Horses Of Rebellion è un album dei Cowboys & Aliens, uscito per Polderrecords, nel 2019.
Prima che una premiata graphic Novel (2006) e un film di fantascienza abbastanza famoso (2011) e prima ancora che quel seducente mignottone di Gram Rabbit ci intitolasse un suo pezzo, ma prima ancora che… aspettate, no. Prima prima c’era un disco dei Kitchens of Distinction (1995) dal titolo Cowboys & Aliens, ma l’anno dopo Cowboys & Aliens furono una band stoner belga dal discreto avvenire. Forse non proprio discreto ma dall’avvenire.
La verità è che belgheggiarono per una decina d’anni e poi si sciolsero, come neve al sole del deserto su cui volevan dettare legge. E nel 2012 sono tornati e poi si sono rieclissati. E oggi eccoli qui con noi a romperci i maroni.
Diciamo la verità: se non ci fosse stata la parola horses nel titolo dell’album, a Sdangher non li avremmo cagati neanche da lontano. Per fortuna hanno avuto l’intuizione non solo di chiamare il loro ultimo album Horses Of Rebellion ma, cosa non da poco, di averci intitolato un brano con gli againstdicks!
A dire il vero, la dicitura stoner fuori dalla scatola è piuttosto forviante. Nel senso che fino a quando i Cowboys & Aliens fanno davvero una cosa che potrebbe passare per stoner rock, non c’è davvero nulla da mettere a registro. Nel momento in cui la smettono di atteggiarsi a Kyuss a fumetti e iniziano a fare quello che gli viene davvero bene, ovvero un sano e ganzo hard rock, allora sì che c’è da dirne di robe.
Le cose più interessanti capitano nel mezzo della scaletta: da Take a Look Around (molto vicina ai più fighi Warrior Soul per l’incedere delle strofe e più verso Marilyn Manson di Animal Mechanical per il ritornello) fino a Morning Again (sentite che cazzo di refrain… sapete che è un refrain?*) e Hollow (i Dokken che limonano gli Alice In Chains), queste belle cose prima dell’atterraggio morbido di Splendid Isolation.
Ma il meglio è Horses Of Rebellion, non c’è cazzo che tenga. Potete provarne uno lungo e robusto in rigor mortis ma alla fine le vostre certezze di non trovare grandi cose nel carniere di una stoner band belga bollita all’osso, crolleranno appena sentirete infilarsi su per il vostro culo brutto e triste una pompa lubrificata di olio di palma e iniettare un chorus cazzutissimo fra le vostre viscere.
Non vorrei avervi spaventato. Gente, questo è un gran disco.
*è sempre il ritornello ma non potevo scrivere ritornello due volte in due righe.