Defragments Of Insanity è l’ultimo album dei Necrodeath che uscirà il 5 aprile 2019 via Scarlet Records.
Se il titolo vi risulta un po’ troppo familiare è perché si tratta di una ri-registrazione del secondo storico album della band (ormai irreperibile) rielaborato dall’ultima formazione del gruppo.
Dato che siamo nel 2019 poi, con la tecnologia ormai nostra consigliera, compagna, amica e scopamica ci si adatta ai tempi e notiamo quindi come la frammentazione, in titolo, viene genialmente sostituita dalla deframmentazione del disc… un attimo, no, della follia. Una gran bella pensata eh?
Ma parliamo un po’ della lineup della band che, eccetto per la batteria, non è più la stessa dell’89 (mavà?) il che rende perlomeno giustificabile l’uscita di questo album.
Alla voce abbiamo l’ormai consolidato e membro storico Flegias contro la voce di Ingo Veleno (frontman della band per i primi due album), Claudio Bonavita prima e Pier Gonnella ora (ma quanto mi fa ridere questo cognome) Paolo Delfino e Gianluca Fontana e alla batteria l’immancabile e storico Marco “Peso” Pesenti che, probabilmente, avrà ora le emorroidi dato che dallo sgabello non s’è praticamente mai alzato.
Riprodurre quello che a suo tempo è stato un classico nel suo genere, un album segnante per la band e osannato nella scena metal undergound italiana, non è cosa semplice, ma il nostro frontman di quartiere se la cava piuttosto bene, soprattutto perché non cerca di emulare lo stile di Ingo. La chitarra, poi, segue quello che è la direzione più ultima della band: quindi in riff tecnici e dal sapore attualistico.
Le differenze tra i due album sono sostanziose e si notano tutte. Se cliccando “play” su Fragments of Insanity vi sentite improvvisamente catapultati in un mondo magico fatto di musica raw e di bassa qualità uditiva (laddove non esisteva la trap e neanche lo slam) ciò non accade con Defragments of Insanity. Anzi, la sensazione che si ha è di ascoltare una nuova buona produzione thrash/death con influenze black, prepotente e aggressiva ma che però non si sbilancia mai troppo.
Per chi si limita solo al pesto e non mastica metal genovese tutti i giorni, potrebbe sembrare un nuovo full lenght dei Necrodeath, un album in puro stile thrash (e parlare di thrash nella scena moderna è un po’ difficile) e anche parecchio cazzuto, mentre gli altri meno giovani sentiranno la mancanza dei riff schizofrenici e distorti assaltati da colpi di batteria tecnici ma furiosi allo stesso tempo.
E lo si sente maggiormente nel brano Enter My Subconscious, un vero tripudio di brutalità allora, ma dove ritmiche moleste, riff caotici e velenosi sono qui sostituiti da lavoro generalmente più pulitino, sgrassato e anche più melodico, lasciando per strada l’atmosfera occulta caratteristica del pezzo.
D’altronde sarebbe stato da stolti, oltre che uno spreco di tempo e danaro, aspettarsi un copia e incolla di una vecchia produzione. Non si parla mica dei Manowar!
Defragments of Insanity è un album che funziona. Potrebbe aiutare i fan meno vintage a riscoprire la vera essenza della band mentre quelli più fissati con il retro potrebbero rispolverarsi la crapa e tuffarsi in una rivisitazione creativa vispa e tostata.
Tutti gli altri, invece, possono anche perderselo, mettere le braccia conserte, imbronciarsi e aspettare una release che non sappia di déjà vu.