Serrabulho – Porntugal (Portuguese Vagitarian Gastronomy)

Porntugal è un disco dei Serrabulho del 2018 o giù di lì.

Se siete venuti con una idea tipo: “oggi ho voglia di sentire musica vera che mi permetta d’accrescere il mio intelletto confrontandomi con la sottile complessità della struttura musicale nei pezzi scritti da questo manipolo di professionisti della scena musicale”, fottetevi alla grande. Qui ci si masturba soltanto a due mani come i veri uomini, e non con la pinzetta dei peli vaginali della nonna morta tre decenni fa.

I Serrabulho li ricordo ancora quando ascoltavo Star Whores un giorno sì, l’altro pure e anche quei due prima. Sono passati tre anni, quel disco l’ho quasi dimenticato a causa della demenza, ma ecco che con un colpo di coda la band ravviva la fine del 2018, e anche la mia top di fine anno, con Porntugal (Portuguese Vagitarian Gastronomy).

Credo io sia l’unico cavallo al mondo ad averlo messo in una top dieci di qualsiasi genere, forse anche perché è uscito questo Dicembre e i metallari, quelli brutti, le classifiche le fanno già a Gennaio; perché per loro decidere dischi è come usare il pene; una volta all’anno ebbasta!

Discutiamo del disco? No! Cosa discutere? Vi piace il pornogrind (anche se metallum cerca di inserirli a forza nel suo lager metallico con una dicitura che neanche cito)?

Vi mancano i maiali porcosi che trombano dietro al microfono mentre un mariachi urla qualche frase no sense?

E i sample? A chi non piacciono i sample? Da quando ho sentito la prima volta i Mortician ho capito che un disco si valuta in base al numero dei sample utilizzati.

Ma dicevamo, il disco? È ottimo… se vi piace il genere. E se non vi piace, castratevi e non date prole, che di stronzi il mondo ne è già pieno. Il titolo è solo una scusa per inserire quei due pezzi in lingua portoghese. Mi stupisco poi leggendo i siti metallinazi che osano dire che questo album osi avere dei testi… sensati tra l’altro. Ho appena scoperto che BBC Wild Life di tutto parla tranne di quello che avevo immaginato, e ora sono deluso dal disco. Bocciato!

Anzi no, promosso per avermi preso per i fondelli. E come concludere una recensione senza senso d’un disco che ne ha ancora meno? Sforzandosi meno d’ascoltare con la ragione, perché il bello di certi album è appunto fare finta che i testi non esistano, inventarseli di sana pianta ascoltando tracce a random, ridendo con gli amici in cucina, cucinando cetriolini sott’olio nel forno e mascherando la puzza di bruciato con i propri peti, tutto questo ovviamente indossando maschere di cavallo anti gas.