A Prelude To Sorrow è il disco dei Witherfall, rivelazione del 2018. Se l’avete perso recuperatelo.
Quello che mi sorprende non è che Joseph Michael sia il nuovo cantante dei Sanctuary, perché in questo album dei Witherfall si sente che può svolgere la parte alla grande. A stupirmi è che la band di Lanny Rutledge abbia scelto un sostituto di Warrel Dane, a cadavere ancora praticamente caldo. Va beh… magari avevano degli obblighi contrattuali da onorare. Del resto anche Jim Sheppard è fuori dalla band e ricordando come furono proprio Dane e Jim a scacciare Rut e Dave Budbill, (facendoli poi passare, in tutte le interviste dei Nevermore fino al 2005, come dei traditori opportunisti che volevano convertire la causa dei Sanctuary alla moda del grunge) insomma, immagino che non si tratti di una vendetta servita a temperatura Findus, ma che a questi due reduci interessi fino a un certo punto la presenza di Warrel e Shep, per andare avanti con i Sanctuary. Lasciamo stare.
E parliamo dei Witherfall. Secondo album, cinque anni di vita; californiani; probabilmente per un certo tempo sono stati in cinque ma nella line-up ora risultano un quartetto. Di cui il chitarrista, Jack Dreyer, che in questo lavoro non mi ha impressionato particolarmente: gran tecnica, certo, e le power band americane (Iced Earth, Jag Panzer) di una certa levatura storica se lo stanno letteralmente litigando tipo vecchie zitelle con il toy boy, però io trovo che sia un po’ troppo sborone e derivativo; è un misto tra Jeff Loomis e Trey Azagtoth ma senza l’elemento porcodio (c’è chi lo chiama X Factor, ma nel metal io lo intendo così). Punto. Per carità, 28 anni, va bene, è giovane, ma per dirne uno, Andy Larouche, alla stessa età si faceva già valere sui dischi di King Diamond. Non sto tirando in ballo Randy Rhoads, Zakk Wylde. Michael Romeo, tanto per citarne un altro che a 26 anni strippava i nostri cuori con i Symphony X. Insomma, di Jack Dreyer, è uno shredder (sborone) da you tube, e ce ne sono tanti di tipi così. Oggi, siamo incredibilmente messi bene con gli accettauomini (axeman).
Ma mi sto dilungando. Parliamo del disco dei fottutissimi Witherfall. A Prelude To Sorrow è sorprendente. Per prima cosa tenete presente che progressive lo è, ma soprattutto è power alla Nevermore, Sanctuary (appunto) e vecchi Crimson Glory. A volte Joseph Michael sembra rifare un po’ troppo il verso al divo Warren, ma nei momenti in cui è più malefico si spinge verso le sottane canore di Lizzy Borden. E la cosa diventa molto più interessante.
Prendete il ritornello di Moment Of Silence o Communion Of The Wicked e ditemi se non è così. Quello che non mi piace di A Prelude To Sorrow è la palese assenza di un lavoro produttivo esterno (un po’ come per l’ultimo dei Fifth Angel.
Insomma, se i Witherfall hanno un suono, allora questo suono non mi piace, ma io credo che qui ci sarebbe stato da lavorare. Se avesse potuto metterci le mani Andy Sneap, oggi parleremmo di uno degli album top del 2018. Ne sono sicuro. Perché gli ingredienti per eccellere ci sono tutti.
Bravura innegabile, feeling, discreta personalità e soprattutto I RITORNELLI. Cazzo, prendete quello di Shadows o di Vintage. Se vi mancano i Nevermore di Dead Heart, qui potete rifarvi almeno un po’. Ma non solo, Maridian’s Visitation è una ballad semiacustica magnifica, come avrebbero potuto realizzarne i Crimson Glory, se non si fossero smarriti per strada in quel modo. C’è il classico stile americano ma non è un semplice revivalismo. C’è il cuore. Il ritornello vi si infila nelle costole e come un rampicante spinoso lo avvince e lo fa sanguinare.