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Imperia – Ma come non ti trovo Marco Benbow!?

Flames Of Eternity è il nuovo disco degli Imperia pubblicato da Massacre Records, nel 2019.

Ho scoperto che Marco Benbow scrive per Truemetal, ma che bellezza! Mi è successo quasi per sbaglio. Ho iniziato a leggere una recensione degli Imperia, tanto per trovare qualcosa da dire.

Sapete, no? Se non sai cosa dire di un disco ecco un trucco: andate su Truemetal o Metalitalia, che lì qualcuno che ha qualcosa da dichiarare su ogni album c’è sempre. Dopo voi dite tutto il contrario e sembrerà che abbiate davvero qualcosa da aggiungere. Ditelo in modo veemente, con una bella dose di sarcasmo.

Mi sorprende di aver riconosciuto Marco dallo stile e soprattutto dalla passione per le female band sinfoniche. Del resto, chi può seguire gli Imperia (Chi????) dall’inizio di carriera se non lui, appassionato alle seconde, terze e quarte file del metal?

Sono felice che scriva ancora e mi congratulo con Ricetti per averlo in scuder… (ehm, nella lista dei collaboratori). Marco è un fuoriclasse. Ne sono convinto da sempre e per sempre. Ciao Benbow, spero che un giorno mi potrai perdonare. Mi dispiace per tutto, ma la vita va di merda, a volte. E anche i miei comportamenti.

In ogni caso, parliamo degli Imperia. Non li conosco così bene come il Benbow, però sono convinto che il nuovo album non sia tanto male, considerato l’elemento sorpresa che, scrive lui, è venuto ormai meno dai tempi del loro intrigante esordio The Ancient Dance Of Qetesh. Per me se una female band di metal sinfonico (olandese, nella fattispecie) riesce a farmi arrivare fino in fondo alla tracklist senza sbadigliare o tirar di zoccoli contro il vetro del furgone che guido, allora è promossa a pieni voti.

Ho notato una serie di cose riguardo gli Imperia di Flames Of Eternity. Sono belli pesi. E tutto sommato, in modo onesto e poco appariscente finiscono per non somigliare a tante altre band di questo genere. Si sente la muscolatura più spessa della media. Soprattutto il pezzo in apertura The Scarred Soul ha un piglio piuttosto ciocco e nerbuto, con la strofa all’inizio che ricorda quasi i Nevermore e la melodia centrale (per non dire il ritornello) chietta e potente quanto una manata di Cooper all’uscita sul campo di calcio.

Ecco quello che voglio dire, se un gruppo è black, sludge, doom, epic true, quello che vi pare… sono tutte cazzate nel momento esatto in cui si libra una melodia di quelle genuine, folgoranti, ruffiane sì, che male c’è, ma irresistibili. Abbiamo tutti una serie di bottoni che aprono scomparti in cui siamo ragazzini sparuti lungo i viali di una scuola, con il grembiulino, la cartella dei Masters e tanta paura. Oppure siamo adolescenti che scrivono lettere d’amore anonime a una prof. O se volete siamo uomini soli con un lavoro di merda davanti a una meravigliosa giornata di pioggia. E la giusta combinazione di note, di intensità e di ritmo, in modo magico, apre uno di quegli scomparti e coccola la fattispecie di noistessi che vi si trova dentro. A quel punto non contano più le sottocategorie, i distinguo, l’attitudine, c’è solo una specie di nausea canora che sale lungo il gozzo e chiede di essere vomitata fuori dai denti, azionando le corde vocali comenacatapulta fino a farle friggere.

Magari gli Imperia non sono la mia tazza di latte e avena, ma con Flames Of Eternity mi suonano che è una bellezza. Ok, le chitarre sono sciroppate pesanti, capita persino qualche strofa in growl, tanto per non farsi mancare nulla, ma per dire, Fear Is An Illusion mi ha ricondotto alle soleggiate mattine primaverili di molti anni fa, quando riuscivo a sentire solo Up From The Ashes di Don Dokken in un momento di convalescenza per una cazzo di infezione urinaria che per poco non ci rimettevo la vescica.

C’è una cosa che ha scritto Marco e in parte avevo notato già soffermandomi sulle parole dei brani. I testi sono molto sentimentali e non ci girano tanto intorno. Parlano di amore, di sofferenza emotiva e di speranze legate a qualcuno. Benbow dice che la cantante e leader degli Imperia, Helena Michaelsen, si è sempre basata sulle esperienze personali, i dolori intimi, usando i suoi album quasi come delle confessioni e questo forse è in gran parte il senso di forza giusta che arriva tra un riff e un coro.

Secondo me il nuovo degli Imperia è un discone. Dimostra ancora una volta la mia teoria che gli spiriti nobili e gli eccezionali possano nascere ovunque, nelle latrine o nelle reggie. E bisogna cercarli ovunque. Senza paraocchi o pregiudizi del cappero.