Overpower è il terzo disco degli Any Given Day, pubblicato nel 2019 via Nuclear Blast.
Tra le forniture di protossido e cerchioni cromati di misura esagerata, arriva a sorpresa una nuova meraviglia dal buon Padrecavallo, rendendomi felice e soddisfatto come se avessi inciampato in un motore aereonautico.
Con un mix di brutalità e melodia sottolineato dal cantato dell’enorme singer Dennis Diehl, che alterna il vocione potente a parti di voce pulita da far rabbrividire, tornano a noi con questo Overpower (il titolo sembra scritto apposta per me, sono commosso!) gli Any Given Day.
I cinque ragazzoni tedeschi, che suonano americano che più americano non si può, ci stupiscono con una vera chicca dal sapore metalcore che non tradisce le loro origini musicali, ma con un netto progresso rispetto ad un lavoro già interessante come il loro precedente Everlasting.
Il suono che contraddistingue il gruppo ha forti influenze Djent (fanno largo uso di accordi dai toni bassi, suonati sulle chitarre saturando in distorsione, con uno stile che a volte ricorda un po’ quello dei capostipiti del genere).
A completare il tutto, con linee ritmiche martellanti, precise come un orologio e potenti come una pressa della Ruhr, il lavoro inarrestabile, frutto della perizia cronometrica del batterista Raphael Altman e del bassista Michael Golinski, due vere macchine instancabili dalla cadenza precisa e costante.
Un album complesso questo Overpower, nel quale nulla è lasciato al caso. Le undici canzoni che lo compongono sono messe in ordine con attenzione, in modo da non risultare mai noiose, alternando momenti più graffianti ad altri in cui non si resiste alla tentazione di sottolineare i tempi scuotendo la testa.
Presi singolarmente i pezzi dimostrano una buona padronanza stilistica da parte dei cinque tedeschi e non smentiscono la loro vena “American Style”, che viene fuori soprattutto nei momenti più lenti e di “ampio respiro” come la bella Fear (un brano da classifica a stelle e strisce fatto e finito, a mio avviso); ma è presente in tutto l’album caratterizzandone lo stile.
Sono soprattutto le chitarre del duo Andy Posdziech e Dennis Ter Schmitten a regalarci intrecci armonici dal suono tipicamente USA, rendendo tutto più leggero e piacevole, riff granitici e ritmiche pompate a dovere (ascoltatevi la bellissima Whatever It Takes: al terzo minuto, l’assolo è un chiaro esempio di quanto appena detto).
Overpower è un esempio di come il metalcore possa essere suonato bene, con gusto e classe.
Anche oggi che tutto sembra già essere stato sentito e risentito in questo genere, pezzi come Devil Inside o Sure to Fail, riescono ad affascinare l’ascoltatore e a meritarsi il rispetto anche di un metallaro dal cuore inossidabile come il sottoscritto.
Unica nota dolente del disco, secondo me, è l’artwork scarsissimo: una copertina che mi ha lasciato perplesso e piuttosto indifferente non può certo far dire male di un album tanto carino, ma certo una presentazione migliore lo avrebbe favorito!
Buon ascolto cari equini, che voi siate su zampe o su ruote ricordate: Overpowaaaaa!