Twins, risale come romanzo al 1977 ed è scritto a quattro mani da Bari Wood e Jack Geasland. Dico “come romanzo” perché il film Dead Ringer, uscito da noi come Inseparabili, è girato dieci anni più tardi e basato su una rielaborazione del libro, sempre a opera dei due autori.
Bari Wood è autrice di altri libri interessanti, alcuni trasposti al cine (In Dreams di Neil Jordan è tratto dal suo Doll’s Eyes del 1993) ma la sua fama internazionale è legata a Inseparabili, l’unico lavoro scritto in collaborazione con un altro autore, Jack Geasland. Di lui si sa poco, e tutto sommato poco si vuol sapere. Bari è la scrittrice a cui vanno tutte le nostre attenzioni.
Il dono di uccidere (The Killing Gift, suo esordio letterario del 1975) è il solo altro titolo uscito in Italia per la Wood, misteriosamente buttato sul mercato un po’ a cazzo di cane, come succede spesso dalle nostre parti con un’infinità di libri stranieri e no.
Vale la pena conoscere Bari Wood. Se non altro rendersi conto di cosa (assieme a Geasland) sia riuscita a creare con Inseparabili.
Il romanzo è tratto da una storia vera. Il dramma dei due gemelli, bellissimi e perversi, drogati e legati insieme da un rapporto di parassitismo vampirico, si ispira alla vicenda dei fratelli Marcus, ritrovati cadaveri nel loro appartamento in uno scenario all’insegna dell’abbandono assoluto.
Questo disastro ineluttabile (e in gran parte, nella realtà, ancora avvolto nel mistero) è l’incipit di una storia tra le più allucinante e intense mai raccontate: i gemelli Michael e David Ross (nel film chiamati Mantle) sono morti da poco. Intorno ai loro corpi, cartoni di pizza vuoti, bottiglie rotte, rifiuti di cibi surgelati; su una poltrona c’è persino una cagata umana – particolare di rara efficacia, che mette in chiaro come Inseparabili sia qualcosa di molto diverso da tanti thriller psicologici; è qualcosa che si spinge più a fondo.
Da lì la storia si riavvolge fino all’infanzia di due brillanti gemelli, pischelli un po’ weird, indistinguibili e molto attraenti, destinati a lasciare il segno tra le gambe delle donne sia come amanti che come ginecologi. Via via che crescono di fama e di età però, sempre più finiscono sulla bocca di tutti per certi giochetti erotici che amano fare, prima condividendo le amanti e dopo spingendosi al più inammissibile e invidiato tabù dell’autoscopamento.
Gaber/Luperini ironizzavano “sull’autoscoparsi” dell’uomo moderno, irrevocabile narcisista all’ultimo stadio, e in fondo la possibilità offerta da madre natura ai due gemelli Ross, è proprio quella di scoprire cosa si provi a fare sesso con se stessi, letteralmente.
Messa così pare una puttanata intellettualoide ma abbiate la pazienza di seguire la narrazione e la costruzione psico-drammatica creata dalla coppia Wood/Geasland e vi renderete conto che, al termine della vicenda dei gemelli Ross, ci si gioca davvero tanto e c’è molto più su tutti noi di quanto possiamo pensare.
C’è l’incapacità di cambiare e di intraprendere la strada che pensiamo sia giusta. C’è l’ambiguità distruttiva che spinge moltissime persone a rovinarsi mentre sono convinte di fare il possibile per salvarsi. Siamo noi i veri, temibili nemici di noi stessi. Il nostro gemello speculare ci fissa dallo specchio e sorride. Non possiamo liberarci di lui.
Il conflitto tra i due Ross nasce in modo molto classico, con una donna nel mezzo: Kathy. Michael se ne innamora e la sposa, dichiarando al fratello David la sua determinazione a voler cambiare vita. Mike, dei due gemelli è quello con la smania di emancipazione, mentre David sta benissimo immerso nel baccellone omozigote in cui è cresciuto assieme al suo doppio.
Nonostante i molteplici tentativi di Michael di liberarsi del legame parentale asfissiante e simbiotico con David, e nonostante l’amore per Kathy, bella e completamente cotta di lui, alla fine è il gemello “vampiro” ad averla vinta. Non è uno spoiler, lo venite a sapere subito, cristocazzo: “Qualsiasi cosa contro cui Michael stava combattendo, alla fine ha avuto la meglio su di lui”, dice qualcuno, forse proprio Kath, rimirando il cadavere di suo marito riverso su quello di Dave.
Inseparabili è una riflessione coraggiosa su un mistero naturale, sulla sessualità, ma è soprattutto un horror pieno di dolore, che riadatta in chiave corporale e scientifica il mito del Doppelgänger. Per certi versi è superiore al film di Cronenberg, troppo “riempito” dalla gigantesca prova d’attore di Jeremy Irons, e così preso a dare continuità al discorso sulla “nuova carne”, da finire per sopprimere il coraggioso e sottile horror psicologico romanzato per ripiegare su una seppur sublime autoreferenzialità splatter-chic.
Inseparabili è molto di più di un Basket Case d’autore. Se avete solo visto il film, trovate il libro e ve ne accorgerete.