dark easter metal meeting

Cronache del Dopobomba #2. From Dottor Zingler to professor Birkermaier: Il report del Dark Easter Metal Meeting

Il Dark Easter Metal Meeting come non ve lo racconta nessuno!

L’unico modo possibile di fare un live report, oggi come oggi. Sparare una serie di minchiate che diventano riflessioni serie, se uno vuole ragionarci un po’ su. Da Monaco con amore e un filo di alcolismo. Prima di cominciare, prepariamo l’atmosfera

Le Pagelle: bands

Voto 10 ai Ruins of Beverast. Me li aspettavo decisamente diversi. In fondo, stiamo parlando di un progetto che è diventato band da poco tempo, con una sequenza di uscite di valore (siamo in scuderia Vàn Records) ma con una relativa circolazione  (molti dischi non sono facilmente reperibili e non è esattamente una band da tour). Se poi vogliamo parlare del genere, ovvero un ritualistic black doom denso di umori sciamanici e momenti atmosferici e ambient, non è propriamente trippa per gatti distratti e semialcolizzati di un locale qualsiasi. E invece. E invece mi sono ritrovato davanti ad una band pesante, oscura, paurosa. Sostenuti da dei suoni al top, i pezzi dei Ruins Of Beverast si sono rivelati suggestivi e letali quanto basta. Ora, non so cosa abbia in mente per il futuro il leader maximo (e unico) Alexander, ma qui ci sono grossissime potenzialità.

Voto 9 Waldgefluster e Advent Sorrow, perché sono i due nomi caldi e nuovi che mi porto a casa. I Waldgefluster proprio nuovi non sono, ma il nuovissimo Mondscheinsonaten fa quadrare il cerchio una volta per tutte. Siamo in territori post-black, quelli dei Wolves in The Throne Room (quindi niente ricchionate depressive rock, tranquilli), ma si sentono anche Saor, Helrunar e altro ancora. Nomi tutelari a parte, resta uno spettacolo violento e coinvolgente, con il concept della foresta che potrebbe dare quel qualcosa in più. Il nome degli australiani Advent Sorrow invece segnatevelo immediatamente. Il nuovo Kali Yuga Crown, in uscita, è senza etichetta ma è una mossa evidente che aspetta solo una firma di livello. Parliamo di una band che si muove in territori Watain, Forgotten Tomb e simili, con il loro black metal costruito su un’immagine marziale e vagamente militaristica, ma con soluzioni stilistiche di grande effetto. Ci sono midtempos sulfurei, cavalcate serrate, ma anche tastiere dense e pianoforte che emerge qua e là a regalare un tocco depressive. A vederli troneggiare sul palco grande del Backstage, emerge quasi subito anche la grande personalità da palco del singer Rhys King, un nuovo Erik Danielsson o Herr Morbid. Segnateveli davvero, questi spaccheranno culi a dozzine.

Voto 8 a Unleashed e Necrophobic. Una vendetta che non hanno mai voluto consumare personalmente, ma l’accoglienza dei piccoli e grandi locali di questi anni se la stanno godendo appieno. E si vede. Sono bands entrate nel giro venti lunghi anni fa e, chi più chi meno, hanno partecipato a creare un genere. Il vento poi è cambiato di colpo e loro sono semplicemente finiti nell’oblio, in prima linea tra i gruppi fedeli alla linea. Il resto è storia: è semplicemente passato tempo a sufficienza per far tornare di moda il genere, mentre loro non si sono mossi di un millimetro. Mentre li osservavo aizzare la folla, notare i ragazzetti di venti anni e poco più esaltarsi mi ha reso felice e soddisfatto, da vecchia scorreggiona metallara quale sono. Come altro vuoi recensire un loro live: maniera, mazzate e mestiere. E diciamocelo, sono state piacevolissime tegole in testa per tutti, soprattutto da parte degli Unleashed, che usano i soliti tre quattro trucchetti e cori da palco ma ottengono sempre il massimo risultato. “What do we say to the lord of retirement?”
“Not today!”.

Voto 7 ai Sear Bliss che resistono. Si sono incaponiti tanti anni fa col black metal con le trombe, che sulla carta sembra improponibile (e talvolta lo è). Eppure live hanno rotto culi a destra e a manca, con tanto di trombe. Su disco restano difficili da capire, lontani dal riconoscimento di massa e forse talvolta un po’ pedanti nel loro voler essere “avant” a tutti i costi, ma ho visto una band fiera, consapevole dei propri mezzi e fortissima sul palco, nonostante tutte le limitazioni del casi (non sono mai stati un gruppo da tour mondiale, hanno un vero trombettista on stage). L’ultimo Letters poi, li fa ritrovare in forma. I Sear Bliss hanno ancora qualcosa da dire. Resistenti.

Voto 6 ai Thulcandra, perché quando scegli di clonare un suono – quello del death/black anni 90 alla Dissection – e di portarlo avanti poi devi essere paraculo a sufficienza per saper ricreare le atmosfere giuste e non renderti una ridicola cover band. I tre quarti d’ora che ho sentito mi hanno veramente trasportato indietro nel tempo, fra Sacramentum, Vinterland, Unanimated, Eucharist e ovviamente Dissection. La questione originalità è tutta da testare ancora, nonostante nel terzo disco Ascension Lost si siano mosse le acque verso un minimo di dignità compositiva. Su quella esecutiva non c’è mai stato dubbio, visto che stiamo parlando di uno dei personaggi per molto tempo dietro agli Obscura. Perciò aspettiamo il quarto capitolo, in uscita entro l’anno. Ho come il sentore che ci sia un revival di interesse per il genere e loro potrebbero approfittarne.

Voto 5 ai Decembre Noir. Grande disco, sulla carta, che richiama tutta quell’area death/doom leggera leggera. Band giovane, certamente, ma con una pecca: delle tantissime finezze che ci sono sull’ultimo Autumn Kings dal vivo se ne sono sentite poche. Poca atmosfera, poche vocals reminiscenti dei Ghost Brigade, poca leggerezza esecutiva adeguata. Se su disco le emozioni ci sono, dal vivo ho visto una normalissima death/doom band come mille altre. A questo punto le cose sono due: o era la serata sbagliata dal sound imperfetto, o qualcuno dovrebbe farsi due conti sulle differenze delle incisioni da studio e la successiva esecuzione live. Perché la gente se ne accorge.

Voto 4 ai Gehenna, che sembravano in sala prove. Il ritorno in questi anni c’è stato tutto (con un buon Unravel che li riporta al suono degli inizi) l’evento era giusto e la scaletta proposta grondava blecmedaaalll fine anni 90, quello con le tastiere a cascate, le atmosfere tardo froc… romantiche e il face-painting appena appena stinto agli angoli del viso. Moltissima è la gente che si raduna presso il palco maggiore già a metà pomeriggio per vederli aprire, ma la reazione del combo norvegese è assolutamente priva di emozioni, feedback e qualsiasi parole rivolte all’audience. L’esibizione è anche buona, ma fredda e abbastanza incolore. Tradotto in Sdangherese, erano proprio scazzati. E io ero uno di quelli che non erano mai riusciti a sentire live i pezzi da Fist Spell, Malice e Seen Through the veils…

Voto 3 ai Karg, non per l’esibizione, che è invece da 9, ma per i Karg stessi. Se avete seguito la band nel tempo non suonavano dal vivo, poi suonavano dal vivo, poi non suonavano più, poi risuonavano.  Attenzione: nell’ambito del post-black metal i Karg, ora come ora, hanno un potenziale enorme. La mente di J.J., noto a tutti come il singer degli Harakiri for the sky, ha partorito dischi bellissimi: Novembre e Klimt pagherebbero per scrivere pezzi come quelli dei Karg, adesso: post-black, umori rock, elementi wave, di tutto un po’. Tutto bellissimo, comunque, da qualsiasi parte lo si prenda. Quindi per piacere, crediamoci un po’ di più, in questo side-project che tutto è a parte che side. Daje.

Voto 2 agli Urn, perché sfortunatamente per loro c’era Midnght qualche ora dopo sullo stesso palco. A differenza dei finnici, gli americani mascherati hanno fatto davvero vedere con che attitudine si fanno certe cose. Senza scomodare gruppi “nuovi”, ci sono pure gli Exciter che, anche con la bombola dell’ossigeno, è dagli anni 80 che certe cose le fanno ancora bene. Ah già, in Finlandia volendo ci sono pure gli Impaled Nazarene che ad attitudine guai a dirgli qualsiasi, dico qualsiasi, cosa. Quindi: o fai war metal alla vecchia maniera, con l’occhiale da sole ma anche con il marcio dentro che appesta tutta la sala a colpi di black/thrash bene; se invece vuoi fare “solo” heavy metal un peletto più estremo, allora ti serve più di quello che ho visto sul palco di Monaco. E il vinile col caprone che urina sul papa non ti basta più, tanto quanto non ti basta la copertina disegnata da Rok (Sadistik Exekution) sul disco di comeback dell’anno scorso. A fare metal old-school ci vuole un’attitudine, non una battlevest con un po’ di toppe. Per dire, Padre Cavallo con la febbre a 39 è molto più war metal degli Urn che ho visto io.

Voto 1 ai Nocte Obducta, perché non si capisce che vogliono fare. O almeno, io non riesco più a capirlo. E attenzione, io c’ero nel primo periodo e ho fatto anche una fatica boia negli anni a trovare alcuni dischi del medio periodo, quando i Nocte Obducta sono usciti dal radar della distribuzione fuori dalla Germania. Thorsten è sempre il solito mattatore, l’amalgama esecutivo non si discute ma ascoltarli adesso è improponibile per qualcuno che non sia “pratico” della loro discografia, semplicemente fastidioso per tutti gli altri. Troppi stili, troppe influenze, troppi “salti” di genere fra un pezzo e l’altro. Se sei Ihsahn, gli Extol o i Pain of Salvation già è difficile mantenere una propria coerenza stilistica nel marasma del cambiamento, ma poi live tutte queste band hanno un vantaggio che voi Nocte Obducta non avete: un pubblico che si aspetta enorme varietà a prescindere. Magari tra il pubblico c’è gente che da voi si aspetta tanta roba da Nektar, Lethe e Stille, magari i pezzi più banalmente sympho/folk/black. E poi, è proprio necessario fare la cover dei Misfits, tipo?  Eddai…

Voto 0 a tutti i gruppi che non ho visto. Cazzo, potevate aspettare che andassi in bagno, a comprare merch, a mangiare, a respirare dell’ossigeno che non sapesse di urina, birra o sudore. Vengo fin da voi dall’Italia e non mi aspettate? Vergogna!

S.V. ai Tryptikon, perché Tom Fischer è Tom Fischer e negli anni ha ottimizzato le sue doti da oscuro intrattenitore da palco. Trasuda carisma ogni santa volta che lo vedo, diciamocelo, neanche The Undertaker ai tempi d’oro. Però mobbasta. Tom cacaci un cd nuovo in fretta, per piacere. Sono tipo quattro volte che vedo la stessa scaletta live in pochi anni, e di solito mi succede con gruppi perennemente in tour. Tutto bello eh, tutto ben suonato (anche se nessuno ha mai capito a che serve la bassista, a dir la verità, ma non ditelo che di questi tempi è interpretabile come misoginia). Carina l’idea di finire la famosa suite Requiem e fartela pagare per suonarla da quelli del Roadburn che poi ci faranno un bel doppio live dvd a tiratura limitatissima; discutibile l’idea di suonare live la roba degli Hellhammer, se non per un ritorno economico di un certo tipo. Ma tanto lo sai, comprerò il dvd del Roadburn e verrò pure a vederti col tributo agli Hellhammer, perché sono un coglione, ti voglio bene e sono realmente convinto che Triumph of Death sarà una gran bella cosa. Più che altro, cacaci un disco come fanno tutti. Uno vero, che Melana Chasmata aveva i suoi perché. Mi manchi. TVB.

 

Le Pagelle: l’evento

 

Voto 10 Alla Germania, che resta la mia Terra Promessa del metallo e ogni scusa è buona per andarci. Lì ci sono ancora negozi di dischi, nuovi e usati (più di uno per città), ci sono bei reparti di dischi metal nella grande distribuzione (Muller, Mediamarkt, Saturn), ci sono veri mercatini delle pulci dove se hai culo trovi quello che svuota la cantina e riesci a portarti a casa i cd a 2 euro. Ci sono locali grandi, medi e piccoli per ogni tipo di evento ma stai sicuro: i suoni saranno buoni. Ai concerti c’è la birra relativamente a pochi soldi (in Repubblica Ceca è a meno, d’accordo). In Germania si fermano i tour più impensabili e nascono festival “giusti” come funghi: con giusti intendo festival spesso senza grossi headliner ma pieni di chicche e bands particolari; questi concerti di più giorni sopravvivono e spesso prosperano con un mentalità diversa dai nostri: la gente ci va per l’atmosfera e l’evento nel complesso.  Un festival in cui giri, vedi gruppi, mangi, bevi, compri merch e soprattutto ti rilassi. Si tratta di una mentalità che da noi fa fatica a prendere piede, nonostante i passi avanti negli anni e i numeri ridotti degli appassionati.

Voto 9 Alla metro di Monaco che in tre fermate, più altri 5 minuti a piedi dal locale mi permette di: essere in stazione centrale in un impeccabile bagno pulito, scaricare nelle fogne locali birra, hamburger e wurstel accumulati fino a quel punto, bere un po’ di succo e un  po’ di caffè in tutta tranquillità e poi ritornare alla venue in meno di 45 minuti. Monaco città dei servizi e del metallo, forevah and evah.

Voto 8 Ai tedeschi obesi, ubriachi e pronti a intonare gli Helloween o le peggio canzonette a ogni cambio palco anche se non c’entra una fava. Ai tedeschi che partecipano sempre, in massa alla scena, riempiendo locali grandi e piccoli, festival vecchi e nuovi. Ai tedeschi che se non gradiscono uno show in particolare, si alcolizzano altrove e non fischiano, non tirano cose, non si rendono ridicoli. Ai tedeschi puzzolenti con le più belle battlevest che abbia mai visto,  ai tedeschi che hanno le maglie dei Bulldozer e dei Necrodeath. Ai tedeschi che hanno ancora il mullet e i baffi a manubrio, ma non perché sono thrasher, semplicemente perché sono tedeschi.

Voto 7 Agli organizzatori del Dark Easter Metal Meeting che ormai hanno creato qualcosa di molto bello, un appuntamento primaverile fisso, anche per visitatori da oltre confine. Per una due giorni (con una buona parte di bands tedesche, quindi non parlatemi di voli, please) il costo del biglietto non è propriamente a buon mercato, non si può non considerare il festival estremo del Backstage con i suoi tre palchi, le sue aree ristoro e il merch come un Netherlands Death Fest in miniatura (soprattutto nel 2019, quando il Netherlands ha perso un palco, un tot di gruppi e non caccia alcuna esclusiva da un po’ di edizioni, dopo il roboante debutto di qualche anno fa). Buoni i vari angoli biergarten, onesta la birra a 3.80 euro per una media reale e non la famigerata bottiglietta di Heineken da 25 cl. Da perfezionare invece ancora la parte del cibo, con hamburger e hotdog forse menù troppo ridotto per un evento di questa portata.

Voto 6 Alle giunoniche e tedeschissime milfone black metal di lungo corso, perennemente finto-sbronze (con la stessa birra a metà in mano, potevi segnare il livello col pennarello sul bicchiere) ma in grado di allietare un po’ tutti i presenti con aneddoti, zinne grosse come i cerchioni della Tipo e risatine varie. Restano in grado di confondere i presenti con il loro curriculum misto fra l’essere dominatrici professioniste e caporeparto al banco formaggi da Aldi. Non credo di averle mai viste sotto palco, ma si sa, il loro dovere le chiama altrove. Rassicuranti.

Voto 5 Alla segnalazione del punto birra dove si poteva avere il boccalone da litro a poco più di 5 euro. Me ne sono accorto troppo tardi. Nun se fa così.

Voto 4 Ai dischi e al merch di tutti i gruppi che girano attorno alla Art of Propaganda, agli Harakiri for the sky, ai loro millemila progetti e compagnia bella. State facendo grandi cose, ma cazzo, possibile che sei fai post-black i tuoi cd non possono mai costare meno di 15 euro e le magliette meno di 20? Ma che è?

Voto 3 Agli italiani che fanno i metalloni vissuti e disprezzano la Germania ad alta voce. Ogni volta ne becco un paio. Prima o poi lo trovate il crucco che l’italiano lo capisce e ve mena…

Voto 2 Alle tipette black fetish metal, vestite e truccate di tutto punto, che poi stanno sedute sulle gradinate quasi tutto il live col cellulare in mano. Con centinaia di euro in pvc addosso, almeno andate in giro a muovere le chiappette per la delizia dei presenti, suvvia. Sprecate, soprattutto con la concorrenza dei milfoni.

Voto 1 All’Italia, così, gratuitamente. Non è colpa di nessuno, ma sta di fatto che cose del genere da noi non ci sono, se escludiamo il Black Winter Fest, che potrebbe diventarlo. Ma rischierebbe pure di rimetterci un sacco di soldi, se una sola edizione non funziona come si deve. L’Italia è quello che è, inutile. E me la tengo cara così, perché potrebbe andare peggio. Per tutto il resto, c’è la Germania.

Voto 0  Al crucco di merda che anche stavolta mi ha versato la birra addosso. Lo so che sei sempre tu. Cambi faccia, età e corporatura, ma sei sempre tu. Ti percepisco nello spirito, bastardo. Ce l’hai ancora per quella volta a Messico ’70, dillo. Per non parlare di Grosso-Del Piero.

Dark Easter Metal Meeting Chronicles