Vi siamo mancati Domenica scorsa? Spero proprio di no, perché noi di Sdangher, e mai frase al plurale fu più vera, abbiamo approfittato delle vacanze pasquali, non solo per festeggiare come ogni anno un buon giorno dello Zombie alle porte delle chiese perse nelle campagne, ma anche per avere forse il primo vero Sdangher meeting! (Senza nulla togliere ai precedenti). Che poi detto all’inglese suona anche più figo.
Era da mesi che ci stavamo organizzando per incontrarci nella Padre Cavallo Caverna. Un incontro che sulla carta doveva finire in un orgia di alcol, cavalli e bamba, ma qualcosa non è andato come doveva. Non in senso negativo, cazzo pensate? Alcol ce ne era, ma la bamba è mancata.
Si parte il venerdì, con il Ca.Co.Fest in quel di Bari. Prima che qualcuno pensi male, non era la festa della merda, per quello esiste già il Fekal Party e il compleanno dei Gutalax. Dicevo, c’era questa festa culturale a Bari in cui ero indeciso se partecipare. Io sono per la cultura del “se mi frega lo faccio, se no me ne fotto”, e ho sempre convissuto benissimo con questo motto. Poi mi son detto “ma sì, tanto cosa può andare storto”.
Poi trovo uno stand, con quel gioco. Io penso “ma cazzo ci fa’ Super Botte e Bamba 2 Turbo qui?!”. Tempo uno scambio di parole col tipo più strambo in un letamaio di persone giocanti che scopro di essere innanzi al maestro Nicola Piro, creatore non solo del succitato gioco, ma anche del mio amatissimo Grezzo 2.
Giusto uno scambio di sguardi e scopriamo che entrambi amiamo la figa, non ci piace prenderlo al culo, ci piace bere la birra, entrambi conosciamo lo Zio PutreFaxx. Signori, ho trovato il mio fratello gemello perduto.
E il resto è un continuo trashare per l’evento, giocando in continuazione a Super Botte Bamba 2 Turbo citando gli eventi di Grezzo 2.
Ma non soffermiamoci troppo sulle stronzate, perché il giorno dopo siamo saliti fino al suolo romano. L’obiettivo era vedere gli Entombed A.D., ma vuoi che ci siamo ricordati di averli visti già questa estate al Frantic Fest, vuoi che siamo diventati anti-capitalisti, decidiamo di andare in un centro sociale di cui non ricordo il nome per vedere i Crisis Benoit. Unica nota negativa tra le altre ancora più grosse e negative era che di fronte avevamo lo Zoo Club. Minchia che merda.
La Domenica mattina, perché se non lo avete capito stavamo in giro da due giorni senza fissa dimora, ci siamo avviati alla Padre Cavallo Caverna a Vetralla, sbagliando pure strada. Grazie google maps.
Perso per le strade sento un nitrito, e siamo finalmente innanzi al cancello del Valhalla.
Per due giorni ho dimenticato d’avere persino un cervello, spensierato in questo ambiente magico, perché chi come me vive a ridosso del mare sogna la campagna come un eroinomane anela una siringa nuova.
E di che s’è discusso? Dovevamo fare il meeting del male, aggiornarci sul blog, parlare di come rimpolpare gli articoli per il nostro languido pubblico, e invece è finito tutto in fica & droga, ma come sempre mancavano sia la prima che la seconda, e allora ci siamo attaccati alla bottiglia.
https://www.youtube.com/watch?v=cMicbQN_aUc
Riscopertici agro cavalli, tagliando legna come novelli pastori, convinti in un reflusso di essere imparentati con Heidi, tenendo conto della differenza che noi le caprette ce le mangiamo pure, ci scaraventiamo sugli arrosticini di pecora. Fortuna che ho una digestione veloce a differenza delle mie colleghe che stanno ancora cagando il pranzo di Pasqua. Un pranzo da ripetere.
In tarda serata ci raggiungono anche altri colleghi come la Mara e Lo Zio PureFaxx e… fine. Pensavate che fosse la Pasqua del male questa?
Alcol a fiumi, rutto libero, una carbonara di quelle che ringrazio ancora Padre e Zio per le portate. Me ne sono mangiati ben due piatti, ma a ripensarci ora vorrei il terzo. Seppure una sottile malinconia riguardo il giorno dopo si sentiva nell’aria, questo non ci ha bloccato dallo strapparci allegramente qualche coro metallico.
Il ritorno è stato tanto veloce quanto duro però. Forse un morto di Viterbo mi ha preso in odio per aver rubato il suo lumino consumato e arrugginito e non aver trombato sulle sue spoglie mortali ormai rinsecchite, fatto sta che la macchina ha deciso di avvisarci in altezza Nola che la batteria era prossima alla dipartita.
Perché sì, quasi dimenticavo, col Padre Cavallo ci siamo fatti anche un mini tour dei cimiteri locali, tra loculi abbandonati e statue di angeli e demoni che fanno le arti marziali (al cimitero di Viterbo). Ne ho approfittato per prendere qualche accessorio di plastica, perché io credo nella salvaguardia dell’ambiente, o forse sono solo un tombarolo con la faccia da cavallo.
Tornando a Nola e la batteria che fu, le scelte a nostra disposizione erano esigue e avevamo poco tempo per decidere il da farsi.
Scelta A: Uscire a Nola, parlare con un elettrauto e perdere qualche ora.
Scelta B: Vedere fin dove arrivavamo.
E per fortuna alla fine siamo riusciti a uscire esattamente alla fermata di Candela, a Foggia, oppure sarebbero stati non cazzi amari, ma qualcosa d’indigesto più della sborra per le attrici a fine performance.
Vi sfato un mito; non a tutte piace berla.
E che abbiamo fatto? Il morto portatore di sfiga è stato gentile, infatti a pochi metri di distanza c’era un meccanico. Siamo riusciti a trascinare la macchina alle sue porte e abbiamo passato la notte chiusi al freddo dentro la porca vettura, con la schiena dolorante, aspettando il giorno dopo e l’alternatore nuovo.
E qui siori finisce, si fa per dire, parte della nostra avventura. Potrei raccontarvi di come il collo mi faccia ancora male, o di come il giorno dopo siamo andati ad Altamura non solo per sniffare la farina su pagnotte ancora bollenti, ma che cazzo ve ne frega in fondo?