Il ritorno dei Whitesnake (e della XJ sei cilindri)

Flesh And Blood è un disco dei Whitesnake uscito nel 2019.

Ricordo ancora quando, nel lontano 1987 conobbi i Whitesnake di David Coverdale. Fu un video a colpirmi, quello dell’intramontabile Here I Go Again, canzone notoriamente propedeutica al rimorchio in locali fumosi dalle luci basse e colorate. Nel clip comparivano la bellissima Tawny Kitaen (che oltre a essere la modella immagine della band del buon David ne fu anche la moglie fino al ‘91) e la splendida Jaguar XJ 6 cilindri (ultimamente ripresa per il video del primo singolo presentato al pubblico relativamente al nuovo album).

In un periodo felice, in cui dischi destinati a fare la storia del rock duro e del metal uscivano uno dietro l’altro, era facile perdersi qualcosa, ma i Whitesnake sono tra le cose che meglio ricordo, sia per le doti canore del singer che per il suono accattivante ma sempre potente della band.

Gli anni sono passati, i decenni anche, lui ha avuto diverse disavventure lungo il proprio percorso (compreso un serissimo problema alle corde vocali, che gli valse un improvviso stop di un anno intero, nel 2009, e un problemino di artrite che lo portò ad avvalersi di protesi per entrambe le ginocchia) ma, a quasi settant’anni, riecco i suoi Whitesnake tornare alla ribalta con un prodotto che non esito a definire buonissimo, curato a livello maniacale, piacevole da ascoltare e molto adatto al mercato, in particolare a quello a stelle e strisce.

Tra i musicisti coinvolti nel progetto Whitesnake 2019 , ovviamente tutti di ottima levatura, spicca il lavoro delle chitarre di Reb Beach e Joel Hoekstra, che riescono a risultare fresche e coinvolgenti pur con suoni molto puliti e raffinati (il già citato singolone apripista Shut Up and Kiss Me dà subito un idea di ciò che sto dicendo).

La batteria è affidata a Tommy Aldridge ( che suonò coi Whitesnake nell’album Slip of the Tongue nel lontano 1989 e, prima ancora, nell’immortale Bark at the Moon di Ozzy, giusto per ricordare qualche suo lavoro memorabile).

Completano la formazione del serpente bianco odierno il bassista Michael Devin (col gruppo dai tempi di Forevermore, ultimo album di inediti risalente al lontano 2011) e il bravissimo tastierista italiano Michele Luppi (con Coverdale dal 2015).

I pezzi davvero validi del disco sono tanti, a partire da Well I Never che a me piace davvero moltissimo, alla title track, nella quale si avverte un po’ che la voce di Coverdale non è più incredibile e graffiante come un tempo ma fa ancora il suo lavoro.

Il massimo però è, a mio avviso, l’ottima Sands of Time che chiude questo bel Flesh and Blood. Ovviamente non mancano i pezzi lenti e sornioni, come la delicatissima After All o ancora la ballad classica When I Think of You (Color Me Blue).

Che dire poi della graffiante Trouble is Your Middle Name, vivace sia nel ritmo che nelle parti di chitarra che sembrano prese dai tempi d’oro della band? Davvero una chicca per gli estimatori dell’Hard Rock di classe, che li attenderanno con trepidazione nel loro imminente tour che li porterà a Milano il 19 giugno coi Def Leppard!

Dietro la copertina in perfetto stile Whitesnake (sono praticamente tutte uguali, stavolta il colore dominante è il rosso ma la sostanza è la solita) si cela una piccola meraviglia che, pur non arrivando alle vette irraggiungibili di 1987 o Slip of the Tongue, saprà regalare momenti di spensierato piacere a chi gradisce il genere AOR /Hair Metal.

Ricordate, questa è gente di classe, che fa video con Jaguar bianche da tanti, ma davvero tanti anni!