I Trapped The Devil è un film del 2019, diretto da Josh Lobo.
Ci sono bei film e ce ne sono di mediocri. Difficilmente però negli ultimi anni capita di beccarne di così brutti. Molti film sono discreti, appena sufficienti, prevedibili ma girati bene. Il problema è che li vedi e li rimuovi. Non ti lasciano nulla.
In un certo senso i film brutti meritano amore perché nel fallimento completo c’è sempre qualcosa di epico e di poetico. Non voglio rifilarvi la retorica intorno a figure come Ed Wood. Sono però dell’idea che tra un Escape Room e un I Trapped The Devil sceglierò sempre di salvare il secondo.
Il regista Josh Lobo è un uomo che crede nei propri sogni e lotta per realizzarli. Ama il cinema più di sua madre e farebbe qualsiasi cosa per dare vita ai film che ha in testa. I Trapped The Devil (inizialmente titolato The Man In The Dark) è frutto della sua testardaggine, la sua pazzia e le sue dirette finanze. Quindi io gli porto un profondo rispetto.
In fondo lui ha cercato di fare qualcosa di genuino e per certi versi audace. Purtroppo non c’è riuscito, ma andiamo con ordine. Prima di tutto…
La Trama di I Trapped The Devil
Matt e Karen vanno a trovare il fratello di lui per le vacanze di Natale. Steve con la testa non c’è stato mai del tutto (casualmente somiglia a Salvini). La cosa ha pesato molto sulla relazione tra Karen e Matt, ma la ragazza ha sopportato ogni situazione, per quanto strampalata, con la grande stoicità tipica delle donne votate alla sofferenza nera.
Stavolta però Steve l’ha combinata grossa. Ha rapito un uomo e lo tiene chiuso in cantina. E peggio ancora, crede si tratti del diavolo in persona. A nulla valgono i tentativi di persuadere il pazzoide a liberare il poveretto. Steve è determinato a lasciarlo lì, anche a costo di usare la pistola che tiene al piano di sopra. La situazione porta i tre protagonisti a perdere il controllo fino a conseguenze tragiche. Il misterioso tipo segregato da basso, del resto, potrebbe non essere un semplice sfigato vittima della paranoia di Steve.
Considerazioni su ciò che proprio non va – Ovvero, bisogna stare attenti a chi ispirarsi
Josh Lobo pensa di realizzare questo film seguendo l’insegnamento di tre grandi maestri. David Lynch, Roman Polanski e Bob Clark. Del primo riprende l’abitudine assai rischiosa di far recitare gli attori senza un copione dettagliato. Per questa ragione la maggior parte dei dialoghi di I Trapped The Davil è orrenda, le spiegazioni comiche, farraginose e insufficienti. Gli attori per lo più balbettano e girano a vuoto. Con una sceneggiatura dettagliata forse le cose sarebbero andate meglio. Forse.
Del regista polacco, Lobo tenta un approccio al satanico spingendo sulla paranoia, senza mai svelare fino in fondo se il tipo dietro la porta sia o non sia qualcuno di pericoloso. Steve è pazzo o lo sono i suoi parenti a non dargli retta?
Purtroppo anche qui Lobo non si è scelto un compito facile. Il modo in cui Polanski riesce a fare le capriole su un sottilissimo filo tra orrore puro e schizofrenia in film come Rosemary’s Baby o L’inquilino del terzo piano, è roba da Cirque Du Soleil. Qui Josh casca come uno sgombro nella rete di sicurezza dopo un paio di passetti. Del resto il tizio dietro la porta ne dice fin troppe di cose ambigue per non insospettire lo spettatore che si tratti del diavolo.
Dio vuole fede e il diavolo scetticismo.
Dio vuole che gli crediamo… o meglio lo auspica. Il diavolo invece meno lo crediamo vero e meglio si sente. Ora il punto non è tanto che il prigioniero sia davvero il diavolo. Ma cosa farne, nel caso lo sia. Il diavolo è l’essere più potente dopo dio. Lo metti in cantina e quindi?
Ci sono infinite leggende di uomini che, giocando d’astuzia imprigionano il diavolo. Da questo punto di vista la cosa può starci. L’idea di trasporre una sorta di fiaba contadina in un contesto suburbano moderno è anche intrigante.
Quello che non riesco a capire è cosa dovrebbe succedere. Di solito chi incastra il diavolo ha il diritto a domandargli qualcosa. Tre desideri o roba del genere. Ma Steve non vuole niente. Lui ha una teoria complottista che fa acqua da tutte le parti su come il male sia una sorta di virus che colpisce le menti delle persone. Questo male batterico le spinge a fare cose cattive per il semplice gusto di farlo. E lui ha catturato il germe. Lui ha catturato THE DEVIL! Ma come avrà fatto uno dall’aria tanto sfigata a fregare il re del male?
“Come hai fatto, Steve?” gli domandano i due comprimari.
Lui risponde: “questo non ha importanza”.
“Ma come???”
“E cosa vuoi farne?”
“Non lo so”
Bene. Vai così, Steve.
Natale col diavolo
Il terzo maestro a cui si ispira Josh Lobo è Bob Clark. Lui stesso cita Black Christmas come modello narrativo, non per la tematica ma l’approccio. L’unità aristotelica e la quasi totale mancanza di esterni rendono I Trapped The Devil davvero vicino al capolavoro slasher canadese. Diciamo che il vento che entra dagli spifferi è lo stesso. Ma fermiamoci lì.
Però non tutto è così disastroso. Ed è tipico. Nei film davvero brutti succede sempre qualcosa che accende una lampadina nello spettatore critico. Sono film totalmente fuori controllo. Nulla va come il regista avrebbe voluto e per questo finiscono col flirtare con chi li guarda, magari sotto effetto di qualche droga, producendo significati talvolta sbalorditivi.
Ed è qui che le cose non si mettono proprio male, per Lobo. Soprattutto nella seconda parte, quando ormai perdiamo le speranze che i personaggi dicano qualcosa di sensato nei loro sempre più radi scambi di battute e ci concentriamo sulle immagini. A quel punto bang, il film diventa come una sottiletta di formaggio su una piastra accesa da un bel po’. A livello fotografico si squaglia nelle luci rosse della cantina e si dilata, si dilata…
Si può anche tenere fermo il diavolo (il germe) ma essendo tale, tutto il posto subirà una contaminazione. Avvengono delle strane apparizioni. Il telefono squilla e squilla. E tutto degenera in una specie di trip tossico. E in questa follia lo stentato chiacchiericcio dei tre personaggi acquista un senso diverso. Se decidi di mettere sotto al letto una centrale nucleare non puoi sorprenderti se ti svegli con due peni. Se infili il diavolo sotto una sceneggiatura scritta poco e male, ottieni una sceneggiatura con due peni.
I Trapped The Devil But The Devil Toss My Salad
Per certi versi I Trapped The Devil ricorda i film di Panos Cosmatos, ma non si sa quanto volutamente. Poco male, quello che conta è il risultato d’insieme. Perché sul serio, I Trapped The Devil, non si sa come, a un certo punto rischia quasi di ingranare. Ma è un’illusione di cinque minuti, eh?
Epperò, nonostante sia un film fragorosamente sbagliato, tiene in pugno lo spettatore fino alla fine perché si vuole vedere dove andrà a sbattere. E soprattutto si vuol capire chi diavolo (!) sia il tipo dietro quella porta. L’epilogo sarà una citazione. Non dico altro.