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Beast In Black – Gli Scissor Sisters del Metal?

From Hell With Love è il secondo album dei Beast In Black, in uscita a gennaio 2019 per la Nuclear Blast.

Il gruppo è di Anton Kabanen (ex-Battle Beast) che evidentemente con la “besctia” (dicendola alla Boldi) ci è affezionato parecchio. Giusto dalla Finlandia potevano uscir fuori certe robe. Per questo noi cavalli adoriamo la terra di Kukkakaplanikokukakko! E sono fichi i Beast In Black, non fraintendetemi. Io li adoro e per un motivo molto semplice, osano fare qualcosa di nuovo e ci riescono. Non ci voleva poi molto, a parte un po’ di fegato. Bastava prendere un genere che nessuno ha mai osato, per mancanza di coraggio o di lungimiranza, mescolare al metal, e il gioco era fatto. E loro hanno scelto la disco-music anni 80.

In fondo il metal dei Beast In Black non dice nulla di tanto diverso da quello goliardico e sopra le righe dei Lordi o lo stucchevole castello fiabesco dei Nightwish, però è la fusione che cambia le cose. Come può Conan il barbaro piangere in discoteca?

Può eccome, basta farcelo entrare. E qualsiasi fanatico delle borchie uscirà dal tempio vomitando indignazione appena sentirà roba come Sweet True Lies o Die By The Blade. Il primo sembra un incontro a tarallucci, vino e pentacoli tra Autograph e Village People; la seconda invece poteva essere un brano degli Aqua se in mezzo non ci fosse Eric Adams che minaccia di sbracare il tempio di Sansone con la sola imposizione delle tonsille.

Io però non starei qui a fare la ruota intorno ai Beast In Black se non si trattasse di grande musica, perché ok l’idea di unire due opposti, ma bisogna sempre poi dare al mondo grande musica che valga l’urto dell’aborto, come dico sovente alle mie bimbe. Altrimenti siamo davanti all’ennesimo Korpiklaanio.

Brani come From Hell With Love sono pezzi di prima qualità, che trent’anni fa avrebbero fatto invidia a Desmond Child e Joey Tempest. E che oggi, con la stessa infallibile propulsione, mandano avanti la nostra vita se apriamo la mente e il cuore e lasciamo che facciano il loro sporco lavoro.

Basta rifiutarsi di pensare a tutte le stronzate che tengono inchiodati a terra i classici metallari senza speranze: eh, ma sembrano checche. Eh, ma non l’è il metal! Eccome se lo è, perché il bello dei Beast In Black è che quando pistano di sintetizzatori viaggiano alla grande verso il pittoresco mondo dell’elettro pop di Boy George e Sabrina “Divina” Salerno o Dan Arrow, ma nel momento in cui decidono di mostrare i muscoli non sono da meno dei Primal Fear più incazzosi e integerrimi.

In fondo ricordano ben altre Sisters. Non le Scissor ma le Twisted. Perché sono effeminati, i Beast In Black, gay, un po’ recchioni ma hanno mani come pale e non bisogna farli innervosire.

Questo è il tallo che ci piace, non quello che certi siuri si ritrovano nelle orecchie!