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Hemingway e il disperato recupero di se stessi

Hemingway è stato lo scrittore più fotografato della storia.

Sono mesi che non ricevo lo stipendio. Tutto normale. Ho chiesto un piccolo prestito a mio padre per fare un po’ di spesa. Anche questo è naturale per me. Se non avessi un papà con una buona pensione, e dovessi cavarmela con il mio impiego attuale, ora non avrei un lavoro.

Sappiamo tutti che certi lavori non offrono sostentamento ma necessitano investimento. Mio padre sta investendo sull’azienda che mi fa lavorare, e non lo sa. Ma non è di questo che voglio parlarvi. Ieri avevo questi soldi, cinquanta euro. Dovevo fare la spesa.

Sono uscito. Mi ero svegliato da poco e avevo in testa un leggero rincoglionimento. Ho pensato quello che penserebbe chiunque: voglio un caffè. Con cinquanta euro io posso permettermi un caffè, no?

Metto un titolo con Hemingway dentro per il Seo

A dire il vero, anche se non ho uno stipendio ricco e tanto meno fisso, riesco a pagarmi dai tre ai cinque caffè al giorno. Tirando una media viene fuori che spendo 150 euro di caffè al mese. Ma lasciamo andare.

Sono entrato nel bar. Appoggiato al banco ho pensato alle mie miserie, ai pochi soldi, la bombola del gas da cambiare, le bollette. Ahi voglia a dirmi che io non sono i miei pensieri. Tutti i soldi dei miei pensieri sono reali. O meglio dovrebbero esserlo se sapessi dove prenderli.

Sono uscito dal bar e insieme al caffè ho pagato un altro euro. Per cosa? Un pacchetto di mentine. Perché le ho prese? Erano lì, in offerta a un solo euro. Voi cosa avreste fatto? Quanto costa un pacchetto di mentine in media? Non ne ho idea. Magari 90 centesimi! Eh, lo so. Sono un cretino. Ma ormai le ho prese. Ne gradite una? Sono buone. Va beh, proseguo.

Andando al supermercato ho compiuto un grave errore. Non ho usato il teletrasporto. Passando davanti all’edicola mi sono ricordato che non avevo ancora preso il nuovo Dylan Dog.

Di solito non vado in edicola. Non come prima. Una volta mi ci recavo tutti i giorni. Prendevo tre giornali in media, più riviste, DVD. Ero una manna per qualsiasi edicolante. Poi sono riuscito a smettere.

A smettere, esatto. Salvo eventuali ricadute.

Galeotto fu Hemingway

Sono entrato in edicola. C’era un bel calduccio, che di questi tempi equivale a dire che l’aria sembrava lardo squagliato gocciolante dal soffitto. Ho tirato su l’ultima copia di Dylan Dog e poi mi sono soffermato a dare un’occhiata agli altri fumetti. Da bravo non ne ho raccattato nessuno. Solo il mio Dylan Dog. Sono andato diretto al banco e lì ho visto l’ultimo Venerdì di Repubblica. Chi cacchio comprerebbe Il venerdì di Repubblica di martedì? Io.

In copertina c’era Hemingway. L’edicolante mi ha osservato mentre fissavo Ernst. Non mi ha fatto il conto. L’edicolante esperto sa sempre riconoscere un cliente che non ha ancora finito. Lui lo sapeva. Io ancora no. Guardavo la rivista e intanto ripensavo a quando leggevo i libri che consigliavano su Repubblica. Mi sentivo colto leggendo gli autori americani di cui scrivevano su Repubblica. Oggi ne rido, ma allora ero convinto che leggere Franzen o De Lillo fosse garanzia di raffinatezze intellettuali e grande visione globale dell’esistere.

Ricordo delle estati torride come questa. Io stravaccato in poltrona con i 49 racconti di Hemingway. La prosa lucida e talvolta ermetica di papa. Così lo chiamavano, tra i tanti modi. Papa. In edicola nel torrido, ho ripensato a quelle estati e a Hemingway, alla sua ficaggine. Ah, quanto stavo meglio quindici anni fa, quando il mio unico problema era come perdere la verginità senza vomitare su una donna.

Altro sottotitolo se no rompe il Seo

Ho preso in mano la rivista e prima di capirlo l’ho messa vicino al Dylan Dog. Insieme ci ho aggiunto come in preda a un impulso lussurioso, La Repubblica delle donne e La lettura del Corriere della sera.

Sono uscito dall’edicola con circa 7 euro di meno. Che in aggiunta al pacchetto di mentine e al caffè fanno 9 euro. Avrei dovuto lasciare in tasca quei soldi, almeno fino al supermercato, per acquistare beni di prima necessità. Cosa che sia i quotidiani, il fumetto, la caffeina e le caramelle non sono.

Una volta nel supermercato è avvenuta la vera tragedia. Ho messo nel carrello diversi affettati in vaschetta, acqua, Nutella, pane arabo, Aperol Soda, Scottex, Ananas, Mele, Pomodori, Cocomero, un paio di leggins da donna, neri, due forchettoni per mescolare l’insalata, la maionese, il ketchup, due confezioni di patate surgelate. Mi sono fermato. Avrei voluto prendere un paio di pupazzi di peluche per le mie bimbe ma ho temuto di non avere abbastanza soldi. Sarebbe stato penoso chiedere al cassiere di togliere delle cose perché non mi bastavano i soldi.

Il Seo, Seo Seo (satanismo dell’internet)

Avrei potuto fare dei calcoli a mente, almeno sommari. Ma sono così disabituato e già un disastro anche quando ne facevo, che nemmeno ci ho provato. Ogni volta che tento mi viene il mal di testa, lascio la spesa dentro uno dei frigo a cielo aperto e fuggo piangendo.

Sono arrivato alla cassa e ho atteso il mio turno con una certa agitazione. Basteranno i soldi? mi sono domandato. Hemingway nella mia mente ha sorriso e ha detto: ma certo!

Non mi sono fidato di lui e ho mollato i leggins femminili in una cesta di palloni super-tele. Ma ho preso un super-tele.

I soldi comunque sono bastati. Una volta fuori ho tirato dritto fino a casa. Inutile dire che non ho praticamente comprato nulla da fare a cena e me ne sono reso conto una volta svuotato il contenuto delle buste sul tavolo. A meno che una telia di patate al forno e un po’ di prosciutto e Ananas non siano un piatto completo. Del resto sono senza gas. Cosa avrei potuto cucinare? E ora ho soldi sufficienti per i caffè di un paio di giorni. Poco altro. Magari un altro pacchetto di mentine in superofferta ci scappa.

Ho messo la spesa in frigo. Ho lasciato le riviste sul tavolo. Lì sono rimaste intonse fino al giorno dopo. E presumo, quello dopo ancora e ancora.