Questo articolo parla di Facebook se non l’avete capito dal titolo.
Cari sdangheri, siete belli caldi? Bene, perché lo sarete ancora di più. I sadici della meteomagia profetizzano ulteriori innalzamenti delle temperature. Studio Aperto consiglia di bere molta acqua e tenere armi cariche in casa. Ma parliamo di noi, che è meglio. Sdangher chiude a Facebook. Ho appena ricevuto una mail disperata di Sbukerjerk ma sono stato inamovibile.
Vi dico cosa è successo. All’inizio della settimana il social più odiato del mondo ha bannato Ruggiero Cavallo Goloso per un post di un anno fa. Esatto, avete letto bene. Un anno fa. Nel mentre io lunedì scorso non sono riuscito a condividere su pagina e gruppo di Sdangher, gli articoli usciti quel giorno sul blog. E il problema c’è stato anche il giorno dopo. Mercoledì avrei potuto riprendere a condividere su Facebook ma mi è venuto il ghiribizzo di curiosare sui dati delle visite. Sorpresa! In pratica senza le condivisioni su facebook, abbiamo ottenuto gli stessi identici risultati.
Da lì è partita una riflessione infrociata tra me e gli altri cavalli. Questo tiro di pensieri ci ha condotto a una conclusione. Non condivideremo più i post del blog su facebook. Tanto non serve a un cazzo!
Di conseguenza, se qualche culo pesante del social deve venire a sapere di noi solo da lì, si fotta. Altrimenti, siamo ben felici di riceverlo in visita. Si fotta comunque. Link interno per il SEO.
Facebook è peggiorato
Ormai lo dicono tutti. E anche noi. Negli ultimi anni sono spariti i contenuti da Facebook. Troviamo solo fake news, Lercio.it (che odio visceralmente) gattini e meme su Salvini. Io ho 4850 contatti e posso garantirvi che la media dei post è questa. Non ci sono più nemmeno le discussioni sotto i post. Del resto, che vuoi discutere in coda a una fake news che è palesemente una fake news tranne per chi l’ha condivisa? E cosa vuoi aggiungere a un cazzo di meme su Salvini?
Io ho una tesi riguardo il peggioramento di Facebook. La colpa è di Facebook. Non venitemi a dire che siamo noi. Noi eravamo gli artefici della merda che riempiva Facebook i primi anni. Quella era tutta cosa nostra. Ora però voglio difendere gli utenti. Facebook ha trascinato le persone verso il nulla e sapete perché? Chiedendo soldi.
Ricordo i primi tempi, quando questo social era pieno di articoli condivisi, dibattiti sotto qualsiasi cosa, gruppi impegnati e super-impegnati. C’era un ché di vivace, magari era pieno di idioti ma che ci credevano. Potevi postare qualcosa e sperare di essere letto da tanta gente. Magari se scrivevi una cosa che ti veniva dal cuore gli altri avrebbero capito chi eri e dopo la tua vita sarebbe stata meno brutale e triste.
Aspettate, prima che mi dimentico metto un link esterno se no il SEO rompe il cazzo.
Poeti e rivoluzionari
Si poteva fare qualche rivoluzione su Facebook. O almeno ci si illudeva che fosse così. Magari si diventava ricchi. Se riuscivi a diffondere le tue poesie forse un giorno saresti stato tu, a furor di social, un novello Montale. Non prendete per il culo. Non ero io a pensare ste cose ma la gente sì. E anche se vi sembrano ridicoli sono sogni. Rispettate i sogni, cazzo.
Su facebook fino al 2012 era zeppo di rivoluzionari e poeti. Rivoluzione, subilimità, successo, verità. Le persone investivano su facebook ciò che di meglio avevano.
Poi però il social iniziò a far circolare le tariffe. Se volevi che il tuo poema arrivasse a più persone, avresti dovuto pagare 7 euro al giorno. Cose così. In concomitanza la gente si rese conto che scrivere “oggi ho fatto la cacca” o “succhiami il cazzo, coglione. Spero tu possa morire” otteneva più mi piace delle cose nobili del core.
E da lì tutto è degenerato sempre più. Fino a oggi. Conosco un sacco di gente che a volte si ferma sotto un post e scrive un commento. Sta per inviare ma si ferma. Domanda che senso abbia una cosa del genere. Ripensa alle innumerevoli discussioni che finivano tutte in caciara, con il tipo che a un certo punto metteva la foto della gnocca e diceva: rilassatevi! Mentre un altro ti minacciava di morte. E così questa gente si è fermata. Non invia più il commento. Tutto scorre. Sotto il dito che scrolla lo schermo, ogni cosa passa davanti agli occhi. Dopo dieci minuti lo stolto guarda il dito e si chiede: che dovevo fare?