I Rival Sons, probabilmente una delle più grandi band degli ultimi anni, sono stati in grado di fare il tutto esaurito… in un locale di 400 persone. E viene da domandarsi, come è possibile che una band così, debba accontentarsi di un’affluenza degna dei Negura Bunget o di un festival porno-grind in Slovenia? No. Qui non strilliamo che il rock è finito. Non siamo Rolling Stone. Non cerchiamo facili click-bait. Vogliamo solo capire. Il rock piace ancora a un sacco di gente. Non è semplicemente più possibile misurarne il gradimento attraverso le vendite dei dischi e l’affluenza ai concerti. Dischi e concerti non piacciono più. Il rock sì.
Concerti e dischi sono cose che funzionavano il secolo scorso. Lasciate perdere i grandi eventi con i nomi super: Iron Maiden, Metallica, Kiss, Ac/Dc. Lì a scatenare l’affluenza è il bisogno di esserci e postare foto che lo provino. Non è il bisogno di vedere e sentire e condividere tutti assieme fisicamente della buona musica, altrimenti non si andrebbe nelle mega-arene dove i volumi sono blandi e le band si guardano dal maxischermo.
Ecco, postare. Oggi la gente che ama il rock e il metal non va ai concerti ma posta un sacco di roba che riguarda il metal e il rock. Non compra i dischi. Se li compra li fotografa. A volte viene il sospetto che acquisti i vinili per fotografarli e non viceversa. Io per esempio non lo faccio: non compro musica e non vado a vederne. Sono il tipico prodotto del mio tempo. Ristagno in casa ma sento musica dalla mattina alla sera. Semplicemente non faccio parte di quella trincea di resistenti, gli amish del mercato discografico, che ancora comprano e alzano il culo per urlare sotto a un palco “io c’eeeeero!”.
Io non ho soldi ma amo la musica. Come posso fare? Se uno che vuole leggere si reca in una biblioteca gli gridate contro che sta uccidendo l’editoria? Io scarico dischi da sentire e poi li ripongo nella rete. Non ho nulla di fisico in casa. Non ho CD, vinili o Picture-disk. Peggio per me. Però dietro i muri della mia abitazione è un concerto continuo. E anche in quello di altre case. Non rubo. Non ho fisicamente nulla in mano, tranne il mio pene. Una volta ascoltato il brano, lo rimetto dove stava. Nello scaffale virtuale della più grande discoteca che si potesse creare: internet.
Pretendere che il mondo continui a spendere soldi quando può avere musica gratis è impossibile. Dovrebbero smettere di fare dischi, se mai.
Oggi nessuno compra più le carrozze a cavalli e nemmeno l’aratro per lavorare la terra. Ma continua a realizzare dischi.
Mi direte, ok, ma al posto di aratri e carrozze ci sono trattori e automobili . Bisogna comunque spendere soldi per avere movimento e pomodori freschi.
La musica invece non si paga più e questo è rubare.
Ma immaginate che all’improvviso tutti sviluppassimo una capacità mentale in grado di trasportarci in giro senza più dover usare una macchina e della benzina. Secondo voi, dovremmo continuare ad acquistare auto? Cambierebbe la percezione del movimento e dello spostarsi, del viaggio, e non useremmo più le auto, che inquinano e producono guerre. Ma dovremmo sentirci in colpa per i meccanici e le concessionarie?
I CD, i vinili, quanta plastica serve per ‘sta roba? L’mp3 è una salvezza. Ho buttato sei buste zeppe di compact disc. Erano tutti masterizzati. Quella plastica ora è sul culo del mondo. Amore per la musica ma la nostra terra?
Il mercato deve cambiare intorno a questa forma nuova, l’mp3. Ma non lo fa.
Che poi non è neanche l’mp3. Ormai è superato pure quello. Basta collegare il cellulare col bluetooth allo stereo della macchina o spararsi in cuffia dallo smartphone un disco su Spotify nella versione senza abbonamento. Ed ecco qua: la musica non si paga proprio più. La musica è gratis.
Il discorso retorico che senza pagare muore la musica è fasullo. Se così fosse non uscirebbero migliaia di album metal ogni anno. La verità è che i costi per fare un CD si sono ridotti all’inverosimile. Anche la promozione oggi non è più una gran spesa. Le etichette indipendenti hanno davvero poco su cui dover investire.
Anche i concerti non svolgono più la funzione che avevano prima. Negli anni d’oro di questa forma di intrattenimento erano un’occasione per conoscere gente interessante. Ci si andava a sentire grandi musicisti e a respirare il cambiamento. Leggete questa parola aggiungendo un effetto mentale di reverbero.
Vi ricordate le inserzioni su Metal Shock: “ragazzo di Terni cerca ragazza vista al concerto dei L.A. Guns al Palaghiaccio di Roma. Lei era bionda con due trecce rosse e le calze a rete. Io avevo la maglietta dei Megadeth e il taglio mullet. Oggi ho tutte le metallare tettone che voglio, su facebook.
Oggi perché dovrei fare un sacco di strada per andare in un posto dove c’è gente che guarda il concerto dal proprio telefonino? I miei contatti sono già tutta l’aggregazione possibile. Ho millecinquecento contatti dichiaratamente metallari e ci piaciucchiamo e condividiamo ogni giorno, di continuo. Non so cosa farmene di qualche altro tipo borchiato e con le toppe da mettere in archivio.
Il mondo è così cambiato. Probabilmente ci vorranno vent’anni per ridurre i danni che questo cambiamento drastico ci sta procurando, tra telefonini e social. Ma smettiamola di parlare di crisi del rock. Il rock è vivo più che mai. Il mercato soffre. Almeno per i pesci piccoli. Ma è sempre così. A riprova che il rock sta bene ci sono i millemila download sotto qualsiasi band su you tube che faccia un po’ di rumore con la chitarra.
E anche fosse che il rock stia diminuendo l’odience non capisco come mai il metallaro e il rockettaro se ne lamentino. Guardano i concerti dei Metallica con grande sospetto, se non aperto sprezzo, e poi però si lamentano che a vedere i Rival Sons ci vanno in 400. Questo è quantomeno contraddittorio.
Se il rock (e il metal) sono destinati a diventare una cosa di supernicchia, nessuno più dei metallari e dei rockettari dovrebbe esserne felice. La retorica del pochi ma buoni, dell’ideale in culo al vile pecunio, sono tutte chiacchiere che hanno infestato le mailbox cartacee degli anni 80 e 90, quando c’erano i soldi veri intorno alla musica.
Oggi che questa prospettiva austera ed elitaria minaccia (basando i sospetti su vetusti termometri d’altri tempi, tipo concerti e dischi) di essere reale, ecco che rimpiangiamo gente come Metallica e Maiden, che riescono ancora ad attrarre anche nostra sorella che di musica non capisce sega, ma al loro concerto sì, ci va.