I, The Mask è il nuovo album degli In Flames, in uscita nel 2019 per Nuclear Blast.
Ok, il nuovo degli In Flames. Dopo averlo proposto da recensire alla copiosa legione di sdangheri da poco reclutati ed essermi sentito rispondere “pietà no!” alla fine me lo sono pappato io. E ti pareva. Il bello però è che tutti quanti, inclusi quelli che non hanno osato dare un’ascoltata all’album sono curiosi di sapere come è andata?
Beh, così. In genere rispondo sempre a ‘sto modo riguardo un nuovo disco della band svervegica. Prima di tutto c’è una illusoria boria che è stata creata in studio e si sgonfia presto. Si sentono nei primi brani dei riff e delle urla degne del passato ma gli In Flames non ci credono granché. Figurarsi noi.
E appena possono levano distorsione e vanno di melodia, a momenti in modo persino indecente per chi già li reputò indecenti al tempo di Siren Charms. Penso a We Will Remember o Call My Name. La prima è una specie di reggedon metallizzato e la seconda sa tanto di Bring Me The Horizon.
Quello che rimprovero io agli In Flames non è di essere la copia sbiadita di quelli che furono, anche perché la band di allora non è fisicamente quella di oggi e anche lo fosse, il tempo passa per tutti e non è possibile pretendere che si torni a fare gli adolescenti incazzati a cinquant’anni.
Però se proprio si deve sperimentare e darci dentro con dei ritornelli anthemici, che lo si faccia rispettando un certo gusto compositivo e soprattutto la famigerata ispirazione. Per dire, Is This Life non è certo una cosa alla Whoracle, ci sono queste chitarrine aromatizzate alla quinta, e un cantato emo da calci nei denti, però le linee vocali sono convincenti e a tratti emozionano. Il ritornello sa metterti una mano sul petto e darti una pacca di coraggio per affrontare la malinconia di una fine giornata lavorativa di merda o cose del genere. C’è anima in questo brano. Bisogna smettere di pensare a Clayman e persino a Come Clarity, però su Is This Life, la musica vince.
Non si può dire lo stesso di episodi come All The Pain o (This Is Our) House in cui davvero non arriva nulla a parte la voglia di combinare qualcosa che piaccia a troppa gente e che alla fine non piacerà probabilmente nemmeno più a loro tra qualche anno.