Digital Self è il nuovo album degli Everyday Ghost pubblicato nel 2019. – Non ne so molto di questa band. Esiste un sito con una bio che non è aggiornata. Sono sicuro che verranno a leggere la recensione su questo sitarello del cavolo. Useranno google translate e ci capiranno poco. Però posso tentare una comunicazione minima con loro: ehi, Aaron, AGGIORNATE LA BIOGRAFIA!In questo periodo esce davvero poca roba interessante. O meglio escono pochi nomi noti. Di conseguenza uno che voglia recensire qualcosa deve darsi da fare e mettersi in cerca. Setaccio i torrent e finisco per rimediare band croate nu metal, powertrio cingalesi black metal, gruppastri hardcore/fusion e ugole piacione di mezza età. Poi c’è una marea di robaccia mediocre e senza contratto.
Gli Everyday Ghost non hanno un’etichetta a mettergli sulla chiappa un bollino blu. Non crediate che significhi qualcosa. La Nuclear Blast, per dire, vende pacchetti promozionali alle band. E con i soldi dei gruppi modesti e “in crescita”, rifocillano i nomi grossi. Se avessi un progetto ambient-porn-nazional-popolare e migliaia di soldi da spendere uscirei con Nuclear Blast. Siamo messi così, non vi dico cazzate. Ma vi scandalizzate? Come spieghereste il livello misero delle pubblicazioni, scusate?
In ogni caso gli Everyday Ghost sono grandi. Se vi piacciono gli Alice In Chains ma cercate anche un bel riffone che vi pigli a calci nel culo, accomodatevi. A impressionarmi, oltre la capacità di scrivere canzoni con dei ritornelli che restano dentro, è la voce di Aaron Link. Questo tipo paffutello mi ha stregato.
Gli Everyday Ghost e la voce di Aaron Link, gente.
Immaginate Layne Staley mescolato a James LaBrie ed ecco di cosa vi sto parlando. Lo adoro. Per quanto riguarda i brani, beh… Ci sono cose buone e altre un po’ meno buone. Per cominciare la title-track è una bomba. Mette insieme la potenza della Black Label Society dei tempi di Blessed Hellride e la tregenda emotiva dei grossi nomi anni 90. Se gli Everyday Ghost avessero mantenuto un simile equilibrio in tutti i brani ora gli farei un monumento.
La media è buona, capiamoci. Anche Frozen, My Cage, Bitter Sweet hanno ragione di esistere. In ogni pezzo c’è dentro un gran cuore. La cosa che non mi torna è andando in fondo all’album. C’è una specie di perdita del controllo verso la fine della scaletta. L’afflato emotivo ha la meglio sul cazzutame e il disco perde un po’ il morso. Claro?
Restiamo però che gli Everyday Ghost sono da scoprire. Abbiate fede in questo cavallo che tante ne ha sentite. Promettono grandi cose. E il brano Dead To This World è pazzesco.