Questo articolo parla di Hans-Christian Andersen.
Sdangher che scrive su Andersen? Non iniziate a pensar male, non c’è alcun intento dissacrante, demenziale o ambiguo. Voglio solo rivolgere ai signori genitori il mio modesto contributo nel caso non sappiano cosa leggere ai propri figli.
Leggere ai bambini una fiaba prima di abbandonarli nel proprio letto fa bene, lo dicono tutti i giornali, le riviste sulla salute, la pediatra, Mirabella in TV. Li aiuta a sviluppare la fantasia, li arricchisce e concilia i loro sonni. Da piccolo a me non ne leggevano ed è per questo che forse si spiegano tante cose.
In casa mia non li avevamo neanche i libri. Inutile spiegare perché oggi ne acquisto e leggo come un maniaco, ma non deragliamo subito. Leggete qualcosa ai vostri bambini, tutti i giorni. Teneteli pure il pomeriggio davanti alla TV mentre voi chattate o scrivete post irati contro Renzi su Facebook, insomma mentre fate i genitori.
Però la sera, silenzio, luce soffusa e un bel libro tra le cosce.
Non è semplice leggere a un bambino. A parte che vi interromperà spesso, ma bisogna essere un po’ attori, non al punto di aver studiato la dizione, ma è necessario non mangiarsi le parole, pronunciare con chiarezza il testo, per dare alle frasi dei personaggi le giuste inflessioni, l’espressività più efficace. Non siate monotoni. Cercate di variare il volume, il timbro.
O vostro figlio si addormenterà? No. Più che altro lui non vi ascolterà e a voi andrà via la voce inutilmente.
Le fiabe di Hans-Christian Andersen sono tra le migliori che possiate provare. Vi consiglio il volume uscito per le edizioni Isborne. È illustrato, scritto su misura per i vostri primi abbassamenti di vista, e con le storie più belle e famose (alcune delle) concepite dallo scrittore di Odense.
La vera differenza tra Andersen e i Grimm, La Fontaine e tutti gli altri piccoli e medi autori di fiabe e favole (fiabe e favole non sono sinonimi, esatto) è che lui non le ha quasi mai riprese dalla tradizione. Non ha messo su carta e perpetrato storie rodate da secoli e secoli di oralità, tramandate dai popoli davanti al fuoco, in notti e notti stellate.
Sono storie che prendono spunto dalla sua vita, dalle sue esperienze e partendo dalle meningi confuse e tormentate di lui hanno finito per entrare nel cuore di milioni di bimbi. Voi siete tra quelli. Conoscete Il brutto anatroccolo, La sirenetta, Scarpette Rosse, Pollicina (o Mignolina) e I nuovi vestiti dell’Imperatore?
Sono tutte fiabe di Andersen. Non le ha rubate a un contadino, se le è inventate lui, partendo dal profondo senso di inadeguatezza che l’ha accompagnato per buona parte della sua esistenza solitaria e scansata.
Povero Hans-Christian. Quante gliene dicono ancora oggi.
Girando il rete è pieno di articoli che parlano di quanto fosse confuso sessualmente, delle sue cotte proibite per gli uomini e la sua verginità, l’onanismo, la bruttezza. Molti dei più bravi autori di fiabe erano dei tipi a cui non avreste mai lasciato per un minuto i vostri figli. Basti pensare alle vicende di Carroll e Barrie, per dirne un paio.
Andersen aveva un sacco di problemi. Non era fisicamente prestante, veniva dalla povertà, suo nonno era un matto molto noto dalle parti dove lui cresceva: s volte il vecchio veniva fuori dai boschi nudo e ricoperto di fiori, mettendo in tremendo imbarazzo il nipote, che per tutta la vità ebbe paura di fare la stessa fine.
La madre di Andersen era quindici anni più vecchia di suo padre, che era un uomo piuttosto complesso: di professione ciabattino ma lettore sfegatato con ambizioni troppo elevate per il solo mestiere umile che sapesse fare).
Gli incoraggiamenti materni a tentare la via della città e una carriera nel mondo dello spettacolo furono ad Hans, sollecitati dalla profezia di una Strega, la quale disse che un giorno Odense si sarebbe accesa tutta per lui.
Andersen diede ragione alla megera e oggi è lui una leggenda.
Le storie del volume che vi sto proponendo, per la precisione si intitola Le fiabe di Hans Christian Andersen (Edizioni Isorne) cari papà e mamme, sono le più classiche. Oltre al già citato Il brutto anatroccolo, ci sono La sirenetta, La principessa sul pisello e via così. Quest’ultima, vi avverto che per quanti sforzi facciate, susciterà più di un’espressione maliziosa sui vostri visi mentre la leggerete ai figlioli. Non potrete farci niente, è semplicemente troppo.
E probabilmente anche i bimbi avranno qualche spiegazione da chiedervi.
I vestiti nuovi dell’imperatore è invece la metafora perfetta per descrivere il treno di consensi che certe opere creative, mediocri o insignificanti, hanno ottenuto negli anni. Vedete che molte delle cose da leggere ai vostri figli sono anche piene di spunti di riflessione per voi. Dice più questa fiaba sul male nel mondo dell’arte, che decine di saggi polemici scritti da professori ebrei con la cattedra ad Harvard.
Il brutto anatroccolo è la metafora perfetta degli anni giovanili di Andersen, il quale in sostanza ci dice così: ero brutto, un vero sfigo, ma dentro avevo un cigno grosso così e l’ho messa al culo di tutti senza mai perdere il mio candore!
Beh, più o meno è il concetto che c’è sotto.
La Sirenetta invece è una storia di omosessualità. Lo dicono tutti, anche se per il vero è più il primo racconto scoraggiante che un piccolo transgender ascolterà nella propria vita. La sirena (intesa come specie altra) rinuncia alle proprie fattezze, si fa mutilare perché ama un uomo. I risvolti tragici iniziano qui.
Vi avverto cari papà. Le storie di Andersen hanno tutte o quasi dei finali tremendi, quindi subito dopo dovrete capire se il bambino ha bisogno di una barzelletta o una dose di solletico. Il soldatino di stagno e la ballerina muoiono tra le fiamme: La transirenetta non avrà mai il suo principe, nonostante il sacrificio anatomico; La piccola fiammiferaia (non presente in questo libro) muore nell’indifferenza generale; Il piccolo abete finisce abbrustolito e anche la ballerina con le Scarpette Rosse non fa una bella fine.
I finali brutti però sono pieni di malinconia e un senso di rivalsa che si estende oltre questo regno. La fiammiferaia muore ma va in cielo. Il soldatino e la ballerina si riducono in cenere tranne il cuore di lui, simbolo di quanto l’amore sia invincibile.
Tenete presente che Andersen, povero spilungone, brutto e nasone, che per tutta la vita amò tanti senza mai essere ricambiato e scelse di non fornicare per paura di dover scegliere con che cosa, scrisse lettere appassionate a uomini e donne e si masturbò all’inverosimile. Ma lui vi dice che tutto questo non conta, che se la vita è solitudine, miseria, pippe e addiaccio spirituale, c’è sempre l’amore, più forte delle fiamme, della paura, dell’odio. Ed è encomiabile che Andersen creda nella sua principale causa di tortura interiore. Ma l’autore estende il sentimento amoroso oltre le relazioni e l’approdo carnale. C’è un abbraccio enorme, sconfinato, di un dio che ama in modo puro e protettivo, tutti noi.
La storia che potrebbe attrarre di più i vostri figli (e soprattutto le vostre figlie) è La Regina della neve. I creatori di Frozen si sono ispirati a questa fiaba per il cartone animato. A dire il vero il solo legame tra il lungometraggio della Disney e la creazione di Andersen è la neve, ma non toglie che sia una delle fiabe più belle mai scritte, anche se non tra le famose.
È la storia di un’amicizia perduta e riconquistata grazie all’amore. C’è anche una renna che corre facendosi un gran mazzo inseguita dai lupi; e c’è un castello di ghiaccio con delle creature mostruose a far da guardia. In più, se volete saperlo, il pupazzo di neve Olaf è un rimando all’altra fiaba L’uomo di neve innamorato della stufa. Cosa può esprimere meglio il masochismo e l’eroica condanna di chi ama l’impossibile? Quanti di voi sono o sono stati pupazzi di neve irretiti da una stufa?
Tutti i personaggi di Andersen amano fino a rovinarsi la vita, sacrificano, si fanno a pezzi per l’amore e ci rimettono quasi sempre. Pensate sia sbagliato come messaggio da trasmettere ai vostri bambini? Siete più per il libertinismo, le coppie aperte, il divorzio, i film di Bombolo da guardarsi sotto l’albero?
Allora lasciate perdere, in caso contrario accomodatevi. Instillerete una lacrima di incoraggiamento nei vostri bambini sufficiente a fargli affrontare con maggiore consapevolezza e coraggio il lungo cammino pesto di cacche tragiche dell’esistenza futura.
Dice che Andersen avesse pagine e pagine dei propri diari pieni di croci. E che ogni croce equivalesse a una p…
Sogni d’oro e buone letture.