The Coffin Train è un disco dei Diamond Head uscito nel 2019 via Silver Lining Music.
Cosa c’è di più godurioso del profumo del protossido d’azoto la mattina (che sa di vittoria, lo sanno tutti)? Beh, ve lo dico io. Non molte cose battono il soave esplodere del carburante nei cilindri, congestionati dalla potenza inarrestabile che rischia di bruciare valvole ed altre cosine meccaniche. Delle quali non vi parlerò in questa sede, ma un bel disco (attenzione: un BEL disco) di quelli che vi fanno venir voglia di alzare il volume, può essere un’ottima alternativa.
Oggi ne ho trovato uno all’altezza.
Una copertina metal che più metal non si può: una locomotiva a vapore dall’aria sinistra e diabolica con tanto di teschio sulla caldaia. Un titolo come The Coffin Train e all’improvviso, davanti ai miei occhi increduli, si materializza l’ultima fatica dei Diamond Head!
Ricordate la meravigliosa Am I Evil? resa famosa dai Metallica dei bei tempi? Era una cover dei Diamond Head. Di un pezzo che scrissero nel 1980, per essere più precisi. Bene, ammetto di essere tra coloro che conobbero questa band con quella canzone, grazie alla versione voluta fortemente da Lars Urlich, fan sfegatato dei Diamond Head.
The Coffin Train
Mi sono avvicinato a The Coffin Train con rispetto e un pizzico di diffidenza. Mi trovavo al cospetto di una band che ha scritto la storia e poi è sopravvissuta nel limbo per decenni senza sfondare veramente. Già dalle prime note di Belly of the Beast, ho però capito che il nuovo lavoro dei Diamond Head è di un disco molto attuale, sebbene discenda diretto della tradizione NWOBHM. La canzone è di quelle classiche che più classiche non si può, ma ha un tiro meraviglioso ed un brio degno di una band di ventenni.
Nelle dieci tracce che compongono il disco c’è di tutto, da una sezione ritmica imponente a chitarre che a tratti stupiscono per la potenza. Altro che gruppo storico, questi sono più bravi ora che negli anni ottanta. Siano pezzi veloci o complessi lavori come la title track, le composizioni sono senza cali di tensione significativi. The Coffin Train in particolare è una canzone organizzata in un crescendo dai tempi cadenzati e soffocanti che fa pensare sul serio a un treno per l’aldilà che corre nella notte.
Ci sono pezzi che sembrano usciti dal passato, diretti e catchy come Death By Design, altri dai tempi contorti e complessi come The Phoenix (che non mi stanco di riascoltare ancora ed ancora). Shades Of Black è probabilmente la canzone più moderna dell’album: inizia con la sola batteria e contiene diversi inserti basati sui singoli strumenti che la rendono fresca e piacevole. Ma è la grande voce di Rasmus Bom Andersen a farla da padrona, e a fare del brano qualcosa di davvero eccellente.
Se ne avete la possibilità vi consiglio di ascoltare questo album con calma, godendovi le sue innumerevoli sfaccettature. Saprà stupirvi e regalarvi qualche attimo di vero piacere metal. Meglio del profumo del protossido addirittura!