Due giorni fa è stata pubblicata su molti siti musicali la notizia che sono in corso accertamenti sull’aggressione con cui il vocalist dei Rammstein Till Lindemann “avrebbe” colpito al volto un signore di Amburgo di 54 anni d’anni.
Il fatto è avvenuto dopo lo show della band tedesca dell’8 marzo scorso, all’interno del bar di un lussuoso hotel del centro storico di Monaco di Baviera. Dalle ricostruzioni sull’accaduto, questo signore amburghese “avrebbe” (il condizionale è sempre d’obbligo in questi casi) offeso la compagna di Lindemann (descrivendola come una prostituta) suscitando l’ira del vocalist che gli “avrebbe” assestato una gomitata in pieno volto spaccandogli il naso e fratturandogli la mandibola.
Alterchi di questo tipo non sono una novità ma il sottoscritto è stato colpito (non stupito) dal tenore dei commenti postati a pioggia sui social dopo questa ricostruzione ancora tutta da verificare. La stragrande maggioranza di questi post, per non dire la quasi totalità, si potrebbe riassumere con la frase: “Till ha fatto proprio bene. Il tizio se l’è meritata. Lindemann è stato un grande! Un vero macho!”
Sono rimasto basito non dal segno della presa di posizione della massa. Ma dai toni. La gente, il grosso dei metallari, giustifica, anzi, in molti casi incensa, un episodio di violenza fisica se questo arriva dopo una provocazione verbale.
La domanda
Da quando basta essere offesi per poter spaccare la faccia impunemente a qualcuno? Davvero, per molti di voi, è così fico e mascolino nonché degno di encomio malmenare una persona che non ha niente di meglio da fare che offendere la vostra ragazza e chiamarla prostituta?
Ma che mondo è diventato questo? C’era una volta una parte di questo mondo civile in cui sia un’offesa gratuita che un’aggressione fisica evitabile erano entrambe, SEMPRE, un reato, qualcosa di sbagliato.
Certo, se al posto di Till Lindemann ci fosse stato un emerito sconosciuto, forse la reazione di molti sarebbe stata diversa. Non la mia. Questo non vuole essere un editoriale polemico sui Rammstein. Loro mi piacciono molto, soprattutto Lindemann, ma questo è un vero e proprio pezzo di denuncia.
Di denuncia sull’imbarbarimento del genere umano. Purtroppo anche dei metallari. Perché chiunque glorifichi o giustifichi pienamente un’aggressione evitabile forse dovrebbe riflettere sul tipo di mondo in cui vorrebbe vivere. Volete davvero insegnare ai vostri figli a rispondere sempre alle offese con un bel cazzotto in faccia al bulletto di turno?
Lindemann uno di noi
È questo il mondo che auspicate? Bene, quel mondo sarebbe una rissa continua. Volete davvero il ritorno della famigerata “legge del taglione”?
Per il sottoscritto, l’unico caso in cui la violenza fisica è ammissibile è quello della legittima difesa per la propria vita o l’incolumità degli altri. Non per rispondere a una qualsiasi offesa o provocazione verbale.
Parlando di legittima difesa, per giusta e sacrosanta che possa sembrare/essere la sua normativa in molti casi, speriamo che non trasformi le persone inducendole a pensare che tutti potrebbero fare ciò che Sylvester Stallone, Bruce Willis e Jason Statham fanno nei film d’azione.
Perché nella realtà, se provi a difenderti con la violenza contro un deliquente professionista, di solito finisce molto male. Si parla tanto di quanto certa televisione sia diseducativa. Ebbene, il sottoscritto trova ancora più aberrante leggere continue lodi agli episodi di violenza, di qualsiasi segno essi siano.
Dal moderno Dante al medievale Lindemann
Dante scrisse: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.” Povero Dante, se sapesse quanto l’uomo è caduto in basso. Se volete il Medio Evo saltate sulla macchina del tempo e tornate alla Santa Inquisizione e i duelli per i motivi più futili.
Non vi basta tutta la violenza che c’è la fuori? L’esasperazione non arriva dalla politica che non risolve i problemi, l’elevato costo della vita, l’insoddisfazione cronica sia nel professionale che nel privato. La gente è soprattutto esasperata dall’altra gente.
La gente social-mente violenta
Mi riferisco a coloro che a ogni occasione seminano veleno nei social. Una volta, con tutti i limiti di questo mondo, esistevano idee a cui aggrapparsi, progetti in cui credere, anche ideologie che abbiamo imparato essere almeno in parte fallimentari.
Ora, anche i calmi di trent’anni fa, parlano di entrare in Parlamento con un lanciafiamme. E di colpire tutti. Ed è ora di dire basta. È ora di darsi nuovamente dei punti di riferimento e dei modelli edificanti. Questi non sono di certo le persone che non riescono a non cadere nelle provocazioni.
La giustizia
Lo so che, soprattutto in Italia, la giustizia ha tempi lunghissimi. Molte volte abbiamo l’impressione che la giustizia non ci sia neppure. Ma questo non deve portare la persone a delinquere o a pensare continuamente di farlo. Anzi, questo vuoto morale, questa crisi di valori, questa giustizia che funziona così male, dovrebbero parlarci.
Dovrebbero suggerirci. Dovrebbero farci capire che là dove gli organi competenti non riescono o non vogliono arrivare, dovrebbero essere i cittadini più coscienziosi di questo mondo a cambiare modus vivendi. A rendere sempre meno necessario l’intervento delle autorità pubbliche o locali, dei magistrati, delle forze dell’ordine.
Sette anni fa, mentre stavo guidando la mia macchina e tornando a casa dal lavoro, un’auto mi sbarrò la strada a un incrocio. Un individuo con un passamontagna sopraggiunse di corsa spaccando con un martello il vetro del finestrino anteriore destro della mia Fiat Panda dell’epoca (lato passeggero) estraendo la mia borsa da lavoro mentre tutti i frammenti di vetro mi volavano ovunque.
Ho riconosciuto l’autista di quell’auto, ma dopo sette anni non sono ancora stato convocato per avere la possibilità di costituirmi parte civile contro questa banda di ladri. Loro sono stati arrestati poco dopo, per un altro colpo ma il processo non è mai cominciato. Perché l’Italia è anche questo.
Perché Till Lindemann non è un eroe
Ma non per questo le regole non devono essere rispettate. Non per questo Till Lindemann è un eroe perché ha difeso l’onore della sua ragazza spaccando la faccia a un uomo gretto e meschino. Uno che non ha trovato niente di meglio che offendere una donna dandole della prostituta. Forse l’ha fatto per come era vestiva, cosa che il grosso degli uomini (più grezzi) pensa alla vista di molte ragazze che vestono abiti succinti.
Non scrivo per fare la morale a nessuno ma per me i miti non sono gli artisti o gli attori con l’attitudine da “bad boy”. Quelli che si possono permettere di dare un paio di sganassoni alla prima provocazione. Il mio mito rimarrà sempre il mio compianto nonno Enrico.
Lui era uno che ha vissuto tutta la sua vita senza far rumore, con la nobiltà d’animo del più buono dei Re. Facendo onestamente “solo” il fotografo in un piccolo paesino di montagna. E questo dopo aver quasi perso la vita in Albania durante la Seconda Guerra Mondiale, per combattere l’ennesima guerra stupida.
Perché la violenza, verbale, fisica o dei “leoni da tastiera”, porta solo altra volenza. Pensateci.