Witches Mentors Cult è il primo e unico disco degli Hexenizer, uscito nel 2016.
Ce li eravamo scordati!
Ebbene si, a volte capita che un disco finisca nei meandri della redazione e venga dimenticato, vuoi per troppe cose da fare (tipo un restyling completo del sito, ad esempio) piuttosto che il fatto che il file era mancante della copertina e piuttosto anonimo.
Però succede, ogni tanto, che un disco rimanga indietro e scivoli lungo inaspettate e bizzarre traiettorie fino a raggiungere il mio fumoso e rumoroso antro.
Siccome io sono un centauro curioso, non potevo esimermi dal dare un ascolto a questi Hexenizer, giunti così casualmente sul mio banco di prova tra bielle, pistoni e misteriosi pentacoli scarabocchiati col gesso tra misure e disegni tecnici di improbabili forcellone cromate.
Cercate di capirmi, un gruppo mai entrato nella mia scuderia di roboanti amichetti, nessuna notizia ad accompagnare il promo, le ragnatele che lo ricoprivano… come potevo resistere?
Beh, sono stato premiato da un sano disco di speed metal tedesco, sorprendente come un carburatore Bing e piacevole nella sua brillante potenza. O gaudio, mi son detto, ora ve lo recensisco.
Uscito, pare, addirittura alla fine di aprile del 2016 per la Inferno Records (quanta coerenza questi allegri stregoni teteschi, eh?) questo Whitches Mentors Cult è il prodotto della band formata da un chitarrista davvero bravo, tale Andy Charrocker che mi dicono sia di origini messicane (“Andale andale, que guitarraaaaa, arriba arribaaaaa” con voce di Speedy Gonzales in sottofondo, grazie) questo è il chitarrista più veloce del west davvero, gente!) con la complic… ehm, con l’aiuto di due apprendisti stregoni teutonici, tali Tom S. (si firma proprio con la “S” puntata) al basso e Andy Schadel, alla batteria (in questa registrazione ma non membro ufficiale della band, è solo un mercenario di tutto rispetto a mio avviso).
Sotto il nome di Hexenizer non ho trovato in giro opere nei miei archivi polverosi, peccato perché questo Culto dei Mentori delle Streghe ci dà giù che è un piacere, a cominciare dalla prima, breve traccia Evil’s Witch Force in cui veniamo subito messi di fronte alla bravura quasi malmsteeniana (che termine meraviglioso) del nostro eroe centramericano.
Oltretutto i nostri amici hanno riempito di influenze strane e interessanti il loro unico prodotto giunto sino a noi. Un esempio per tutti la piacevolissima è Whitch or Bitch, dai suoni davvero speed/rock’n’roll.
Non siete convinti? Ascoltare per credere!
Sì, c’è un po’ di Venom in questo miscuglio davvero strabiliante, e anche una spruzzata di Coroner d’annata, direi, ma pure altre cose meno scontate. Ascoltatevi The Witches Violator o The Witches Sodomizeitor e scoprirete che, nonostante una mancanza di fantasia da Guinness dei primati affligga i titoli mettendo la parola “Whitces” proprio ovunque, la musica di questo gruppo affascina e diverte davvero!
Non manca ovviamente il pezzo da virtuoso della sei corde che omaggia Paganini e Bach (lo si evince dal fatto che il pezzo si intitola Paganini & Bach, per capirci) e dove Mr. Charrocker ci va sentire tutto il proprio manico e la gran conoscenza dello strumento.
Arrivato a questo punto credevo non mi sarei più stupito, ma invece ecco che gli Hexenizer mi appiccicano al loro velocissimo lavoro una outro lenta, con una puntina di amarcord anni 80: la strumentale The Witches Lullaby a chiusa dell’album.
Devo ammetterlo, in verità sono contento di aver ritrovato questo disco misterioso dalla copertina (trovata anche quella, cosa credevate? Era solo troppo impolverata ma c’era) piena di streghe ignude che osannano ai simpatici Hexenizer in azione, ricordandomi una cover dei vecchi fumetti di trent’anni fa, dove tra il teschio, il pipistrello ed il rock’n’roll qualche tetta spuntava sempre!