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Iced Earth – Della Terra ghiacciata non si butta nulla!

Enter The Realm è una roba degli Iced Earth.

A volte non so proprio come fare a gestire tutto il mio incredibile disordine e mi aggiro cercando di mettere una sorta di logica nel mio mondo fatto di moto e metallo. Regolarmente, per fortuna, Padrecavallo arriva a salvarmi dandomi da recensire cose che non mancano mai di incuriosirmi.
Degli Iced Earth non sentivo nulla da un po’, ed ecco questo Enter the Realm a sbucare tra le lamiere. Oggi me lo sono gustato nel mio allegro caos ma, da subito, qualcosa mi ha lasciato interdetto. Incredibile come tutto sembri al posto giusto con una adeguata colonna sonora che sa di familiare, di già sentito, ri ri ri sentito.

Calmi, non è un nuovo disco dei cari americani alfieri del metal di classe, ma una ristampa del loro splendido (e già precedentemente utilizzato e riutilizzato ) primo ed unico demo, uscito trent’anni fa tondi tondi.
Per festeggiare i tre decenni di attività, la band di Tampa ha deciso di ristamparlo con una nuova copertina. Come non abbandonarsi a isterici scuotimenti di pupille per l’incontrollabile felicità alla notizia.

I nostri amanti del riciclo di classe hanno inserito il materiale in esso contenuto nel cofanetto Dark Genesis del 2002 e qualche tempo dopo in Enter the Realm to the Gods del 2008. Ah, si, mi dicono anche nel cofanetto Slave to the Dark.

Non paghi (dovevano piacergli proprio le loro prime canzoni) ne avevano già usate quattro per il loro disco d’esordio, Iced Earth. Delle due avanzate, una, Nightmares, l’hanno però utilizzata nel cofanetto Days of Purgatory del 1997, sia mai che non fosse sfruttata a dovere.

I pezzi sono sempre gli stessi, anzi, qui potrete apprezzarli nella loro forma originale, direttamente dai master dell’89. Pezzi meravigliosi, come Colors, To Curse the Sky e Iced Earth. Li conoscete vero? Sono pressoché tali e quali alla versione sul disco d’esordio, le differenze sono davvero minime.

Ma che bisogno c’era di questo lavoro? Non era meglio dedicarsi ad altro, magari lavorare su pezzi nuovi o riciclati solo due o tre volte? Ora attendo la versione suonata coi piedi, quella a suon di scoreggie e quella jodel in stile tirolese.

Mi sono chiesto che scusa avessero per riesumare ancora gli stessi pezzi, come, con che faccia…
“Per la prima volta anche in vinile”. Basta. Non parlo più. Se è in vinile…

Vabbè, dai, saranno entusiasti i collezionisti. Almeno loro. Torno a suddividere i carburatori che è meglio.
Temo fortemente, non me ne vogliano i fans più sfegatati della band, che per gli Iced Earth siano cominciati i tristi tempi dei The Best of the Best of the very very best of, ma in cuor mio ancora spero in un ritorno alla grande.

In fondo basterebbe guardare avanti e lasciare il glorioso passato dov’è, le carte le hanno e non serve che ce lo dimostrino con una nuova copertina (in stile con le precedenti, per altro).