The Door to Doom è il disco dei Candlemass uscito a Febbraio 2019
Il nuovo e attesissimo disco dei Candlemass è arrivato nel mio antro fumoso, tra parti di ricambio color ferro grezzo e lampi di saldatrice, pronto e cupo come un carro funebre nero opaco dal minimo ben regolato, che procede inarrestabile verso la meta finale del viaggio. Gli allegri ragazzi svedesi, inventori verso la metà degli anni 80 del doom metal, mettono in fila otto canzoni che vi faranno sembrare i Black Sabbath degli allegroni da carnevale di Rio. Con un trascinante ritmo epico che mi ricorda alcuni dei loro primi lavori, a nutrire questa rimembranza è complice anche il ritorno del cantante originale della band, quel Johan Langqvist presente su Epicus Doomicus Metallicus,esordio datato 1986.
I nostri puntano su rallentamenti, anchilosati da potentissimi riffs e tutto un contorno di cori e costruzioni armoniche suggestive, anche se, pur senza voler togliere nulla a mister Langqvist, a me il brutto ma bravo Messiah Marcolin è mancato molto, con quel suo timbro stranissimo e unico.
Questo The Door to Doom arriva dopo sette anni di attesa (per quanto riguarda un disco in studio completo, l’ultimo era stato Psalms For The Dead, nel lontano 2012) e annovera tra gli ospiti anche il baffuto Tony Iommi, che potete ascoltare in Astorolus- the Great Octopus, terza traccia del cd.
I nostri hanno messo insieme un discreto numero di chicche che sapranno far sognare i fans della band, confezionando un disco di tutto rispetto in grado di soddisfare i palati più difficili degli amatori del Doom (ooom, ooom, ooom, scusate ma l’eco è d’obbligo).
Pur non aggiungendo nulla di nuovo i Candlemass rimangono dei giganti e lo dimostrano con canzoni quali House of Doom, che, forte di un inizio introdotto dal rintocco di una campana moooolto doom (oom, oom, oom) e di un ritornello che oso definire ipnotico, ha monopolizzato la mia personale playlist finendo per girare in loop nella mia radio intracranica (cit. Lobo).
In verità questa canzone era già uscita in un omonimo EP l’anno scorso ed è presente in entrambe le versioni sulla Japan version che ho sottomano in questo momento dove, come Bonus Track, sono riprodotti i quattro pezzi dell’EP (cantato nel 2018 da Matts Leven, ex Malmsteen, ex Therion ed adesso anche ex Candlemass).
Non manca il pezzo lento e inquietante, vale a dire l’evocativa Bridge Of The Blind, dove Langqvist dimostra di essere in grado di emozionarci ancora con la sua voce da pelle d’oca e la chitarra di Lars Johanson si esibisce in un assolo cristallino verso il secondo minuto della canzone, facendo sognare per un attimo anche i centauri più feroci (si, chi vi ha mai detto che i centauri non sono feroci, se provocati mordono e sputano, sappiatelo!)
Questo The Door to Doom riesce a riconfermare i Candlemass come signori indiscussi dell’Epic Doom Metal.
Under The Ocean o The Omega Circle sono brani che riescono a trascinare l’ascoltatore in oscuri recessi dipinti a tinte scure, trasmettendogli sensazioni inquietanti e l’insieme dell’opera risulta ottimamente prodotta e curata in ogni dettaglio.
Un ultimo particolare, se vogliamo secondario: la copertina dell’album. A me sarebbe piaciuto un lavoro più raffinato ma devo dire che dopo un paio di occhiate il teschio cornuto trafitto a croce, simbolo dei Candelmass da sempre, mantiene e conferma il suo fascino metallone e fumettoso, quindi penso che non sfiguri poi troppo con un prodotto come questo!