SHREDDERS, CALCIATORI & SUPER-PREDATORI… (Seconda parte)

Se volete leggere la prima parte di Shredders, calciatori e super-predatori, cliccate qui!

Dave e Chris Oliva

L’Heavy Metal sin dalle origini è stato campo fertile per i chitarristi ultra-virtuosi, da Eddie Van Halen a Satriani, da Gary Moore ad Alex Skolnick, da Andy Timmons a Petrucci e mi par superfluo dilungarmi riguardo; mi capitò un tempo di leggere da qualche parte un’intervista allo Zio Lemmy che, dopo aver confermato la sua conoscenza personale di Jimi Hendrix ai tempi gloriosi delle estati acide (che descriveva perlopiù sempre fatto & fuso da non reggersi in piedi) lo stesso Lem sosteneva che Randy Rhoads fosse bravo sì ma quello che lo stupì di più come destrezza in ambito metal fu Criss Oliva dei Savatage, morto pure lui nell’aprile del 1993, dopo che fu sprovvedutamente travolto con sua moglie in macchina dal solito ubriacone su una freeway della Florida. Oliva è un altro asso alle sei corde che non avrebbe sfigurato affatto nella band di Ozzy Osbourne per il suo stile indefinitamente “evocativo” e che non a caso fosse (?) nella lista di Mustaine dei ‘papabili’ per i suoi Megadeth nel 1990 (con Dimebag Darrell e Jeff Waters) quando fu assunto Marty Friedman avviando la band al successo planetario.

Attorno ai Megadeth, per esempio, hanno ruotato, nel giro di oltre 30 anni, chitarristi di una certa levatura a partire da Chris Poland, un po’ l’erede di Frank Gambale con tocco improntato sul jazz e sulla fusion nei suoi odierni OHM del prestigioso giro del Baked Potato (locale/tempio storico del Jazz-rock presso L.A. sito nell’area di North Hollywood) allo stesso Friedman fino all’attuale giovane brasileiro Kiko Loureiro, altro pezzo da novanta contemporaneo.

Friedman e Becker

Marty Friedman faceva parte con il suo sfortunato socio Jason Becker, della prima scuderia “shred” di Mike Varney (con i Cacophony) evolutasi pressappoco in concomitanza al rocambolesco arrivo dello svedese Yngvie Malmsteen nel 1983 presso L.A.

Dave Mustaine fu sempre molto diffidente verso tal genere di chitarristi di marchio e/o stampo essenzialmente neoclassico, tuttavia Friedman lo fece ricredere con le sue linee soliste definite sovente dai critici musicali come “esotiche” perfette per le sue complesse ritmiche.

Un curioso aneddoto di Marty Friedman: il chitarrista si trovava a Frisco quando fu invitato da qualche amico a bere qualcosa in un locale italiano dove suonava una band dal nome buffo; Marty disse in seguito di aver ammirato per tutta la serata per puro caso un chitarrista semplicemente fenomenale in quella band di cui non ricordava il nome, trattavasi dei Pooh e di Dodi Battaglia.

Michael Lee Firkins

Gli Anni Ottanta hanno rappresentato il decennio dorato dello shredding con una pletora di nomi altisonanti, da Chris Impellitteri, al nostrano Alex Masi, a Michael Lee Firkins, George Bellas, Michael Harris e tanti altri nomi ancora più di fama che un po’ tutti conoscono.

Toby Knapp

Uno degli ultimi della scuderia Shrapnel Records di Mike Varney fu il diciottenne allora Toby Knapp, oriundo del Wyoming e autore per la label di Metal Distorton del 1993. Forse un po’ in ombra rispetto agli altri, Toby è un chitarrista piuttosto interessante: definito come una sorta di “malmsteen carnivoro” riesce a coniugare con buoni risultati, creando una sorta di curioso sincretismo sonoro, il neoclassico con sonorità più aspre addirittura improntate sul black metal nordico e non a caso fu in procinto di sostituire il partente valido Rune Eriksen addirittura nei MayheM norvegesi (Hail to Euronymous!) qualche anno fa ma problemi sostanzialmente di locazione oltreoceano impedirono (purtroppo!) l’operazione.
Tuttora attivo, giudico ottimo il suo nuovo lavoro Blizzard Archer uscito da poco, sicuro che sentiremo ancora parlar di lui, il quale ha ancora parecchio da dire chitarristicamente a differenza di tanti altri.

Essendo il sottoscritto geologo di professione e non un ex-calciatore mi tornano in mente i grandi predatori dell’era mesozoica come l’allosauro o il conosciuto tirannosauro che potrebbero rappresentare gli shredders ordinari quando nel tardo Cretaceo comparvero gli spaventosi superpredatori carnivori tipo il gigantosauro, lo spinosauro ed il carcarodontosauro… magari Paul Gilbert fa ancora parte della prima categoria (un velociraptor piuttosto feroce!) mentre Shawn Lane e Buckethead appartengono decisamente alla seconda: i super-shredders!

Shawn Lane + Buckethead

Shawn Lane: uno dei più grandi virtuosi della chitarra elettrica di tutti i tempi; musicalmente crebbe con il pianoforte e ben presto si rivelò un prodigio musicale quando all’età di 14 anni era già il chitarrista stabile dei Black Oak Arkansas umiliando lo stesso Ted Nugent sul palco.

Nativo di Memphis, Lane non vanta una grossa produzione, praticamente un solo album degno di nota, Powers of Ten, con uno stile molto prossimo al Jazz fusion… un capolavoro assoluto fuori catalogo e non comprendo come la Warner non ristampi decentemente quel must strumentale “buy or die”.

Suonava la chitarra in un modo davvero incredibile probabilmente inavvicinabile… un prodigio di tecnica e velocità di esecuzione uniche. Il suo problema fu la salute in quanto soffriva di una forma rara di psoriasi fin dalla culla che lo portò ad assumere montagne di steroidi cortisonici che negli ultimi anni della sua vita lo fecero gonfiare così da sembrare l’omino Michelin: in più fumava un centinaio di sigarette al giorno tanto da far invidia a buonanima di Marchionne. Morì a 40 anni per soffocamento in seguito alla malattia ed è sepolto a Memphis.

Nella fase finale della sua travagliata esistenza si recò in India con un suo amico bassista, noto per aver collaborato con John McLaughlin, Jonas Hellborg, e un batterista italiano, tale Andrea Marchesini, dove incontrò alcuni versati musicisti indiani, specie percussionisti. Le loro registrazioni reperibili evocano un sentore quasi metafisico relativamente alla sua ultima fase musicale prima della morte.


Brian Patrick Carroll … alias – in nome d’arte – Buckethead, è un super-shredder di probabili origini aliene. Che dire? Un fenomeno in tutto e per tutto: molto alto di statura, magro e dinoccolato, con ripetuti problemi artritici alla spina dorsale e presumibilmente afflitto dal morbo di Marfan: tunnel carpale come il Grande Faraone Akhenaton. Lui vive in un suo mondo onirico (“Bucketheadland”) fatto di macabri luna-parks, scoccianti clowns, motoseghe scarburate, pozzopinocchio e tetri spaventapasseri da cui ha dato inizio alla crociata personale contro lo sterminio del pollame (…e come dargli torto!?!).

Nella realtà quotidiana risiede a Claremont, quartiere universitario sito presso il settore orientale della Contea di Los Angeles, dove abita(va) con entrambi gli anziani genitori mancati qualche anno fa, vantando una produzione discografia in buona parte autoprodotta vicina alle 400 uscite con tutti i suoi pikes fumettistici arrivati quasi a 300 numeri.

Fanalo Alaux NON è Buckethead!

Solo in occasione della morte di suo Papà, avvenuta nel 2012 (Pike #13), cui era molto legato, Buckethead ha mostrato il suo viso in una foto sgualcita, diversamente quello che di solito vien spacciato per lui senza maschera è Fanalo Alaux, uno shredder francese di Bordeaux, piuttosto valido ed interessante.

Chitarristicamente Buckethead è alieno. STOP. Personaggio errabondo per qualche anno prestò servizio nei Guns & Roses (nel dopo Slash, criticati come l’Axl Rose solo band) prima della sospirata uscita ufficiale di Chinese Democracy, album parecchio sottovalutato, fuori, dopo anni e anni di gestazione, nel 2008 dove i fantastici assoli son tutta roba sua e registrati, a quanto pare, in una sorta di pollaio improvvisato in studio.

Buckethead era già stato estromesso da Axl, causa comportamento definito errabondo e giudicato non conforme agli standards della superband (pare fosse stato colto da Axl a guardare roba porno per ispirarsi meglio). E mi sono sempre domandato: chissà come si nascondeva “secchiello” negli aeroporti durante gli spostamenti per i numerosi tours dei GnR, allora supergruppo da arena stadio (Rock in Rio del 2001)?

Sbeffeggiò quel cialtrone di Flea imitando nota per nota il suo slapping acrobatico su basso e si presentò da Ozzy con la solita maschera da Michael Myers ed il secchiello KFC in testa. Il madman dovette provare a fargli da Mamma perché mostrasse il suo viso ma non ci fu storia.

Dave Mustaine, avendolo visto dal vivo, dichiarò che per fare quel chitarrista sarebbero serviti almeno due come lui più due come Slash… e Slash confermò.

Jordan e Soothsayer sono suoi pezzi celebri anche apparsi nella serie di videogames Guitar Hero. Il suo marchio di fabbrica è generalmente la pulizia chirurgica del suono unita a una rapida freddezza quasi siderale di esecuzione, con toni e tecniche da altra dimensione (aliena).

Non sapendo più scrivere di lui, ho chiesto aiuto e consiglio a Michael McDowell, Boss della Shredguy Records, che cura e segue con passione, un po’ come una chioccia, i nascenti talenti chitarristici (es. Mike Abdow tuttora ospite nei Fates Warning) in tutto il pianeta Indonesia compresa, il quale gentilmente mi ha scritto: Buckethead è un mostro quasi alieno ed per me incredibile ciò che riesce a creare con la sua Gibson bianca stilizzata. Quello che davvero mi stupisce di lui è quanto sia prolifico e creativo continuando a inventare musica nuova, quasi volesse raggiungere la perfezione alla chitarra!?! Sentitevi “Transmutation” di Praxis (uno dei suoi primi progetti) tanto per iniziare a comprendere chi è veramente Buckethead!

Ron Jarzombek, chitarrista texano fratello di Bobby il batterista, da curriculum è il chitarrista dei primi S.A. Slayer poi Watchtower di Austin, quelli di Control & Resistance, secondo loro album di thrash metal progressivo (nel primo suonò Billy White che ora si tappa da santone indu e suona flamenco acustico) vanta una buona carriera solista culminata nel progetto Blotted Science con il super-bassista Alex Webster dei Cannibal Corpse.

Ron rappresenta un po’ il Bach dello shredding avendo posto da ultimo l’uso della matematica come base nella costruzione dei suoi brani, con l’adopero del sistema legato alla musica dodecafonica, definita anche “adiabatica” per natura, con i 12 toni sparsi caoticamente in cinquine: le cinque note (o toni / semitoni) della prima sequenza non vengono mai ripetute di volta in volta per ogni blocco, magari con l’ulteriore adotto di progressioni matematiche maturate da Fibonacci, processo che Jarzombek ha sviluppato sulla tastiera della chitarra traducendole in “cicli di oscillazione”; ma non voglio dilungarmi troppo in materia tecnica poiché obiettivamente non ne sono all’altezza.

Il chitarrista si esibisce talora con bands locali nella sua San Antonio (TX) perlopiù di tributo a Rush ed è comparso dal vivo accompagnando Marty Friedman nel tour nipponico ed europeo del 2007 dove i due chitarristi duettano spettacolarmente.

Ron Jarzombek rappresenta un po’ il padre putativo del ‘siddetto “math metal” con Tosin Abasi di Animals as leaders e Amogh Symphony del misterioso polistrumentista indiano Vishal J. Singh di Mumbay, pure ospite nel supergruppo jazz-prog Fractured Dimension, tutta roba ipercomplessa in tempi dispari dai numeri complessi coniugati, del genere da far lisciare il baffo al buon Frank “tiengo ‘na minchia tanta” Zappa.

In conclusione codesto articolo non intende essere un compendio al virtuosismo chitarristico in generale bensì uno scritto soggettivo assai e discutibile dove volontariamente ho sorvolato sui mostri sacri del G3, le Donne con il Giappone, e altro ancora, dimenticando sicuramente qualcuno.

Turnisti di mestiere come Dan Huff e Michael Landau sono chitarristi stratosferici, oppure innovatori come T.J. Helmerich, Brett Garsed, Marshall Harrison, Jason Richardson, Alex Machacek, così come Felix Martin sullo stick (o una sorta di chitarra multicorde) mentre Michael Angelo Batio è spettacolare con la sua quad-guitar di certo ma troppo da circo alla Kiss.

Attualmente il fenomeno dello shredding vive e prospera, passato da statunitense con (e qui cito a random i primi nomi che mi tornano in mente): Joel Hoekstra e i giovani Jeff Loomis e Rusty Cooley a global-planetario con gente del calibro di Guthrie Govan, Rick Graham, Christian Muenzner, Sergey Golovin, Fernando Miyata e lo stesso Kiko Loureiro, entrambi brasiliani e, ancora, i nostrani Daniele Gottardo e il friulano Gabriele Pala… tutti ottimi chitarristi dotati di tecnica e creatività.

Dedico questo scritto alla memoria di Bernie Tormé, deceduto il 17 Marzo 2019, una brava persona gentile e disponibile, che prontamente rimpiazzò il leggendario Randy Rhoads nella band di Ozzy dopo la sua sciagurata morte avvenuta il 19 Marzo 1982, per sette shows durante l’Aprile dello stesso anno con proprio il primo concerto avvenuto il 1° Aprile 1982 presso Bethlehem (Pennsylvania).
… 37 anni fa… i numeri, la cabala e pure il tradizionale pesce d’aprile!*

…by Louis Cypher *

NEW YORK CITY, NY – APRIL 5,1982: Ozzy Osbourne and Bernie Torme perform at Madison Square Garden on the Diary of a mad man tour, on April 5, 1982 in New York City. (Photo by Larry Marano/Getty Images)