Enemies & Lovers è il disco della superband A New Revenge, uscito per Golden Robot Records nel 2019.
Allora, ci sono i supergruppi (quegli agglomerati di turnisti senza patria e vecchi campioni in pensione con la smania di gironzolare ancora un po’) che nella maggior parte dei casi ci cagano in testa uno o due album deludenti e poi si sciolgono e amici come prima.Ci sono poi le superband, che sono quei supergruppi composti di turnisti senza patria e vecchi campioni in pensione con la smania di gironzolare ancora un po’, che fanno un superdisco. Sti cazzi se dopo si sciolgono e amici come prima, almeno hanno realizzato qualcosa che valeva la pena fare e che rimarrà nel cuore di qualcuno.
In questa seconda tipologia rientrano gli A New Revenge, composti da una line-up abbastanza impropria: due prezzemoli del metal (Tim Ripper Owens e Keri Kelli) e due turnisti con le palle così fumantine che quando sono in giro qualcuno chiama sempre i pompieri (Rudy Sarzo e James Kottak).
Entrambe le coppie rappresentano la crema mercenaria in circolazione.
Non gli avrei dato ‘na lira messi insieme per questi A New Revenge, ma avendo un debole per l’ex batterista alcolico degli Scorpions (e degli Warrant anni 90), ho spinto play e mi sono concentrato sul suo cassa rullante da spaccalegna.
Ebbene, ecco qui un album di canzoni che sono calci in culo ben messi: hard rock in quattro quarti dove Tim Ripper Owens canta quasi sempre senza fare i suoi stramaledetti acuti ma ci regala (almeno a me che scarico la musica via torrent dai russi) mi regala un lavoro di spessore.
Ok, ora parlerò un po’ male di Tim Ripper Owens (senza le virgolette su Ripper) quindi se non siete d’accordo, passate direttamente al paragrafo subito sotto quello che finisce con “…in stile deep 80’s”!
Fisicamente Tim sta perdendo colpi. Guardate la foto, è sempre più imbolsito e flaccido, e come frontman di questa band, a livello visivo non funziona proprio. Vedete che ha il giaccone di pelle? Sotto indossa quella camicia di merda mimetico con cui si agita nel videoclip di The Way. Fate qualcosa, Owens sta appassendo.
A livello di stile non ha mai trovato un modo per disfarsi di Halford, ed è un peccato perché ha un timbro riconoscibile.
Un altro suo problema è che dice di sì a tutti, cazzo.
Parliamoci chiaro, Tim suona in 9 band/progetti e sono tutti in piedi. Ne ha avuti altri 13 che in apparenza sono defunti. Se fosse ancora nei Priest non metterebbe in giro tanta caciara e io avrei meno roba da smaltire.
Io lo rivorrei nei Priest!
Sul serio, Tim Ripper Owens è l’incubo di chi fa le recensioni. Ce lo ritroviamo davanti almeno due volte all’anno. E quasi sempre ci domandiamo, c’era davvero bisogno di questo?
Tranne Jugulator e qualcosa dei Charred Walls Of The Damned, non mi pare ci sia granché nel suo curriculum, ma lui continua a fare dischi su dischi e non si ferma. E io lo detesto. Probabilmente ora che scrivo queste parole sarà in qualche bar a mettere su un altro supergruppo con K.K. Downing, Tullio De Piscopo e Ross The Boss al basso e si chiameranno Rising Mud o qualche altra meciata in stile deep 80’s.
Gli A New Revenge non dureranno, questo lo sappiamo tutti, però Enemies & Lovers è un discone. Ogni brano, per quanto non inventi nulla, ha quel tiro a cui non si riesce a dire di no. Volume a palla e sì, sì, baby, salto sul posto come una rana dell’inferno, yeah!
Inoltre The Way è davvero una grandissima canzone, con quel ritornello che non ha nessun urlaccio e non dice faiaaar o qualche altra parola priva di senso. Non è il solito carnevale della virilità di mezza vita. Si erge flaccido come Tim, con quel sapore malinconico, profondo, quasi dignitoso. Esprime una sorta di fragilità, capite?
Sentite il ritornello e non pensate alla boria, alla presunzione scema del metallaro con le braccia incrociate. C’è una specie di dolcezza nel culo di quel pezzo. Sembra di ascoltare uno di quei gruppi AOR morti al confine tra 1991 e 1992, fucilati sulla linea che separava discograficamente L.A. e Washington DC.
Inoltre non si tratta di un lavoro che recupera un sotto-sotto genere metal e ne ripropone i cliché. Questo disco vuole solo suonare musica energizzante e farci fare delle cose. Ballare, combattere, ridere, urlare, cantare, agitare l’uccellino davanti a qualche vigile urbano particolarmente pedante, insomma… è quel tipo di hard rock vitalistico e gagliardo come se ne sente sempre di meno.
Roba che scuote, ecco. Quindi viva gli A New Revenge! Come band li vedo già cianotici ma questo è un ruggito con i doppicazzi.
Ehi, davvero riuscite a immaginare un urlo felino con allegata una mutazione genitale visiva in stile Cernobyll? Voi siete maaaaaalati, cazzo! Ma mi piacete per questo…