Play To Win degli Striker è un album del 2018 recensito da Simon Broglio, cavallo su ruote.
Mi avevano detto che questi Striker mi sarebbero piaciuti, lo ammetto, ma io parto sempre con calma quando mi butto nell’ascolto di qualcosa che non conosco bene, sono un centauro prudente che vuole sempre accertarsi di persona di tutto. Beh, avevano proprio ragione gli amici sdangheri stavolta!
Che botta ragazzi! Questa si che è una di quelle band che mi fanno nitrire ad alto numero di ottani, scuotere le pupille e sgommare in burnout sbavando.
Ma andiamo con ordine, questi ragazzi canadesi suonano insieme dal 2008 e hanno trovato un buon mix di potenza e melodia che permette loro di sfornare un heavy metal con tanto di assoli di chitarra piacevoli e un lavoro di ritmica intenso e scorrevole.
Non era la prima volta che li ascoltavo, ma devo ammettere che non li avevo degnati della sufficiente attenzione al primo ascolto ai tempi del loro album omonimo. Mea culpa, mea maxima culpa!
In questo loro nuovo album, intitolato Play to Win, i canadesi suonano forse un po’ meno thrash che in passato, ma danno lezioni di sano metal a molti dei loro concorrenti.
Una voce pulita e supportata qua e là da cori ben armonizzati (ad esempio nell’ottima The Front, canzone decisamente “hard rock oriented” che però ci riserva alcune sorprese alle chitarre e un tiro ritmico che fa chiaramente capire che qui parlano i grandi!).
Non manca nemmeno il “lento” Standing Alone, con cui sognare lunghe autostrade da macinare in solitaria, mentre l’acceleratore ci strega, facendoci scordare i limiti e portando la mente lontano.
Devo ammettere che la copertina di questa piccola meraviglia mi aveva lasciato molto dubbioso, come il video di Heart of Lies, il pezzo che apre le danze di Play to Win, sul sito della band.
Dopo un ascolto più approfondito del lavoro però ho deciso che li perdonerei anche se in copertina avessero messo la foto di un castoro depilato che beve barbera da una tanica rosa, quindi becchiamoci la cover fluo ed il video in stile gioco elettronico anni 80, ma godiamoci la musica di questo disco, che vale il sacrificio senza dubbio alcuno!
La copia che mi è stata messa a disposizione, oltretutto, è quella per il mercato giapponese ed ha una bonus track (i nippo sono un bel bacino di utenza, bisogna tenerseli cari). Trattasi di cover, nientemeno che del classicone targato Judas Priest You’ve Got Another Thing Coming.
Si, questi Striker sanno il fattaccio loro e mi fanno proprio venire voglia di sgommare lungo le strade cantando a squarciagola (il che sarebbe tremendo, sono stonato come un cavallo a motore) e spero di poter presto andare a vedere come se la cavano sul palco.