The Wings of War è il nuovo lavoro degli Overkill, uscito nel 2019.
Un disco bello, violento e innovativo che dividerà e farà discutere a lungo! Parola di Simon Broglio!
Udite udite : sono tornati gli Overkill! I thrashers della costa est (vengono dal New Jersey) in attività dai primi anni ottanta, sono nuovamente alla carica con un prodotto che farà parlare di sé molto a lungo. Ovviamente chi, se non il vostro centauro gongolante nei fumi di nitro, poteva occuparsene?
Gli Overkill sono una delle colonne sonore della mia gioventù, non vi avrei rinunciato per nulla al mondo!
Certo, quando esce un nuovo lavoro di Verni, Ellsvorth & soci vari, il dubbio scuote il mio precario equilibrioe finisco per domandarmi: e se fosse una ciofeca? Il pericolo delusione è sempre in agguato, ma davanti alla copertina dalle tinte acide e corrosive, opera del buon Travis Smith (che si prodiga da anni in artwork di pregio per Death, Soilwork, Nevermore, Opeth e, appunto, Overkill) ho provato la sensazione di un ritorno alla mia vecchia, amata, terra d’inquietudini!
Questi ragazzi, figli della tradizione East Coast (come gli Anthrax e i Nuclear Assault tanto per fare qualche nome di colleghi illustri) come al solito non mi hanno deluso. The Wings Of War è davvero portatore di venti di guerra, come il titolo ci dice senza girarci intorno.
Si parte con una intro di suoni elettronici che non mi convince molto ma dopo soli trenta secondi è spazzata via da una mazzolata decisa in perfetto stile thrash. Si tratta di Last Man Standing, eletta a singolo apripista e in circolazione già da qualche tempo. Il pezzo è buono, la macchina Overkill pompa a pieno regime, un vero motore dalla cilindrata esagerata, che spinge in avanti senza rallentare anche durante i brani seguenti.
Chiariamo da subito che il nuovo elemento della band, quel Jason Bittner proveniente dagli Shadows Fall di Springfield, che ha preso alla batteria il posto di Ron Lipniki, non lesina il lavoro duro e sembra andare d’amore e d’accordo con il basso di mister D.D.Verni.
Bittner arricchisce il sound degli Overkill con un lavoro complesso ed interessante, all’altezza delle migliori aspettative, dando un’impronta personale interessante alle ritmiche complicate di pezzi come A Mother’s Prayer o la cervellotica Bat Shit Crazy.
Distortion, la quinta traccia di The Wings of War, mi ha lasciato davvero perplesso al primo ascolto. Parte lenta e sembra faticare a trovare una propria dimensione, ma è uno di quei pezzi fatti che si rivelano piano piano, dopo molteplici ascolti. Di sicuro risaltano subito l’assolo di chitarra cristallino e i tempi intricati a non finire. Molto particolare, mi ha sorpreso (continuo a trovare delle sfumature nuove ad ogni ascolto).
Anche Where Few Dare to Walk è una canzone intricata, che comincia paciosa e lievita in una atmosfera oppressiva e strana, con tanto di cori e suoni ostili, e che conferma quanto questo diciannovesimo (!) disco degli Overkill sia un’opera curata, difficile, ma al contempo violenta e spietata, come si addice ad una band leggendaria del calibro dei suddetti gods of thrash.
Ascoltare i dieci pezzi è un’esperienza particolare che vi porterà via parecchio tempo, benché The Wings of War duri poco più di cinquanta minuti in tutto. Non so se il mercato gradirà appieno le sperimentazioni che la band americana vi ha racchiuso, ma posso assicurarvi che a me ha fatto l’effetto di uno scrigno pieno di gioielli che è necessario esaminare con calma, per apprezzarne appieno la magnificenza.