Music To Make War To è il nuovo disco di King Dude, uscito per Van Records nel 2018.
Immerso in un simbolismo neo folk da cui, indolente, fatica a staccarsi, il luciferino King Dude decide di non scrivere più canzoni d’amore. Conscio della sua mortalità, che avverrà molto probabilmente prima del prossimo chorus; si veste di stracci purpurei e va alla guerra.
Confondendo il bene e il male, distratto da Saxofoni che rattano come la coda di un serpente a sonagli, si confonde per gemello di Gesù attardandosi in un giardino sonoro al contempo minimale e ricco. Alberi enormi in bianco e nero, foglie in oro sparkle e giganti protuberanze florescenti viola, come in certi film di sci-fi.
Monocorde e ripetitivo, ma mai noioso. Dal songwriting lento, oscuro e ricercato. E ancor più attento nel filtrare la ricchezza delle sue influenze. King Dude passa strisciando i piedi dal polveroso crocevia del proto blues con la speranza di incontrare il diavolo, voglioso di comprare la sua anima.
Riparte dalla wave ’80s più paracula con una Martin economica senza custodia sulle spalle e un bottiglione di bestiale bourbon australiano tra le mani dove dentro sonnecchia il genio di un mai dimenticato Peter Steel che emerge nella baritona voce, per l’appunto nell’elevatissimo tasso alcolico e in una intrinseca autoironia che fuoriesce sin dalla copertina.
La personalità dell’artista prende forma in modo derivativo, ma sempre meglio definito e marcato mentre esce dalle ombre disco dopo disco. E questo è il passo più intrigante della sua carriera. Capace di piacere, di conivolgere e interessare un auditorio multiforme. Di ricordare momenti tanto lontani come l’electro wave e lo stropiccismo del rock dal down under. La parola di Lucifero non risuonava così forte da tempo.
Se avrà poi trovato modo di vendere la sua anima al diavolo come ai tempi del Delta blues o il diavolo si sarà rifiutato di negoziare con Mr. Cowgill, che la sua anima la già ridotta a uno straccio da pavimenti macchiato di vizi, menzogne e promesse mai mantenute?
Ce lo dirà solo il prossimo disco, se ce ne sarà uno. O il prossimo concerto, sempre se durerà più di quattro canzoni.
Disclaimer, Spoiler, Alert, Alarm, Nota Bene : questo triviale commento al più recente album di Mr. Cowgill non lo ha scritto una groupie in calore affascinata dal Marcantonio bello, dannato del dark gothic neo/folk country. Dietro alla tastiera (penna per i neo gothic vampiri) c’è un facilmente annoiabile e distratto ultra quarantenne sovrappeso.