equilibrio

Equilibrio – La vita fa di tutto per farcelo perdere

La vita è una questione di equilibrio. Per dire, Sebastian Bach la mattina esce di casa e si fa dieci chilometri di corsa. Non uno di meno e non uno di più. Quello è ciò di cui ha bisogno. Si tende a credere che lo sport sia, come quasi tutto il resto, una specie di crescendo. Più corri e più aumenta la tua resistenza e più sei portato a correre. Lui no. Per il suo equilibrio deve fermarsi a dieci chilometri.

Per me è un po’ lo stesso discorso con la scrittura. Più scrivo e più sento di doverlo fare ma se becco la quantità giusta passo la giornata alla grande. Se esagero mi sento stanco e frustrato. Se non combino nulla sono una nullità. Da una vita cerco di individuare un equilibrio nel mio scrivere. Come in tutto il resto. Più che di equilibrio la vita è una costante ricerca di. Da piccoli un bel giorno ci alziamo in piedi, all’improvviso. Un passo dopo l’altro iniziamo a camminare e nostra madre batte le mani come una matta. Non le sembra vero che pure noi, carne della sua carne, riusciamo a fare una cosa tanto banale. Cammino mamma, guarda cazzo!

Mia madre considera ancora un miracolo qualsiasi mia azione. Ieri è salita in casa e ha visto che ho attaccato un quadro al muro. Ha chiesto di vedere le mie dita. Dopo mi ha fissato come se avessi realizzato io la stampa di Bosch, invece di appenderla con un chiodino senza rompermi una mano.

Camminare verso un equilibrio

Eppure il fatto di camminare non è così scontato. Certe volte vivere è come quel numero da giocoliere in cui un tipo aggiunge cose a cose. Prima fa girare le arance, poi palleggia un melone, e nel mentre tiene un pomodoro sulla fronte e con il culo…

Mi sono fermato al culo perché ho pensato al cetriolo e da lì la mia mente ha… La vita è così, però.

Tenersi in piedi e via, un passo avanti l’altro, avanzando nel mondo… verso un altro segmento del nostro complicatissimo numero da giocoliere. Potete ricordare la sensazione di quando avete cominciato a camminare? Assolutamente no. Magari avete iniziato a tre anni, ritardati che siete, ma è impossibile che rammentiate quel senso di meravigliosa precarietà. Le esperienze più grandiose le consumiamo in una fascia di età che si autodistrugge nella memoria.

La nostra prima pappa solida, il seno di nostra madre. Il latte caldo che scende in gola. La luce in fondo al tunnel. Papà che ci lava via la merda dal culo… Quante cose prelibate. Cosa potrebbero darci all’anima ricordi simili? E invece non li abbiamo. Ma la prima volta che abbiamo votato… La prima sega. Wow, la prima bolletta allo sportello della posta…

Camminare sul filo

Camminare è equilibrio. E l’equilibrio è necessario per il fottuto filo della vita. Se non vi piace il circo e preferite il mare allora beccatevi questa di metafora. La nostra vita è un continuo tentativo di mantenersi in piedi su una nave in mezzo alla tempesta. Lo diceva sempre Capitan Findus Mark I. E poi morì.

Spesso ci sentiamo stanchi di questa ricerca di equilibrio. Anche perché il mondo ci leva la sedia da sotto il culo tutte le volte. Oh, ora stiamo bene, siamo equilibrati! Ah sì, allora via tuo padre. Azz… ma come?

Esatto, è così. La vita è un continuo tentativo di farci perdere l’equilibrio. Più focalizziamo un perno e più quel perno salta via. Ve lo chiedete che senso abbia tutto questo? Un duello tra forze. Io che voglio stare in piedi e la legge della fottuta gravità che mi tira giù. Voglio rimanere giovane e il tempo mi fa venire le rughe. Ho il mio stipendio e il mondo me lo ciuccia via.

Via nostro figlio. O una mano. Bum, perdi il lavoro. Vediamo ora come torni a camminare, stronzo! Ma noi non vogliamo camminare. Desideriamo danzare come fottuti Fred Astaire.

Ci riusciamo

Ci riusciamo. Ogni volta che ce la facciamo, un passo e via l’altro, una madre da qualche parte urla isterica che ce l’abbiamo fatta. Sapete però cosa? Ha ragione a festeggiare, specie la prima volta che ci viene. Non è scontato che si cammini. Conosco persone che si illudono di farlo ogni giorno, ma le ritrovo sempre allo stesso punto.