The Dirt, il film sui Mötley Crüe, non mi è apparso molto dissimile dal discusso Lords of Chaos: magari nel primo ci sta un po’ più di droga e di fica mentre nel secondo più sangue ma con l’alcohol perlopiù alla pari.
Semmai si invertissero le parti degli attorucoli dei due films poco cambierebbe benché entrambe le visioni non siano affatto disprezzabili. I Mötley Crüe spadroneggiarono a Los Angeles nei primi Eighties, gli anni di Ronald Reagan, con un misto tra look e musica, tra il glam rock degli Sweet e le prime sfuriate “metal” dei Judas Priest di Killing Machine o Hell Bent for Leather, se preferite.
Gli eredi naturali delle NY Dolls ultima versione, quella più trucida ma più banale prima dell’implosione. I pentacoli satanici se li inventarono loro stessi giacché i Venom allora non vantavano ancora alcun copyright. Li ricordo con la classica ‘saudade’ di quei bei tempi alla radio nel 1984 ad Anaheim, dove risiedetti per qualche mese, quando erano definiti i Killers di L.A. con il tormentone Too Young to Fall in Love.
Poi il successo mondiale e la celebrazione a rockstars. Tutto questo è The Dirt, prima libro quindi odierno film da loro stessi gestito quanto pare. Manca forse un po’ di contorno della scena musicale di allora oltreché la solita panoramica dei vari locali dello Strip, per esempio il leone-stallone Robbin Crosby dei RATT, loro amico scopatore incallito alla Rocco che le passò un po’ tutte quante, da Tawny Kitaen ad Heather Locklear, a Pamela Anderson per morire di AIDS nel 2002.
Però c’è un Ozzy sverso e si intravede pure Slash tra il mucchio tossico selvaggio dove mancano i due Megadaves… in effetti per dover di cronaca ci stavano pure loro con Nikki Sixx, quella volta dell’overdose sulla limousine.
Sono solo dettagli mentre appare strano come in talune occasioni venga sempre evocato lo spettro di Johnny Thunders, il Rocker Sultano delle pere di eroina per eccellenza, colui che ha influenzato più di ogni altro quella scena sia come look che come sbandierata attitudine tossicissima.
Paradossalmente, a The Dirt preferisco di gran lunga il crudo documentario Born To Lose del 1999 o l’ultimo Looking for Johnny su Mr. J.A. Genzale, il padre putativo nonché maestro dei vari Nikki Sixx e compagnia drogata assortita.
Anche Rock of Ages, divertente musical con il vituperato Tom Cruise, rende meglio l’idea di quello stravagante e felice periodo unico caratterizzato dall’Hair Metal ottantiano.
Ciò che non viene specificato nel film è che la band si sgonfiò a fine decennio ottantiano causa implacabile ascesa Guns & Roses, che, con il loro successo globale detonato nel 1989, paradossalmente contribuirono alla seconda vita degli Aerosmith ma strangolarono gli stessi Mötley Crüe di cui Dr. Feelgood rimane purtroppo il canto del cigno.
L’arrivo di Corabi (che, poveraccio lui, nel film pure compare!) e quella svolta vagamente “grunge” poco servì a fine di mantener vivo il successo da protagonisti della trascorsa “decade of decadence” sicché in seguito la band, tra una selva di compilations con qualche inedito e due o tre albums pressoché mediocri, andò dietro le orme autocelebrative dei KISS (dei quali manca solo la bara) e da ultimo pure The Dirt a ribadire la gloria che fu.
Una volta domandai a un giornalista di L.A., tale Paul Suter, riguardo a Vince Neil e lui me lo descrisse come una persona dal cervello di un pesce morto, una testa di cazzo sempre piena di alcohol. Obiettivamente il suo aspetto odierno, che ricorda vagamente una botte di bourbon o una damigiana di barberaccio, lo conferma appieno; inoltre la sua spudorata e insana passione per le lottatrici nel fango non farebbe altro che dissimulare il suo vero amore per l’infame perversione sessuale nota come scat/kaviar plausibilmente!
Di Mick Mars c’è davvero poco da dire a parte i suoi acciacchi vari, è rimasto muto e silente sin dalla sua comparsa sulla scena musicale e si è sempre fortunatamente fatto i cazzi suoi tollerando a fatica le puttanate assortite dei suoi compagni di ciurma, magari con una bottiglia di vodka sotto il braccio.
Tommy Lee invece mi richiama il nostrano Corona Jr., magari dal simile dna “greco” considerate le loro comuni origini levantine, entrambi gradassi, spocchiosi e sfrontati oltre misura sebbene Tommy sia da sempre un buon batterista.
L’altro invece, Nikki Sixx, ci ha tenuto tanto alla sua figura da tossicone mutuata da Johnny Thunders, come scritto prima, ma il Magnifico Johnny, il cui anniversario di morte avvenuta il 23 Aprile del 1991 sarà fra qualche giorno, era altra cosa, un rocker autentico e non una stupida rockstar atteggiata (* Room 37, in uscita il prossimo Maggio, che sarà il film a venire sulla misteriosa morte di Thunders a New Orleans).
Ancora Interessante la storia di Frank Feranna Jr. e Matthew Trippe i quali entrambi avrebbero impersonato Nikki Sixx nella band. Ricordo un lungo articolo riguardo su un kerrang! del 1988 ma poi non se ne parlò più; intanto Trippe parrebbe pure morto nel 2014 quindi si disse alfine di una bufala colossale.
Tuttavia personalmente son convinto che se ci fosse qualcosa di veritiero sotto sotto, o perlopiù Trippe fosse servito in qualche occasione come controfigura, sta di fatto che quello che vedemmo nei Crüe a distruggere il basso ubriaco fradicio a Torino il Settembre 1984 pareva più Trippe che Feranna.
Alla prossima puntata.