The Sadist è un film del 1963, diretto da James Landis.
The Sadist, uscito in Italia col titolo un po’ western A bruciapelo! è dopo Psycho, uno dei primi e più riusciti film su un serial killer.
In Italia non è ricordato molto, anche se negli ultimi anni, grazie alla riedizione in DVD della Opium Visions, in rete si è cominciato a parlarne. Vale la pena riscoprirlo. A dirla tutta, non è che il regista James Landis e l’attore protagonista Arch Hall Jr. siano dei fuoriclasse. Anche il budget messo a disposizione dal produttore fosse questo granché. Per dire, quando sparano usano pallottole vere. Cosa volete, lo fanno per risparmiare!
In questa pellicola però le cose riescono talmente bene che per molti versi The Sadist è ricordato più come uno di quegli incidenti meravigliosi che ogni tanto accadono e non un magistrale capolavoro da studiare nelle università.
Trama:
tre insegnanti in gita, sono diretti a vedere una partita di baseball. Causa un guasto al motore, trovano ricovero in una rimessa. Stranamente il posto è incustodito e i tre non sanno bene come regolarsi. Ed (il fico della situazione) inizia ad armeggiare per risolvere il problema all’auto. Caspita, intellettuale, bello e pure meccanico!
La giovane e avvenente Marilyn e il più attempato Don, preferiscono curiosare tra le vecchie carcasse delle auto, in cerca dei proprietari del posto e parlando e celiando di amore e famiglia. Poco dopo, un giovane che sembra un James Dean masticato e sputato dal culo di un dinosauro, si para davanti al trio spianando una pistola. Al suo fianco c’è una ragazzetta dall’aria un po’ scema.
I due non vogliono solo i soldi dei prof. Il tipo è infatti il “sadico” del titolo e non mollerà i poveri sequestrati fin quando non avrà finito di spassarsela a loro spese: umiliandoli, picchiandoli e massacrandoli uno dopo l’altro.
I can’t say that I’m sorry/For the things that we done/At least for a little while sir/Me and her we had us some fun – Nebraska/Bruce Springsteen
Ok, ora sapete di che parla. The Sadist è apparentemente una roba da drive-in. Uno di quei film cosiddetti exploitation, con tutti i pregi involontari e i difetti di norma, che si possono immaginare in questo genere di pellicole.
Però ha qualcosa di speciale. Il sospetto potrebbe darvelo l’informazione che Joe Dante lo adora, ma questo dice tutto e niente. Vi rendete conto da voi che non è la solita trashata per farsi due risate. Si tratta di una cosa molto più disturbante.
Al tempo in cui uscì non esisteva ancora il termine “serial killer”, sebbene il mondo fosse già stato sconvolto dalle facezie necrofile di Ed Gein (e Psycho!). The Sadist metteva senza bisogno di fare proclami, le gesta di un altro omicida di massa trasformato dai giornali in una specie di diavolo da gioventù bruciata, Charles Raymond “Charlie” Starkweather, un incubo rock and roll di quelli immaginati dai predicatori e i benpensanti del tempo.
Lui e la sua ragazza, Caril Ann Fugate, sono stati la versione aggiornata e appesantita di Bonnie & Clyde. Rispetto alle trasposizioni cinematografiche successive a The Sadist (Martin Sheen in Badlands di Malick e Woody Harrelson in Natural Born Killers sono le più celebri) in questa di James Landis non c’è alcuna poesia o volo pindarico dissacratorio. Si tratta solo di un debosciato un po’ idiota mosso da una furia distruttiva inarrestabile.
Ma non è solo. Il fenomeno della coppia criminale, studiato per decenni, comprende anche il ruolo decisivo della sua compagna. Lei è una ragazzetta in parte vittima e in parte complice delle gesta di Starkweather (qui chiamato Charlie Tibbs). In The Sadist lei sembra una specie di pervertita pari a lui, senza appello.
Questo film non vuol capire il male, lo mostra e basta.
Il bello di questo film è che non vuole capire. In puro spirito exploitation si presenta come un trattato psicologico sulla figura del sadico, esemplificata nell’intro in cui una voce off (appartenente al padre dell’attore protagonista, l’attore Arch Hall sr.) dice cose un po’ sceme su ciò che un vero sadico possa desiderare dagli altri e perché.
Quando la storia comincia però non si spiega più un cazzo. Si fa vedere il mostro in azione. Eccolo lì. Ride, fa smorfie, beve coca-cola, punta la pistola, finge di sparare e si gode la faccia di chi ha davanti. E quando si stanca: bang! Ammazza per davvero.
Qualcuno ha azzardato un paragone tra Non aprite quella porta e The Sadist. Per certi versi può anche starci. I prof di città finiscono in un anfratto della provincia e cadono preda di alcuni pazzi, certo. Non credo però che Hooper e Henkel avessero presente il film quando fecero il loro.
Prima di Jack Ketchum
Il Charlie Tibbs di Arch Hall Jr. anticipa più il genere di “eroe” che si può trovare nei romanzi di Jack Ketchum. E ci ricorda da dove lo scrittore abbia preso la maggior parte dei giovani psicolabili disumani dei suoi libri: il giovane pazzo Starkweather.
E in effetti questo tizio ha influenzato un sacco di gente. Si è ficcato nell’immaginario americano come un seme nel buco del culo della terra, generando ortaggi saporiti. Nebraska di Springsteen parla di lui. The Kid, personaggio di L’ombra dello Scorpione di King, è Starkweather. E il perché di questo non ci vuole molto a capirlo. Il ragazzo è stato la versione brutale e becera del sogno americano.
The Sadist è avanti
The Sadist è già troppo avanti rispetto ai classici film violenti degli anni 60. E da un contesto di serie B (anni prima che Romero partisse all’assalto con i suoi zombi) la spara grossa alla cara, vecchia, grassa e un po’ lesa American.
Charlie Tibbs è, come i maniaci poi reinventati da Ketchum (The Lost, Red) è un idiota. Non ha nulla della nobile crudeltà aristocratica dei matti assassini anni 90. Non ha l’ironia e la forza soprannaturale dei mostri mascherati anni 80 e nemmeno quella velata retorica idealistica e ribelle del “loser” del cinema crepuscolare di Scorsese o Walter Hill.
Charlie è proprio un coglione con una pistola. Non c’è nulla che lo redima. Lo vorreste morto dopo tre minuti di smorfie e risate sceme. Però ha capito la sola cosa che c’era da capire sull’America. Davvero è la terra della libertà e delle opportunità, solo che per godersela occorre un’arma. Con quella hai tutto: donne, soldi, auto, divertimento per sempre. Basta scuola, basta autorità, basta lavori del cazzo, prendo la scorciatoia per la sedia elettrica… ah, già, mica ci pensavo alla sedia elettrica? Avvocato, mi salvi!
In questo senso The Sadist è del 1963 ma già al nostro fianco, oggi. E temo, anche domani.