Merzbow
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Il vero capolavoro di Merzbow è Venereology

Venereology è un disco di Masami Akita, in arte Merzbow, uscito nel 1994 e rimasterizzato nel 2019 in doppio LP dalla Relapse Records.

Stavo uscendo dalla posta e pensavo ad alta voce quanto Pulse Demon sia un ottimo album ma sopravvalutato dalle masse dei noise minkia, i primi a definirlo il miglior disco noise mai creato, senza ammettere poi che questo è l’unico disco noise che abbiano mai avuto il coraggio di sentire, quando invece poche volte ho sentito un paragone col vero disco per eccellenza di Masami Akita; Venereology.

Merzbow

Ma di che cazzo sto parlando, dirà qualcuno?

È il 1994, la Earache ha capito che non può scritturare i black metaller perché troppo nazi, e i black metaller stanno scrivendo le ultime righe del copione di Lord Of Chaos. Sì ragazzi, questo film perseguiterà gli articoli di Sdangher per molti anni.

Comunque il black metal non centra un cazzo con questo articolo.

Dicevo, un nuovo genere, seppur genere a sé stante non è, sta facendo il botto a livello “mondiale”.

Signori, il Japanoise è una cosa seria, ma seria veramente.

In America è arrivato soltanto per mail order, scambi dischi e qualche demo. Mentre in oriente lo chiamano semplicemente noise. Qualcuno nel resto del mondo ha pensato: “e se facessimo come il jrock e il jmetal e lo chiamassimo jnoise?”.

C’è chi ci ha creduto veramente, e infatti nacque il japanoise, il primo genere che non esiste. Perché se mi prendi un disco, che so, di Macronympha e uno di Merzbow, per quanto le differenze siano evidenti, sfido chiunque a dire che uno suona così perché americano e l’altro perché giapponese. A ‘sto punto voglio pure il woman metal, perché le donne lo fanno diversamente. Non è mica come scindere porno etero dal porno gay, che comunque una fessura la riempono sempre, alla fine.

Insomma, la Relapse che sentiva l’odore del denaro ha pensato “qual è l’artista d’oriente che vale la pena scritturare?”. Involontariamente Merzbow è divenuto il portabandiera, re, regina, fantino e cavallo del japanoise a livello mondiale, merito anche d’una prolifica serie di album. Discogs a oggi me ne segna 443, senza contare le varie collaborazioni, tipo per i meno informati Maldoror con Mike Patton.

Ma perché tornare a parlarne oggi dopo ben venticinque anni? Sicuramente chi doveva sentirlo avrà consumato la lente del lettore, mentre chi non l’ha mai posseduto ha smagnetizzato l’hard disk.

Beh, proprio ieri se non erro, un canale di podcast che non seguo ha rilasciato una recensione dedicata appunto al suddetto album, e dopo cinque minuti d’ascolto ho bloccato il tutto pensando: “che noia, però ora voglio parlarne pure io”.

Una domanda m’è rimasta: qual è stato il tuo primo album di Merzbow? Azzo, domanda difficile. Non nego che non me ne ricordo minimamente, ma certo se mi chiedi il mio preferito, quello che ho ascoltato più volte, quello che m’è rimasto più impresso per il concept, è sicuramente Venereology.

Solo dalla cover, adesivo a parte, senza conoscere il genere, qual è il pensiero che un pischello al negozio di cd, in America, nel 1994, con la paghetta appena guadagnata, alla ricerca delle nuove uscite della Relapse, pensava una volta stretto tra le mani questo cd? Ve lo dico io: cazzo, deve essere proprio un disco peso death metal!

Poi prima che qualcuno mi corregga, il disco è uscito sotto la Release Entertainment, una sotto-ettichetta della Relapse, dedita più a progetti ambient, noise e sperimentali. Un esempio? Tales From The Thousand Lakes degli Amorphis.

E infatti il concept che Merzbow intendeva realizzare con Venereology fu appunto un equivalente noise del death metal. Lo stesso Masami Akita ammise che per meglio sviluppare il concept dietro questo disco alzò non poco il gomito con delle bionde amiche. Ergo, lui sapeva di intraprendere la registrazione di un album per una casa discografica eccellente della scena death metal e non poteva essere da meno. E i risultati signori… non è che li sentite; vi sfondano!

Venereology was my first release on a death metal label. So, my target was “death metal” itself. I used more serious dead visuals than on the usual death metal albums. For me, it’s like J. P. Witkin or J. G. Ballard. The rhythm in Venereology was a little slower than in my past releases, but more heavy. Also, the tone of Venereology was lots of overlevels and dirty sound. It’s important to know that I made Venereology while drinking lots of beer. These essences are all influenced by death metal. But not musically. I liked something more extreme than the death metal rules.

— Masami Akita

 

La prima volta che lo sentii fu in treno. Mi stavo ritirando dal lavoro, stanco, con le ossa doloranti. Era appena calato il sole, e mi mancava mezz’ora circa prima di tornare alla mia abitazione. Come faccio di solito se non ho un libro, ho inserito le cuffie nelle mie orecchie, ho scelto un disco nel mio lettore mp3 e ho cliccato play.

Ora immaginate questo processo ripetuto almeno per due settimane di fila, ininterrottamente. Potete capire cosa abbia significato per me Venereology.

La prima Ananga-Ranga, anche grazie alla sua durata di ben mezz’ora circa, è stata compagna dei miei viaggi per molto tempo.

Non c’è molto da discutere al riguardo se non solo con un… wow. Dopo di questo disco, essendosi aperto un mondo per me, ho assorbito tutti gli insegnamenti di Gnaw Their Tongues, colui che si può dire mi abbia svezzato definitivamente al noise (credetemi, nella sua discografia ci sono album puramente harsh noise) e Venereology l’ho gettato del cesso.

La mia vita musicale si può dividere in un prima Venereology e dopo Venereology. Da allora la mia passione per il genere è salita a un punto tale che quasi rinnego tutti altri ascolti.

E ribadisco che dopo numerosi discorsi col Padrecavallo, riguardo l’inutilità oggi del formato fisico in musica, e sulle superiorità non solo dei file digitali, ma dello stesso streaming, questi è l’unico album completo che non mi vergognerei di ascoltare per le strade a tutto volume in cuffia col mio fidato (non ancora in mio possesso però) lettore cd portatile.