Visigoth - Conqueror's Oath
Visigoth - Conqueror's Oath

Visigoth – C’è ancora speranza per l’heavy metal!

Conqueror’s Oath è  un disco dei Visigoth, uscito nel 2018.

C’è speranza nelle nuove leve una volta che i longevi reggenti della scena (Judas Priest, Accept, Riot, Iced Earth, Jag Panzer, Manowar…) attaccheranno gli strumenti al chiodo; una di queste speranze la nutro verso gli statiunitensi Visigoth.

Dopo il formidabile Ep Final Spell del 2012 e l’eccellente esordio The Revenant King del 2015, i cinque di Salt Lake City tornano a Febbraio 2018 con Conqueror’s Oath, album più corto del precedente, ma superiore sia per un migliore utilizzo delle chitarre, una struttura compositiva maggiormente accattivante, un uso bilanciato delle melodie e sferzate strumentali.

Il disco consiste in otto brani, e benché io possa sembrare smaccato e fazioso, sette canzoni su otto convincono a pieno partendo dalla opener Steel and Silver, pezzo di sei minuti che non stanca e che ha un ritornello mega evocativo.

Seguono Warrior Queen e Outlive Them All, che mettono in risalto il duo Campana/Palmer con 3940 passaggi delle sei corde, canzoni potenti ed efficaci che potrebbero essere tranquillamente quello che negli anni 80 venivano considerati singoli.

Sia in Hammerforged che in Traitor’s Gate fa il suo figurone il singer Jake Rogers, personaggio ultra carismatico sia in fase studio che in sede live (memorabile l’esibizione al Keep It True del 2017), ugola che dona quel qualcosa in più al combo dello Utah.

Tornando alle canzoni, Hammerforged dall’inizio lieve, cresce poi in una marcia che renderebbe fiero ogni maniscalco delle Capannelle. Traitor’s Gate (canzone più lunga di Conqueror’s Oath) è un pezzo molto NWOBHM. È curioso come nella rockeggiante Salt City i Visigoth possano far sembrare la città della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, il posto più ganzo del mondo. A mio avviso questa canzone, comunque di buona fattura, risulta il risotto ai funghi scotto dell’album.

Segue Blades Of The Night, grande cavalcata con un anthem costruito ad arte per la sede live. Conclude l’album la title-track, molto meno sparata e di certo la più solenne ed evocativa traccia di questi 42 minuti complessivi.

Compratevi Conqueror’s Oath, mettetelo sulla tovaglia di pizzo, chiamate gli amici e farete sicuramente bella figura; tra i migliori dieci album del 2018.