freddy Krueger
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Where’s Freddy Krueger – Che fine ha fatto l’uomo nero?

Viene da chiederselo al termine del lungo documentario, diretto da Daniel Farrands e Andrew Kasch sulla serie di Nightmare On Elm Street, Never Sleep Again: The Elm Street Legacy. Freddy Krueger ha praticamente dominato l’immaginario horror anni 80 ma ora che fine ha fatto?

Era l’emblema indiscusso di ciò che è pensato per spaventare: la sua faccia ustionata, il cappellaccio, il guantone con le lame… Oggi però non se ne parla praticamente più. C’è stato il remake di rito, ma pare sia così brutto che alcuni spettatori si sono cavati gli occhi urlando il ritornello di Dream Warriors dei Dokken.

E dopo quello il nulla. Freddy Krueger è davvero morto. Viene naturale associarlo a tutta la cricca dei mostri mascherati del New Horror: Mike Myers, anabolizzato dal doppio film di Rob Zombie e da uno più vintage e filologico di David Gordon Green, uscito lo scorso anno. Faccia di cuoio pare se la stia passando ancora bene negli incubi degli adolescenti, sia grazie ai film realizzati da Nispel e co. (se non l’avete visto, recuperate Leatherface di Bustillo & Maury) che nel mondo dei videogiochi.

In Nevel Sleep Again vengono passati in rassegna tutti gli episodi (8 più il telefilm Freddy’s Nightmare) attraverso le dichiarazioni degli addetti ai lavori coinvolti nei vari film, dai truccatori e gli sceneggiatori, alle vittime che nel mondo di Elm Street magari durarono cinque minuti. Ci sono tutti, escludendo Patricia Arquette e Johnny Depp, ma quelli avevano troppo da fare.

Suscita specie e un po’ di malinconia rivedere oggi tanti attori imbolsiti, ingrigiti, quasi irriconoscibili, dopo che nella memoria per trent’anni sono rimasti quegli adolescenti morti brutalmente per mano di Freddy, ma è il tempo che passa e forse è questa la cosa che ci spaventa di più al termine di Never Sleep Again.

Ci sentiamo vecchi. Se siamo tra i pischelli che guardavano in cartellone, al cinema vicino casa, l’annuncio del prossimo capitolo di Nightmare e dicevamo ai nostri compagni di giochi: “voglio andarlo a vedere” con l’aria della sfida, e se siamo tra coloro che hanno vissuto lunghe estati calde tra il 1994 e il 1999, e i vari Nightmare 4, 5 e 6, ce li siamo visti fino alla nausea, sulle reti mediaset, allora ci si prende a male, a guardare come il tempo e una pessima dieta abbiano ridotto quei giovani fichi che morivano nei loro sogni in adulti pelati e con le occhiaie. Era meglio se Freddy li massacrava sul serio.

Ma a parte questa piccola digressione sentimentale, il documentario è davvero ricco di spunti e curiosità. Per esempio potete sapere come Wes Craven inventò Freddy Krueger (da una serie di fatti veri) e perché scelse di vestirlo in quel modo. Vedrete i dietro le quinte e i trucchi delle scene più cult. Scoprirete che Nightmare 2 è a oggi considerato il film horror con più implicazioni omoerotiche dopo Glen Or Glenda. Che non era neanche un horror, quello, nelle intenzioni.

E soprattutto potrete seguire l’evoluzione commerciale di un babau che, da figura terrorizzante rivolta a un pubblico adulto, finì per essere un eroe dei ragazzini e un pupazzo parlante per il franchising.

Il motivo però che spieghi come mai Freddy Krueger sia una icona horror del passato, clamorosamente lasciata indietro dopo che si è provato a rilanciare tutti, da It al maniaco di Black Christmas a Jason, è che oggi non è più possibile farlo esistere nei termini in cui fu inventato.

Quando Freddy Krueger arrivò sul grande schermo, non era per nulla simpatico. Era lo spettro di un ex-pedofilo assassino, giustiziato in un forno dai genitori delle piccole vittime dopo che il tribunale non l’aveva condannato per un cavillo. Lui tornava come zombi nel mondo dei sogni e tormentava i figli di quei genitori una volta divenuti adolescenti.

Vi pare poco? Chi realizzerebbe un film del genere, oggi?

Negli anni 80 non c’era tutta questa sensibilizzazione attorno alla pedofilia. Pensate che Italia 1 passava più volte Il passo dell’assassino, tutto incentrato su un maniaco di bambine. Col tempo i media hanno tirato sempre più spesso fuori l’argomento, spiegando ai genitori di cosa si trattava e alla fine li hanno così terrorizzati, che se un film americano ora affrontasse il tema della pedofilia, la gente non andrebbe nemmeno a vederlo.

Prendete The Woodsman con Kevin Bacon. L’ha visto nessuno? Si tratta di un film molto bello ma parla di un maniaco sessuale di ragazzine e quindi la gente ha proprio disertato le sale.

Il cinema minaccia sempre di mostrare l’umanità dietro ogni cosa, anche nei nazi, per dire. Non si vuole concedere all’arte di legittimare in qualche modo la pedofilia, quindi fuori dalle sale e basta.

Freddy Krueger nel remake si dice che è pedofilo ma non con l’entusiasmo degli anni 80. Se potesse, la New Line non ne parlerebbe affatto di ciò che era il mostro di Elm Street in vita. Ma come si può pensare che funzioni il personaggio, senza il suo trascorso umano di inaccettabile? E soprattutto come si può pensare che funzioni senza Robert Englund a interpretarlo?

La vera differenza, e qui cito Chiara Pani, con gli altri mostri slasher è che sono quasi tutti mascherati. Chiunque può interpretarli. Freddy no. Ha un po’ lo stesso destino di Pinhead, legato a Doug Bradley. Non sono sostituibili. E nemmeno It lo è. Pennywise è quel fottuto di Tim Carry. Nessuno può spaventarci più di lui. Però c’è un fattore che aiuta su It: i pagliacci fanno tutti paura. Quindi anche l’attore scelto nel remake, Bill Skarsgård, con quel trucco da clown può funzionare. Freddy è Englund. Io con quel trucco sembro una pizza parlante, per dire.

Negli anni 80 il pubblico poi semplicemente non faceva troppo caso alla pedofilia. Lascia il tempo che trova dire una cosa del genere ma sono convinto che oggi una cosa come i fattacci di Neverland non avverrebbero (ma nemmeno l’avvento di un nuovo Michael Jackson, se è per questo).

Va detto pure questo, gli adolescenti che Freddy si divertiva a tormentare e poi uccidere, facendo leva sulle loro turbe sessuali e insicurezze intime, erano ragazzini di 14 anni interpretati da venticinquenni. E questo rendeva meno insopportabile ciò che Freddy combinava loro. Oggi si potrebbe dare la parte di Nancy e Tina a delle liceali anagraficamente credibili e tutto sarebbe molto più disturbante.

Non so voi ma quando ero ragazzino, non potevo vedere i film di Freddy Krueger, i miei non me lo permettevano. Mi bastò sbirciare però una foto su TV Sorrisi e Canzoni per capire tutto quanto. Sapete, quella della mano guantata con le lame che emerge dalla vasca, tra le cosce di Nancy. Lei non se ne accorge, sta dormendo.

Oltre alla paura vera dovuta all’immedesimazione di una minaccia nel punto della casa in cui uno è più vulnerabile (il bagno, Hitch docet) ho avvertito una reazione all’inguine. Non potevo capire, ero troppo piccolo, ma era un turbamento di tipo sessuale. Freddy era sensuale. Robert Englund si è ispirato per le movenze e la camminata a gente come Elvis. Ed Elvis era eroticissimo. Tutti gli horror anni 80 mi smuovevano là sotto. C’erano un sacco di poppe, sfigati in cerca di sesso e assassini mascherati pronti a fare il duro lavoro dell’uomo nero.

Freddy però era l’uomo nero nero. Quello più vicino all’idea primordiale. Nel documentario ci viene ricordato cosa dicevano i nostri genitori, generando in noi angoscia e dolore: è ora, vai a letto. Oppure, non mi interessa, torna a dormire!

E noi rimanevamo soli con le nostre ansie. E se non la smettevamo di frignare, sarebbe venuto lui. L’uomo nero.

Anche oggi sono sicuro che se mia madre mi sgridasse guardandomi seria e mi dicesse che o la smetto o l’uomo nero viene a punirmi, un angolo della mia risata di sfida avrà una sottile cadenza isterica.

Il letto era il covo di incubi e sfregamenti inguinali, fantasie sulla prof con le gambe fiche e rumori nell’armadio. Freddy era tutto questo. La versione di Craven dell’uomo nero e la sua avanzata pelvica erano geniali. Centravano il punto.

La New Line capì che gli adolescenti erano il pubblico più recettivo per la serie Nightmare ma io non me ne stupisco. E la cosa avvenne molto prima che gli sceneggiatori e i registi decidessero di dare a Krueger la battuta fulminante e l’aria sorniona. In realtà Freddy e gli adolescenti di allora si riconobbero subito, si trovarono.

E così nei seguiti, la New Line ebbe la giusta pensata di allontanarsi sempre di più dalla cupezza e l’oscurità del primo capitolo e trasformarono Freddy Krueger in una specie di cartone animato. Le colonne sonore era infarcite di metal da classifica, come ne andava tra i pischelli, e le scene violente erano sempre più roba da Warner Bros. I bambini si addormentavano con il pupazzo di Freddy e i genitori glielo permettevano. Uno zombie pedofilo che alla fine vince. Sarebbe come se oggi tua figlia tenesse nel diario la foto di Bossetti che sorride.

Poi, lo dicono giustamente nel documentario, quegli adolescenti crebbero. La New Line non fu tanto reattiva a far crescere anche Freddy Krueger con loro e quando uscirono cose tipo Nightmare 5 e Nightmare 6 era troppo tardi per tenersi stretto quel pubblico. I ragazzi dicevano sempre più di frequente: “ho visto l’ultimo Nightmare ed è una cazzata!”.

Nel 1994 ci pensò Wes Craven a restituire Nightmare al mondo degli adulti con il complesso e superlativo Nightmare Nuovo Incubo ma non bastò a rilanciare Freddy Krueger e probabilmente nelle intenzioni del suo creatore non avrebbe nemmeno dovuto.

Purtroppo oggi viviamo in un tempo troppo paranoico e infinocchiato di cose politicamente corrette. Un personaggio come Freddy Krueger funzionava perché era malvagio e profondamente scorretto. Negli anni 80 avevano successi ragazzi cattivi come i Motley Crue. Erano altri tempi. Oggi si è in preda a una nostalgia assurda e al revisionismo. L’unico Freddy che si rimpiange è il cantante dei Queen, ricordato come una specie di Mago Zurlì del rock.

Per i metallari, tra gli intervistati del documentario Never Sleep Again ci sono anche i Dokken.