The Friends-Eater Classrom di Tomogui Kyoushitsu è un manga appena tradotto in rete.
Nel caso ne vada della vostra vita, sareste capaci di mangiare un vostro amico?
Questo è l’incipt di Tomogui Kyoushitsu, all’inglese The Friends-Eater Classroom, manga la cui traduzione “amatoriale” sempre in inglese è stata conclusa da pochi giorni.
Dimenticato, forse per un giusto motivo, nella lista delle cose da leggere lasciate a metà, mi arriva la notifica riguardo la conclusione della traduzione. Trentanove capitoli per ben quattro volumi.
Avrei potuto sfruttare meglio la giornata tipo che so… masturbandomi, finendo di leggere uno dei tanti libri nella libreria, riascoltare per l’ennesima volta quel disco in mp3 sull’hd, masturbarmi guardando un film trash. No, rileggiamoci dal primo capitolo sto cazzo di manga che non ricordo più la storia, che magari poi alla fine scopro che è una gemma nascosta del trash.
Se sul sito il pubblico gli ha dato un voto generico di 4.64 su 10 un motivo ci sarà!
Ma noooo, io vivo troppo dei voti della gente e Rotten Tomato non ne ha mai azzeccato uno nei film che mi sono piaciuti. Ecco, da oggi ci penserò due volte prima di sputare su una metrica di giudizio. Quindi addio recensioni su Sdangher!
Dicevo, più difetti che pregi, anzi a dire il vero conclusa la lettura una delusione amara dal retrogusto di rabbia nel tempo perduto, è stato l’unico sentimento che ho provato. Ma perché quindi parlarne su Sdangher, allora?
Perché oggi mi girano così.
La storia è semplice, quasi un po’ Battle Royale. Una mattina i componenti d’una classe d’un istituto d’una città in una nazione non socialista ricevono un sms. Più o meno recita così:
Condizione – Sano
Vaccino – Duodeno
È inutile che vi snocciolo i retroscena dei singoli personaggi, ma la soluzione è semplice; se sei l’infetto devi nutrirti della parte del corpo richiesta da una specifica persona, pena la morte.
La premessa dal primo capitolo era qualcosa tipo “cazzo, ok puzza di riciclato, ma se ben utilizzato…” un paio di coglioni pesanti.
Innanzitutto, l’ambiente che circonda i numerosi protagonisti (ben quaranta!) è sterile: una città/scuola che vive l’accadimento delle morti e del battle royale con totale noncuranza.
Parliamo di alunni che si risvegliano dinamitardi senza che nessuno urli “o cazzo, è appena esplosa un’aula della scuola” o anche “o cazzo, ci sono delle budella che pendono dal soffitto”.
No davvero, più sterili della recitazione di The Lady. Avrei più accettato una simulazione in stile Matrix, e invece il maccosa era dietro l’angolo.
Ok, ok, ci spiegheranno la motivazione di questo gore esplosivo sul finale, seppur a mio dire è qualcosa di non stupido, ma oltre la stupidità. E io ne ho lette/viste di cose stupide.
Vi dico, se mai avrete intenzione di leggere sto manga (mi auguro mai), bloccate ora la lettura, perché ci andrò giù pesante di spoiler.
Insomma dicevo un ambiente sterile sul piano relazionale e pieno personaggi. Essendo che è impossibile gestirle tutte queste sotto trame, cosa fare? Sbam, ammazziamone sei con la scusa che se non vieni a scuola hai infranto la regola.
Sbam! Ammazziamone altre, non lo so… cinque, perché volevo metterci il cannibale, che è un personaggio che appare in un solo capitolo, ma diventa d’improvviso un elemento chiave nella trama.
E qui no, non ho note al riguardo per spiegare l’utilità di questo personaggio, forse giusto per scrivere linee di dialogo tipo “o tizia-san è morta”.
Ma va, io non mi ricordavo manco esistesse.
Storie gettate a casaccio, con relazioni filodepressive che non suscitano altro che ira nei confronti del lettore. Dovrei piangere secondo voi per la psicopatica che muore dopo aver ucciso la reginetta della scuola che si risveglia d’improvviso in forma di spirito debole bisognoso d’amore?
Non abbiamo neanche il tempo di affezionarci ai personaggi che già speriamo uno di loro muoia, perché no cazzo io questi non li sopporto più.
Dicevamo, perché il mondo se ne fotte di questi studenti?
Presto detto, perché era tutto un gioco… o quasi.
Si ritorna indietro nel tempo, in un maccosa temporale che puzza come la scure d’un editore che urla “mi hai fatto la cagata, ci stiamo rimettendo i soldi, muoviti a chiudere sta merda”. E qui scopriamo che quasi tutti i compagni di scuola vivevano in uno stesso condominio, anche se non se lo ricordano o quasi, per gli operai d’una fabbrica di “cibo” credo in scatola, quale in verità era una copertura della yakuza, quale “ripuliva” i cadaveri dalle proprie scene del crimine.
Nessun cadavere, nessun crimine (direbbero Padrecavallo e Jeff Dahmer).
Un giorno, una giovane bambina dal vestito rosso, di cui non sappiamo un cazzo fino alla fine, che vive in una baracca, senza assistenti sociali, genitori o un adulto decente che se ne prenda cura perché cazzo… vi sembra normale che una minorenne viva in una tenda senza ne doccia ne bidè? viene:
-Bullizzata
-Tagliati i capelli per gioco
-Strappato un dente
-Violentata
-Uccisa
-Macinata
-Data in pasto alla mensa dei bambini
Poi dicono che sono io il malato.
E quindi? E quindi il fantasma ha perseguitato questi ragazzini, essendo ora parte di loro per iniziare un gioco perverso, ma semplice specchio dei suoi ultimi ricordi, in virtù anche del resto che è rimasta un’eterna bambina, nel corpo e nella mente, e ora sopratutto incapace di distinguere tra la vita e la morte.
Ovvio che non ci spiegano perché ha un potere capace di controllare la mente dell’intera nazione in modo che non vedano i palazzi crollati, studenti che si mangiano a vicenda e pezzi di cadavere che pendono dai muri.
E no, la violenza seppur con momenti magici tipo il protagonista che porge la lettera di dichiarazione all’amata, per vedersela esplodere d’innanzi ritrovandosi stretto nella mano solo il pezzo con scritto mi piaci. Epico è epico, ma non puoi vivere di rari spezzoni slasher, nel mentre buchi narrativi grandi quanto l’oceano pacifico della merda d’elefante stitico ti risucchiano.
In conclusione, forse io avrò sprecato qualche ora per leggere sta boiata, ma sono lieto che qualcuno ha gettato al vento una decina di minuti della sua vita per leggere le mie boiate.
Ci si rivede con la prossima lettura.