Whatsup è un sistema di vita virtuale in differita di qualche minuto – Salve equinidi, come sta andando la vostra domenica? Qui c’è il sole ma non mi sembra di sentire l’afa dei giorni passati. Tra poco porterò le bimbe a fare una piccola gita al centro commerciale. Se non carpite la profonda desolazione in quello che ho scritto, allora siamo fottuti.
Vado incontro a una serie di novità e ve ne voglio rendere partecipi. Per prima cosa ho deciso di chiudere con i social. Non mi troverete più su facebook e non potrò neanche più inviarvi lunghi e tormentati messaggi su whatsup. Instagram e Telegram non li ho contratti mai, per fortuna. Twitter è il mio pitale da quando nacque. L’ho fatto per due motivi. Prima cosa sono stanco di esserne dipendente. La dipendenza è la principale causa di tutte le nostre sofferenze. Ci sembra che certe cose allevino la nostra tristezza ma finiscono solo per nutrirla e mandarla in sovrappeso.
Non dico che per voi i social siano una dipendenza. Magari siete più fortunati di me. Se avessi sgamato che la mia dipendenza sono le news di calciomercato, vi avrei detto che ho finito di interessarmene.
Questa mia non vuol essere una tirata contro i telefonini e la socialità virtuale in cui tutti si immergono. Fate ciò che volete. Sono affari vostri. Io ho capito che avevo un problema e ho deciso di risolverlo.
Forse è presto per rimarcare le prime differenze sulla mia vita, dopo che ho deciso di smettere con facebook e whatsup, ma ne ho già notate alcune.
Vita senza Whatsup – scova le differenze.
Per prima cosa tutte le persone con cui mi sentivo ogni giorno, mandando e ricevendo messaggi di parecchi minuti o anche ore, ieri non le ho mai sentite. Avranno avuto da fare. Io ero liberissimo ma non li ho chiamati.
Seconda novità, prendo in mano ancora il telefononino un sacco di volte, ma lo poggio subito dopo perché realizzo di non avere più nulla da controllare. Non ci sono messaggi in arrivo. Le chiamate perse magari, ma alla fine è raro che non mi accorga di una telefonata in arrivo. Io porto con me il cellulare quasi in ogni momento. Quando squilla non posso evitare di sentirlo.
Ho notato che l’atteggiamento che avevo, e in parte ho ancora con il telefono, è simile al pacchetto di sigarette. Quando ero fumatore, ogni momento allungavo la mano a prenderlo. Anche se avevo fumato da poco, se per caso stavo guidando e mi ritrovavo a un semaforo rosso, ecco che lo cercavo ancora.
Il mio cellulare ora è come un pacchetto di sigarette vuoto. Lo afferro. Ricordo che non ce ne sono più e lo mollo. Dico questo perché togliendo la smania del controllo messaggi in arrivo, non ho eliminato la dipendenza da telefono. Siccome le pere di dopamina mi arrivavano dai messaggi e le notifiche, non essendoci più, comunque mi mantengo molto più equilibrato.
La dopamina non sempre è nostra amica
Sapete come funziona, no? Ogni volta che prendete in mano il telefono, se l’avete già fatto pochi minuti prima, è perché vi serve una dose. Di cosa? Dopamina. Non vi spiego cosa sia, ma vi dico come riconoscerla. Quando vi sentite eccitati, mentre state per leggere o ascoltare dei messaggi, la dopamina è in corso. Mi fa sentire felici ricevere messaggi. Qualcuno mi presta attenzione. Mandarne mi può garantire ancora messaggi in arrivo, per il futuro.
Pensate invece a quando siete lontani dal telefono per 30 lunghissimi minuti. Andate a guardare chi vi ha cercato e NON VI HA CERCATO NESSUNO! In mezzora il mondo non si è ricordato di voi. Come sarà possibile? Ecco, cosa avvertite? Tristezza? Sì, ma è solo carenza di dopamina. Se per 30 fottuti minuti nessuni vi ha cercato non significa che qualcuno non vi stia pensando intensamente. Inoltre non siete il Papa, quindi andate a cagare.
Se non potete fare a meno della vostra dose vi consiglio di mandare un messaggio a un amico che non sentite da molto tempo fingendo che vi freghi di sapere come sta. Lui vi risponderà fregandosene di dirvelo, ma avrete entrambi una bella ricarica di dopamina. A livello cosciente vi sentirete anche belli perché vi siete cercati. L’amicizia vera dura a lungo. Vi volete bene voi due. La vita è meravigliosa con la tecnologia.
Cazzate. La matrice delle dipendenze è sempre una cosa buona. Uso i social per comunicare con gli amici. Compro libri perché voglio acculturarmi. Seguo il calciomercato perché… beh, ok. Qui non c’è una matrice positiva.
Sono libero dai social, disse il detenuto 39394.
Sono libero dai social. Ora ho meno dipendenze. Ne ho ancora parecchie ma non sono così invasive. La mia decisione di togliermi da facebook ha raccolto solo consensi. In fondo è usato così poco. La gente sta soprattutto su Instagram a farsi le foto del culo. Ma appena ho comunicato ad alcuni amici che me ne andavo da Whatsup… Tragedia!
C’è chi mi ha accusato di averli ingannati. Non volendo l’ho fatto. Allora non mandavo messaggi tutti i giorni per il piacere di sentirli. Ero solo vittima di una sporca dipendenza. La faccenda è più complessa di così ma se proprio vogliamo metterla in questo modo, pensate questo. Siete decisi a smetterla con l’eroina. Andate dal vostro farmacista da cui compravate le siringhe. Ogni volta vi fermavate da lui a fare delle lunghe conversazioni filosofiche. Tornate a dirgli che da adesso passerete a cercarlo, ma volete smettere con l’eroina quindi vi vedrete un po’ meno. Quando vi vedrete però sarà perché voi volete davvero solo salutarlo e fare chiacchiere filosofiche. E lui invece di dirvi “sono felice che smetti di drogarti. Ci vedremo quando vorrai, ti voglio bene” vi risponde “fanculo, allora io ero parte della dipendenza! Mi hai ingannato, cazzo”.
Diciamo che io per primo mi ingannavo. E inevitabilmente ingannavo gli altri. Ora però voglio guarire dall’inganno. Gli altri si arrabbiano per questo. Va bene. Lo accetto. Ma non mi sento peggio per loro. Io sto meglio. Sono contento perché avrò di nuovo il mio tempo e deciderò come passarlo sul serio. Spero che in futuro ci ritroveremo e rideremo di questo piccolo incidente. Ehi, come si vede che sto leggendo Gandhi!
Smettere con Whatsup o del perché non farlo
Ho passato un sacco di tempo a disprezzarmi per la mia dipendenza da Whatsup. Mi dicevo di smettere ma come sempre la mente tirava fuori un sacco di obiezioni fasulle che finivo per accettare senza fare una piega.
Obiezione numero uno. Come farai a comunicare con gli altri? Panico. Vero. dovrò dire addio a tutti!
Un momento. La chiusura del profilo Whatsup non mi priverà dei loro numeri di telefono. Li chiamerò ogni volta che vorrò farlo.
Ok, ma se dovrai solo informarli di una cosa al volo?
Manderò un sms. Inoltre ho sempre hotmail. Le mail… vero!
Obiezione numero due. Il lavoro? Come farai con il gruppo del lavoro?
Per prima cosa mi sono licenziato. E a breve comincerò un nuovo lavoro. Sarà un’agenzia di pompe funebri. Ve ne parlerò, ora datemi il tempo di ambientarmi e cominciare. Anche fosse però che questa agenzia utilizzi un gruppo Whatsup per le comunicazioni, sapete cosa? Io non lo accetterò. Sapete, mi hanno chiesto di tagliare i capelli e sistemare la barba. Ho accettato. Dentro mi ha fatto incazzare ma pazienza. I capelli ricrescono e io voglio quel lavoro. Amo i morti. Se c’è un posto dove dovrei stare è a un funerale. Ma su Whatsup sarò inamovibile. Perché quella è la mia salute. Chiederò di farmi fare una certificazione dal medico, se necessario. Se non lo accetteranno finiremo tutti sul Corriere della sera. “Dipendente licenziato perché si rifiuta di usare Whatsup! Credete che il mondo non sarebbe interessato a una storia del genere?
Addio fottuti gruppi Whatsup!
Gruppo genitori scuola. Genitori ludoteca. Classe 1 B. Classe 5 A. Gruppo danza. Pianoforte. Non dico che siano inutili. Sono utilissimi. Vi immaginate la rappresentate che deve chiamare 20 genitori per una comunicazione di servizio? Whatsup è gratis e veloce. Mi spiace di creare complicazioni a tutti. Per fortuna la maggioranza di quei genitori userà ancora a lungo Whatsup. Quindi sarò l’unico rompicazzo che avrà bisogno di un sms o di una chiamata di tanto in tanto. Sorry.
E per tornare al lavoro, beh… è lo stesso. Del resto, quando lavoravo in un’agenzia, anni fa, ricevevo chiamate dal titolare. Mi chiedeva se ero disponibile per il giorno dopo alle 15 e io rispondevo di sì. Punto. Si può comunicare senza Whatsup. Si deve, perché Whatsup per tante ragioni io lo trovo una merda. Mi rammollisce a livello sociale. Io ho finito per fingere di non vedere un amico per strada, uno di quelli con cui comunico via Whatsup. Mi domando perché. Raramente rispondo al telefono se uno dei miei contatti osa chiamarmi.
Avete mai ricevuto una chiamata durante uno scambio di messaggi vocali su Whatsup? Sembra quasi un attentato. Panico. Guardate il telefono che suona. Addirittura è una videochiamata. E adesso perché? Cosa gli è saltato in testa. Io ora non ho mica tempo di rispondergli!
Ma se stai mandando vocali a lui da due ore. Se gli rispondi magari comunicate meglio e prima, no?
No. Aspettate che finisca la chiamata e poi scrivete: ti è partita la chiamata?
Sì.
Ah, ecco.
Scusami.
Figurati.
E giù altre due ore di vocali.
Obiezioni da social
La principale obiezione che si fa quando si parla male di Whatsup è che per lo meno uno organizza meglio la propria vita. I messaggi si mandano e si ascoltano quando si ha voglia e tempo di farlo. Le chiamate richiedono tempo e calma per affrontarle. Sinceramente? Quindi non abbiamo più tempo per una chiacchierata al telefono con un amico? E chi siamo diventati? I cazzo di Presidenti della Repubblica?
Ok, prendiamo la voglia. Ricordate quando un amico vi veniva a trovare all’improvviso? Aveva bisogno di parlarvi, di comunicare con voi di una cosa. E stavate facendo un sonnellino. Lui entrava in casa e vi invadeva con i cazzi suoi. Vi sentivate irritati, ok. Ma era un amico. E voi gli volevate bene. E queste cose sono la vita. I rapporti sono così. Adesso le persone entrano ed escono dai nostri cassetti mentali. Li tiriamo fuori e rimettiamo dentro a nostro piacere. Non sono pupazzi, però.
Il tempo è la più grande cazzata. Sommate le ore spese a inviare e ricevere vocali. Io spendevo circa 3 ore al giorno come minimo. Erano spesso tempi morti ma a volte per nulla. Ne ho mandati e ascoltati durante una difficile manovra in un parcheggio. Oppure ne ho inviati e sentiti mentre stavo preparando il sugo, apparecchiando e tirando su pesi. E anche questo avveniva per due ragioni.
La prima era la dipendenza. Quando si è dipendenti si è tutto tranne che padroni del proprio tempo.
Inoltre i messaggi erano per me una compagnia. Finivano per evitarmi la cosa più terribile. Rimanere solo con me stesso.
Whatsup e la Storia infinita
Ieri sera ho visto con le mie figlie La storia infinita. Il film mi ha rattristato per tante cose. Non è invecchiato bene, oddio come sono vecchio eccetera. Da adulto poi, più lo vedo più mi rendo conto del perché Michael Ende, l’autore del libro, al tempo della realizzazione lo detestò.
Fa abbastanza cagare. Ci sono buchi tremendi nella storia. Però anche se balbetta, alcune faccende interessanti, il film di Petersen prova a dirle. C’è la scena (moscissima) in cui Atreyu varca lo specchio che gli mostra il suo vero IO. Il vecchio gnomo scenziato prima che succeda, lo presenta come uno dei momenti più tosti da affrontare per raggiungere l’oracolo del Sud. Questo spiega l’ometto, perché lo specchio fa vedere a chi si trova innanzi a esso, il vero se stesso. E anche i guerrieri più coraggiosi scappano urlando davanti a chi sono sul serio.
Mi ha fatto pensare che in fondo scoprire chi siamo dovrebbe essere una festa. E il primo passo per riuscirci è liberarsi di tutta la merda che ci distrae dal silenzio e dal vuoto. In quel vuoto e in quel silenzio ci siamo noi. I veri noi. Scavando li troviamo. Se siamo così tristi e abbattuti, molti giorni della nostra vita, la causa è proprio questa. Non stiamo vivendo la nostra vita. Sgobbiamo e sopportiamo per le gioie e i bisogni di qualcuno che non siamo noi.
Va bene, con questo concetto peso e molto noioso vi lascio alla vostra giornata di riposo. Buoni pascolamenti a tutti.