Hostile Defiance è il nuovo disco degli Exumer, uscito nel 2019 per Metal Blade Records.
Oggi pensavo a quanto quest’anno sia pieno di sorprese dal mondo del metal, sia novità che graditi ritorni. Mentre mi cullavo in tanto soavi elucubrazioni ecco che il mio pc ha strillato “recensione da fareee” ed io ho smesso di giocare con motori e carburanti poco ortodossi per vedere cosa il buon Padrecavallo mi avesse inviato da ascoltare.
Gioia e festa nel mio cuore metallico, cosa si presenta ai miei occhi increduli? Il nuovo degli Exumer!
So che molti di voi non li ricordano, ma il loro primo disco, nel lontanissimo 1986, fu un piccolo terremoto nel mondo del thrash metal più violento di matrice europea.
Sto parlando del bellissimo Possessed by Fire, disco di una violenza inaudita per i tempi. Tornati in giorni più recenti alla ribalta, gli Exumer ci hanno regalato un paio di ottimi dischi con Fire and Damnation e The Raging Fire.
Oggi, dopo peripezie di ogni genere, cambi di line-up, scioglimenti e reunion varie, gli Exumer ruggiscono ancora dalla natia Germania, facendo tremare il mio garage con un potente full album di 10 pezzi al fulmicotone (più due bonus track nella versione giunta fin qui, nelle lande desolate in cui mi aggiro abitualmente, che sono cover rispettivamente dei compatrioti Scorpions e degli Entombed).
Il loro genere resta più o meno lo stesso di sempre, un’aggressione che predilige la violenza sonora. Gli Exumer di oggi sono però più attenti del passato a confezionare un prodotto ben suonato e rifinito, soprattutto nelle ritmiche che risultano precise, senza rinunciare ad un solo grammo di pura potenza.
Questo Hostile Defiance esce con la benedizione della Metal Blade Records, dandoci in pasto 42 minuti di pura cattiveria.
La title track apre l’album con un’energia davvero esemplare, un mix tra la forza degli Slayer dei tempi d’oro e la velocità finalizzata al massacro dei gruppi tedeschi alla Destruction e Sodom (il lavoro di Dennis Koehne, ingegnere del suono anche nell’ottimo In War And Pieces dei Sodom, si sente e fa la differenza).
Ma è in pezzi più complessi che si emerge il vero progresso della band rispetto al passato. The Order of Shadow ad esempio mi ha lasciato senza fiato!
I momenti buoni dell’album sono molti, il miglioramento tecnico generale del gruppo notevole (trent’anni e più di esperienza si vedono eccome) e la voglia di essere ancora decisi alfieri del metal più intransigente trasuda dalle tracce di questo Hostile Defiance.
Le chitarre di Ray Mensh e Marc B sono veloci ed affilate a dovere e la voce di Mem V. Stein si fa apprezzare con un onesto lavoro senza cedimenti di sorta, a volte il suo stile ricorda quello di Tom Araya (in Dust Eater, il quarto pezzo dell’album, è abbastanza evidente l’influenza di quest’ultimo su Stein) ma senza mai divenirne una copia carbone.
Anche i testi di Hostile Defiance sono molto interessanti: affrontano diverse forme di alienazione mentale, dalla depressione profonda alla schizofrenia, trattando il tema con una certa forza ed in maniera davvero diretta. La copertina a dir poco delirante del lavoro è connessa a doppio filo con le liriche. Rappresenta la mascotte del gruppo con la maschera di ferro, onnipresente su ogni loro disco, intenta a far uscire i propri demoni interiori dopo aver dato alle fiamme una città alle proprie spalle. La canzone Carnage Rider, dice Stein, racconta proprio la sua storia!
Non lasciatevi sfuggire la possibilità di sentire questo Hostile Defiance, insomma, è un disco da “diventare matti”!