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Fattacci metallari – 15 casi poco noti di criminalità e perversioni

Fattacci metallari

Su di un palco sono i nostri dei, ma una volta scesi dal loro trono scordiamo che sono semplici umani, mortali come noi.

Sanguinano se li tagli, piangono se gli fai del male e muoiono come ogni essere vivente, del resto. Però a volte ce ne dimentichiamo e caschiamo dal pero quando una rivista ci riporta a lettere cubitali un titolo col nome di artista X corredato delle più sporche nefandezze. Pare strano che lo possa fare un nostro amico, figuriamoci il nostro mito.

Se però in scenari come il black metal la cronaca nera è stata una manna dal cielo, capace di arrivare ai cancelli della Silicon Valley d’Hollywood, le ferite che possono lasciare un suicidio nella mente di chi sopravvive non si rimargineranno mai.

I metallari li acclamano nonostante ciò, e forse si lasciano trascinare troppo varcando quei confini che l’artista sa, si spera, che non andrebbero mai superati.

Questa non vuole essere una top qualcosa dei peggiori mostri della scena, né un necrologio di omicidi e suicidi metallari, solo un discorso avvenuto tra Cavallo Goloso e Padre cavallo dopo l’ennesimo articolo di Lord Of Chaos, per ricordare altri momenti sporchi di sangue, clip slasher uscite dalla pellicola nella realtà quotidiana, qualcosa che vada oltre il solito anniversario delle Bestie di Satana. Qualcuno di questi fattacci forse lo ricorderete, altri li abbiamo scavati sotto una pila di dati nella rete e in qualche vecchio libro, ma l’effetto sarà come quella volta che avete aperto la stanza del vostro coinquilino, per trovarlo cianotico appeso a una corda penzoloni.

Danny Hughes – Death SS

Fu il primo bassista della band fiorentina. Lo trovarono morto con un ago conficcato in vena nel cascinale fatiscente dove la band provava e coltivava le schifezze da lanciare poi sul pubblico ai concerti (vermi, lombrichi, frattaglie varie a macerare). Aveva solo ventun anni. Ecco la risposta di Sylvester a una precisa domanda di Stefano Ricetti.

Che fine ha fatto veramente Danny Hughes?

In realtà i Danny Hughes erano due. Così come i Tommy Chaste furono tre… Tutto derivò dalla mia fretta di consacrare subito i nomi dei singoli musicisti che avrebbero fatto parte della band, in un patto magico. Il primo Danny Hughes (all’anagrafe Daniele Ugolini) fu il primo ragazzo che suonò il basso nella band, ma, a causa di gravi problemi di tossicodipendenza, fu poi sostituito da Gabriele Tomassini che divenne il nuovo “Danny Hughes”. All’epoca non era prevista la possibilità di cambiare elementi una volta fatto il rituale, e così pensai di aggirare l’ostacolo lasciando sempre gli stessi nomi a persone diverse. Quello che morì nel ’83 fu appunto il primo Danny. L’altro, quello che appare nelle foto di “The Story” e di “Horned God” è tuttora vivo e vegeto…

Dario Carria – Bulldozer

Il bassista e fondatore della band Dario Carria si suicidò nel 1988, anch’egli a ventun anni. I Bulldozer scrissero in sua memoria il pezzo Willful Death e la copertina dell’album Neurodeliri è dedicata a lui. La storia è avvolta nel più fitto mistero. I superstiti della band non ne parlano volentieri, segno che ancora la ferita è aperta.

Henrik Johansson – Apostasy

Chitarrista di ventotto anni viene accoltellato dalla fidanzata, al culmine di una lite. O forse no. La versione di lei infatti è differente: la ragazza, spaventata per la ferocia con cui lui si sarebbe scagliato contro di lei, è corsa a impugnare un coltello e l’ha puntato contro Henrik. Lui però invece di spaventarsi o calmarsi ha deciso di correre contro la lama e infilzarcisi da solo. Quale sarà stata la verità?

Nicholas Papantoniou – Hatebreed

L’ex batterista della storica band metalcore americana, è stato condannato per omicidio, possesso illegale di arma da fuoco e furto. Nel 2014 ammazzò sparandogli contro, il cinquantaseienne Larry Dildy per un debito di 400 dollari.

Erick Shute – Purexia

Il cantante dei deathster americani è stato arrestato dopo una caccia all’uomo di diverse ore per l’omicidio di tre persone. Sembra che il ragazzo abbia deciso di risolverla alla vecchia maniera dei pionieri per una complicata questione di proprietà non riconosciuta. Uno dei quattro è riuscito a scampare alla furia di Erick.

Kurt Struebing – NME

Kurt degli NME (qui su sdangher abbiamo già avuto modo di parlarne) è artefice di uno tra gli eventi più truci della scena metal. Ma perché poi lo definisco tale? Perché il legame tra droghe e metal, o forse meglio dire tra droghe e arti è stretto come il cappio della ghigliottina al collo del condannato. E certo il risultato non cambia in alcun caso, se non fosse che Kurt decise, in preda al trip della sua vita, di squartare in mille pezzi il corpo della matrigna. Un trip indimenticabile. Esattamente quattordici anni fa lui stesso si è congedato da questa terra cadendo da un ponte. Nessuno sa se è stato un incidente o un suicidio.

Maximilien “Fucked-Up Mad Max” Varnier – Worship

Altro personaggio di cui abbiamo già discusso, altro insegnamento di vita che le droghe non fanno bene. La vita strappata in questo caso però è la propria del tossico e di nessun altro. Non sapremo mai cosa sia passato per la mente di Max quel giorno su quel ponte. La madre accusò la musica che lui suonava per l’efferato gesto, ma noi pensiamo che forse mammina avrebbe dovuto leggere i suoi testi prima che morisse, invece di accusare il rock dopo che era troppo tardi. Non le restano che lacrime da versare su di una lapide.

Marco Corbelli – Atrax Morgue

Il nostro artista power electronics/death industrial preferito in assoluto. Perverso, maniacale, qualcuno asserisce anche misogino, seppure la sua indole sfogasse nel bondage e in particolare l’essere dominato. C’è poco da raccontare, e troppo è stato detto. I più lo definivano una persona simpatica, mentre sul palco era un mostro di terrore. I suoi album erano pregni di un’aria cupa, che qualcuno credeva rimanesse rinchiusa nel nastro magnetico delle cassette. Cito, anzi copio incollo un discorso trovato per caso in un forum, datato l’8 Maggio 2007, due giorni dopo il suo suicidio:

a febbraio, in occasione di una sua visita a Milano, ci ho passato una giornata insieme, sembrava stare bene o perlomeno meglio, mi era parso lontano dall’eco sinistro che accompagnava il suo progetto musicale Atrax Morgue, anche se mi aveva confidato di avere da tempo appeso un gancio al soffitto di casa, e pure comprato la corda, però era una cosa che apparteneva al passato, anche se il gancio non lo ha mai tolto…

Sam McBride – Fang

Quando parli di artisti folli del punk, magari che hanno fatto qualche gesto pazzesco, la gente non va oltre Sid Vicious o GG Allin. Beh sì, stronzo era stronzo, ma che dite di Sam McBride? Nome di merda, vita di merda. Si faceva di droghe come un ossesso, spacciava, e non sapeva gestire perfettamente la rabbia. Ora, cosa ci insegnano sempre? Se sei stronzo e ti droghi, non avere relazioni. No, lui era anche paranoico e nell’89, convinto che la sua ragazza lo stesse “tradendo” con un altro spacciatore per rubargli il business, le ruppe l’osso del collo a mani nude. Ecco, se poi uno si lamenta della giustizia italiana senta qua: dopo essere sfuggito per sei mesi alle forze dell’ordine, si è beccato solo undici anni per l’omicidio, scontandone giusto sei. E noi che abbiamo di finire in carcere a vita solo per aver rubato un po’ di biada dal silos del vicino.

Davide Zanotti – Bambini di Satana

Non era in una band ma si rese famoso per una serie di saccheggi e profanazioni nei cimiteri di La Spezia. Una volta arrestato con addosso una maglietta dei Mayhem diede subito la colpa al black metal, mostrando la sua collezione di dischi dei Darkthrone e Bathory e dicendo che i testi di quelle canzoni gli hanno provocato un mantra interno che l’ha costretto a fare quelle cose orribili alle tombe.

Oona – Mortuary Drape

Per la copertina di All The Witches Dance, la band ha pensato bene di usare una foto autentica della riesumazione del cadavere di una strega delle loro parti. Il gruppo ha sempre dichiarato di praticare l’occultismo e di aver fatto sedute spiritiche nel posto dove provavano. Una volta le cose andarono storte, a casa di Wildness Pervertion, drummer della band. Gli ci volle un anno per cacciare le larve che si erano annidate nell’abitazione, ma se ci si avventura nel regno dei morti, queste sono cose che vanno messe in conto.

Sandro Beyer e Sebastian Schauscheill – Absurd

La band tedesca non merita di essere ricordata per motivi artistici. Erano un progetto black metal ispirato ai Mayhem che più di un genuino bisogno espressivo fungeva da pretesto per le pazzie e le efferatezze dei suoi membri: tra riti satanici sanguinosi, profanazioni goliardiche e l’omicidio con tentativo di occultamento del cadavere di un loro amico, la band germanica concluse in poco tempo la propria perdibile ascesa.

Infernus – Gorgoroth

Infernus, il fondatore e unico membro originale ancora in formazione dei Gorgoroth, ha avuto qualche problemino con la legge per violenza sessuale. A detta di lui non è riuscito a rendersi conto che le sue avances non erano gradite. Diciamo che alla base di uno stupro a volte può esserci solo un problema di comunicazione.

Samong Traisattha – Surrender Of Divinity

Il bassista e vocalist della band thailandese è stato assassinato nel 2014. Un utente di Facebook che si faceva chiamare “Meditatore malefico” ha rivendicato l’omicidio postando foto del corpo di Traishattha. Nella spiegazione successiva il tipo ha detto che voleva suicidarsi ma prima di levare le tende avrebbe condotto con lui i satanisti della domenica, colpevoli di fare cattiva pubblicità al vero satanismo. La moglie di Traisattha, racconta che il fan era entrato in casa e Samong l’aveva invitato a bere qualcosa. Lei si era allontanata un momento per mettere a letto i bimbi e al ritorno aveva trovato il marito morto, con trenta pugnalate in corpo.

Nergal – Behemoth

Nel 2001, durante un tour in Spagna con i norvegesi Carpatian Forest e i Khold, avvenne una “innocente orgia consenziente” con la promoter dell’evento. A detta di Nergal se una ragazza vuole salire sul tour bus d’una band, non è certo per bere soltanto una tazza di tè. Ovvio, magari voleva un caffè; che ne sai. L’orgia, filmata, fu a suo dire consenziente, ma i Khold, visionato il video, non furono della stessa opinione. Il giorno stesso infatti venne subito chiamata la polizia per informali dell’accaduto. Nergal, sempre lui, ci dice che “la vittima” negò l’accaduto, e che tra l’altro si divertì come un’ossessa la sera del concerto, a differenza dei Khold che decisero di annullare il tour. It’s the rock’n’roll lifestyle, a patto però di non dire i nomi di chi ha partecipato all’orgia innocente. La verità sta nel mezzo.