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Anthem – La perseveranza giapponese!

Nucleus è il nuovo album degli Anthem, heavy metal band jappanegher, uscito per la Nuclear Blast nel lontano 2019.

Questi sushiwarriors girano dal 1981. Il loro leader e unico membro originario, Naoto Shibita, passò ai Loudness nel 1995 e vi rimase fino al 1999, anni di buio pieno per la band di Takasaki e, data la fiera militanza hard & heavy di Naoto negli Anthem, immagino che la scelta di unirsi alla concorrenza sia stata per ragioni alimentari. Ma fu come trasferirsi a Hiroshima il 5 agosto 1945 da Berlino.

E nonostante gli Anthem siano stati fermi dal 1992 al 2000, contano ben 18 album con questo Nucleus. Abbatteteli, cazzo! Ma no, scherzo. Sono fichi e si mantengono in salute. Ad averne come loro.

Sia chiaro, io li scopro solo ora.

Non voglio fare l’espertone e non mi intendo di metallo giappo quanto vorrei. Adoro i Loudness, gli X Japan e le Baby Metal, ma ne so davvero poco di cosa capitava laggiù, tipo nel 1987.

E pure oggi non è che sia così attento a quello che arriva. Non quanto vorrei.

Ovviamente non ho idea di come suonino gli altri diciassette album degli Anthem (ma recupero quanto prima), quindi se non volete più leggere la rece e andarvi a far consigliare da uno più sapiente di me, accomodatevi, quella è la staccionata da saltare.

Però io l’album Nucleus l’ho sentito a fondo e posso garantirvi che so di cosa parlo: è discreto. Si tratta di un lavoro classicissimo, con riff alla Priest e melodie in stile Dokken, somiglianze reiterate ai vecchi Scorpions e Blizzard Of Ozz, un’attitudine potente e almeno quattro ritornelli accattivanti, a vostra scelta tra le undici canzoni tutte un po’ similari.

Forse ci sono troppi pezzi, in effetti. Tredici per un’ora e passa di metal è un po’ eccessivo. A mio avviso la durata ideale è sempre quella delle vecchie TDK da 46 per un album che voglia semplicemente far alzare il culo e agitare il pugno al proprio pubblico. In realtà è un po’ tipo l’operazione On The Prowl dei Loudness (1991): una scelta di pezzi storici risuonati e con testo tradotto o adattato in Inglese dal giappo. Dovrebbe esserci anche qualcosa di inedito ma dato che io davvero non ho mai sentito nulla, per me lo è da cima a fondo.

Se volete provare un assaggio, vi consiglio:

  • Linkage: quattro quarti così polposo e nerboruto da far scoppiare il culo agli hipsterz
  • Overload: ciò che i Dokken non riescono più a essere dal 1999.
  • Omega Man: strumentale alla Mr. Scary davvero figa. Quando parte la melodia neoclassica, al minuto 01:45, vi garantisco che apparirà John Norum con una intera confezione di Galak per tutta la famiglia!