Secret Treasures è il nuovo album della AOR superband Last Autumn’s Dream. La recensione di Simon Broglio.
Ho trovato sotto l’albero sdanghero nel mio garage (sono un cavallo atipico, vivo in un garage) un prodotto svedese al quale mi sono avvicinato con i migliori auspici, conoscendo la reputazione dei personaggi coinvolti. No, non era un filmetto per equini adulti, che avete capito. Parlo dell’ultima fatica dei Last Autumn’s Dreams, gruppo svedese in attività da molto tempo e che mi ha sempre incuriosito parecchio.
Se questo disco fosse venuto alla luce con venticinque anni di anticipo si sarebbe ritrovato certamente in ottima posizione in classifica, facendo scalpitare di felicità molti aficionados del genere hard rock melodico di quel periodo.
Non a caso nel progetto Last Autumn’s Dream degli esordi, nel lontano 2003, erano coinvolti ben tre membri degli Europe, la leggendaria band che conquistò i vertici di tutte le charts con hit come Carrie e The Final Countdown negli anni ’90 (i più stagionati tra voi stanno canticchiando mentalmente il ritornello di quest’ultima, ammettetelo) che poi scelsero di rientrare nel loro gruppone originale per la reunion del 2004.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, ma in qualche modo i Last Autumn’s Dream sembrano non averlo notato e sfornano un album piacevole per molti versi, tecnicamente ben strutturato, ma decisamente fuori tempo massimo.
Nelle dieci tracce di Secret Treasures si assapora un hard rock melodico ben fatto ma un tantino datato, senza grandi picchi creativi. La sensazione è quella di un album suonato da professionisti che amano il loro genere e se ne fanno portavoce, ma senza arrivare a trasmettere sensazioni davvero profonde, confezionando un prodotto curato e preciso ma poco graffiante dalla prima all’ultima canzone.
A partire dalla ballad Have to Let You Go fino alle più movimentate canzoni dell’album (Evil, Pain o When She’s Gone ricordano molto cose in puro stile Los Angeles 1985-1989, quando spopolava un certo hard rock venato di glam al gusto di clubs pieni di bionde platinate e birre) non ho trovato alcun motivo di esultare, benché non possa dir male di alcuna delle prove di questi ragazzi svedesi.
In Secret Treasures ci sono un paio di pezzi che potrebbero anche entrare in classifica, forti di una collaudata alchimia di suoni e di un ritmo orecchiabile ed accattivante (citerei Eye of the Hurricane che apre il disco, per fare un esempio) eppure non riesco davvero ad essere stregato dai tesori segreti che il titolo promette.
Non male la copertina, molto in stile “vintage rock album”, evocatrice di ricordi di un tempo che, forse, affascinano ancora molti potenziali ascoltatori, soprattutto nell’ambito dei mercati dove i Last Autumn’s Dream hanno da sempre successo: quello tedesco e quello giapponese.
Da musicisti del calibro di questi, con collaborazioni con alcune delle realtà più consolidate del panorama scandinavo e americano (alcuni di essi hanno militato in gruppi come Talisman, Treat e con Jeff Scott Soto, ex cantante di Malmsteen e Journey, tanto per citare qualche nome illustre) ritengo legittimo aspettarsi di più.
Il panorama svedese offre decine di band validissime pronte ad emergere con grinta e voglia di fare dell’ottimo hard rock anche oggi, senza dover arrivare a operazioni di revival anni ’90, come questo Secret Treasures continua a sembrarmi anche dopo ripetuti ascolti.