di un singer come Chris Barretto; un fuoriclasse. Riesce a mettere insieme Mike Patton e Michael Jackson, ha un indiscutibile carisma, tecnicamente può fare qualsiasi cosa e con i testi ci sa fare. Le tematiche di The Amanuensis non sono le solite banalità emotive di un gruppo mathcore qualsiasi, giocano con il cinema, la letteratura e la filosofia in modo disinvolto, senza prendersi troppo sul serio ma affrontando temi tutt’altro che banali. (Le lyrics dei Greta Van Fleet al confronto sembrano scritte da Mogol). 

Per quanto riguarda il terzo album, Phronesis, uscito in questo 2018, non è andata benissimo a livello di critica. Dopo quattro anni, c’era un piccolo, per me insospettabile, mondo di recensori e appassionati che attendevano un nuovo grande lavoro dai Monuments, qualcosa di intricatissimo, furioso e faigo. Praticamente un altro The Amanuensis. Invece la band si è presentata con una roba più semplice e immediata. Non si sono dati al punk e nemmeno al metalcore. Basta sentire che cappero di armonie tira fuori Barretto sull’opener A.O.W.L. Nello specifico mi riferisco a ciò che avviene al minuto 02:56. Andate a sentirvi che linea strana prende sopra le chitarre. Roba fina. Qualcuno però vi dirà che dai Monuments, visto ciò che hanno fatto in passato, ci sarebbe da aspettarsi molto più di questo contentino clean-jazz-core!!!11

Mirror Image è il momento più ganzo. Immaginate un singolo di Michael Jackson/Justin Timberlake in chiave metal. Potenza, eleganza, pubertà deviata. Mi piace questo istrionismo di Barretto. Mi proclamo un amico suo. Un amico del Barretto. Nel ritornello è esaltante. Se dal vivo facesse il moonwalk credo che verrebbe giù qualsiasi olezzante palazzetto dello sporc.

Siccome che sono Padrecavallo e vado sempre nella direzione contraria a dove mi si consiglia di andare, dico in conclusion che secondo me questo Phronesis è un bel cambiamento che permette alla band di esplorare di più il lato emotivo senza perdersi troppo in strutture complesse. Che poi sfiderei qualsiasi power metal band a suonare due minuti di uno qualsiasi di questi brani. Ma non siamo qui per fare le gare. Vero?