Zenith è il nuovo album degli svedesi Enforcer, uscito nel 2019 via Nuclear Blast.
Noi centauri siamo equini bizzarri, rumorosi e dal carattere scontroso. Io sono anche malato della terribile sindrome di Eviméta, che mi porta ad ascoltare un sacco di Heavy Metal a volumi ingiustificabili in una società civile.
Meno male che ci sono i dischi a mettermi di buon umore (e la birra, i motori, la benzina…).
Oggi Padrecavallo me ne ha mandato uno nuovo di zecca sul quale dire la mia, quindi sono felice (basta poco in fondo!)
Zenith è il quinto album in studio degli svedesi Enforcer, gruppo in attività dal 2004 che fa metal molto classico, diventato negli anni un po’ più commerciale pur conservando un bel tiro che li rende adatti a un pubblico molto variegato.
Accusati da molti di peccare in quanto di scarsa originalità, gli Enforcer rispondono con un disco piacevole, che se ne frega alla grande delle critiche e dimostra che la band, capitanata dal frontman e cantante Olof Wikstrand, sa suonare ottimamente e utilizzare le più disparate influenze per ottenere un amalgama sonoro tale da farci trascorrere in letizia il tempo dedicato all’ascolto.
Il merito della riuscita del prodotto Enforcer va in gran parte all’ottimo lavoro di Jonathan Nordwall alla chitarra, in grado di dare quella marcia in più all’insieme (e farci suonare la chitarra immaginaria che ogni metallaro ha, in un angolino del proprio cervello, durante i suoi classicissimi assoli) senza mai strafare o diventare noioso.
I momenti migliori dell’album sono, a mio avviso, il coinvolgente pezzo di apertura Die for the Devil (canzone decisamente in stile americano, dal ritornello orecchiabile e accattivante che vi farà canticchiare per giorni) e One Thousand Years of Darkness (che potrebbe tranquillamente infilarsi in classifica e restarci a lungo) o Zenith of the Black Sun (ruvido ma strutturato in maniera piuttosto melodica).
Molto diversa la veloce Thunder and Hell, che spinge i nostri a sfiorare vette quasi speed metal, dimostrando una innegabile perizia tecnica.
Zenith è un disco le cui fonti di ispirazione sono talmente tante che ci si trova qualcosa dei Motley Crue dei tempi di Too Fast for Love ma anche qualche coro in stile quasi epic (in The End of a Universe per esempio) il tutto condito da una influenza più dura e veloce, che arriva a momenti di notevole violenza.

Gli Enforcer dimostrano di saper essere un gruppo molto versatile proprio per la capacità di fare un po’ di tutto in queste dieci canzoni tanto diverse tra di loro.
Confezionato con una copertina piuttosto anonima, né bella né brutta, questo Zenith ha rappresentato per me una piacevole sorpresa. Pur non essendo il capolavoro assoluto del decennio si attesta, a mio avviso, come uno di quei prodotti che si ascoltano sempre con piacere e li riconferma come una delle più interessanti band svedesi in circolazione, portandomi a sperare di vederli presto sul palco, visto che in molti dicono che la dimensione perfetta per loro sia quella “live”.
Avanti verso lo Zenith, quindi, gli Enforcer hanno tutte le carte in regola per entrare nel novero dei gruppi da ricordare e sono pronti per dare filo da torcere alla concorrenza!