Gli Evil Dead sono un gruppo thrash-speed metal americano. La fase storica di cui mi occuperò in questo articolo va dal 1985 al 1993 o giù di lì. – Viene spontaneo pensare che le tematiche adottate dagli Evil Dead siano tipiche del proprio tempo. Un gruppo thrash anni 80 pestava parecchio sulla minaccia nucleare. Era diventata una specie di maniera, per il genere. Poi c’erano l’inquinamento, la guerra, la corruzione politica, i serial killer e qualche romanzo di Stephen King.
Se ci riflettiamo un attimo però cosa potremmo trovare di più attuale di un brano come Global Warming o Annihilation Of Civilization degli Evil Dead, oggi? Effetto serra, riscaldamento globale, piogge acide vi sembrano argomenti scaduti? La guerra in Kwait forse sì e probabilmente anche un pezzo come B.O.H.I.C.A. ormai può solo far sorridere.
Però a pensarci bene, se prendiamo in esame le strofe di Welcome To Kuwait, me lo dite cosa sia datato sulla politica estera degli americani tra le cose che urlano gli Evil Dead in quel pezzo? E data la colossale utenza di pornofili della rete, un brano becero e animalesco sul sesso come B.O.H.I.C.A. vi pare tanto lontano dai nostri livelli attuali di civilizzazione?
Il nome Evil Dead
Gli Evil Dead probabilmente li conoscerete di nome. Del resto si rifanno a un film popolarissimo. L’idea di ispirarsi al piccolo grande classico di Raimi aveva i suoi lati positivi in termini pubblicitari. Alcuni membri della band non ne erano così entusiasti, però.
JUAN GARCIA: Credo che quel nome sia stato una scelta sbagliata. L’avrei cambiato ma non potevo. Venendo da un gruppo in cui c’era un dittatore preferii affidarmi a un voto democratico con gli altri membri. Agli altri il nome piaceva e quindi mi sono adattato. Speravo che la gente non si sarebbe lasciata fuorviare e ci avrebbe ascoltati prima di giudicarci.
Mark Caro, ex Abattoir e per un breve periodo negli Evil Dead, sostiene che la scelta del nome invece fosse ottima. Del resto tutto il gruppo era in fissa con gli horror. Il problema era che presto le liriche presero una direzione molto più concreta e realistica. Garcia (ex Agent Steel) temeva che chiamandosi in quel modo il pubblico li avrebbe liquidati come l’ennesima formazione votata a delle stupidaggini sataniche. (!).
Ma andiamo per gradi e vediamo come e quando gli Evil Dead si formarono.
Nascita degli Evil Dead
Juan Garcia: Allora, storia lunga. Ero negli Agent Steel. Andammo in Florida, a Tampa, per registrare Unstoppable Force e poi in Europa in tour con gli Anthrax. Al nostro ritorno in America, John Cyrus degenerò. Ci ritrovammo nel gruppo un autentico dittatore. In più iniziò a creare un sacco di casini con la Combat e la Music For Nations farneticando un sacco di scemenze. Arrivò a imporci il trasferimento chissà dove. Un disastro. In quel periodo ricevetti una chiamata da Mel Sanchez. Avevo suonato con lui negli Abattoir.
Già, gli Abattoir. Sono due volte che li sentite nominare. Beh, diciamo che la storia degli Evil Dead, quella degli Agent Steel e degli Abattoir sono per certi versi parte di una piccola grande tribù metal. Parleremo anche delle altre due band, al tempo. Intanto torniamo al nostro Garcia.
Juan Garcia: Anche Mel Sanchez era scontento della situazione nel suo gruppo, ma più che formare una band insieme io e lui, mi propose di fare una specie di progetto alla S.O.D.
Ok, i S.O.D. Sapete chi erano? Immagino di sì. Non voglio mettere in dubbio la vostra cultura metallara, ci mancherebbe. Sottolineo solo un dato. Gli Evil Dead dovevano essere una valvola di sfogo. Ed è curioso come certe band, tipo appunto i S.O.D., nate come scherzo, abbiano opposto una strenua resistenza a farsi chiudere in un cassetto. Mentre altri gruppi creati per durare non hanno resistito più di due vagiti e un pannolone pieno di colostro.
Juan Garcia: Io e Mel ci trovammo talmente bene in quel nuovo progetto simil S.O.D. che decidemmo di dare un seguito alla cosa. Soprattutto assaporammo la libertà di comporre ciò che ci piaceva senza condizionamenti di sorta. Certo, mi resi conto che gli Agent Steel erano un fenomeno musicale molto più conosciuto, ma a quel punto pensai che sarebbe stato più importante essere in pace con me stesso e fare qualcosa in cui credevo al cento per cento, piuttosto che avere successo e sopportare Hitler 2. Così lasciai gli Agent Steel.
Il demo The Awakening e l’EP Rise Above
L’abbandono degli Agent Steel da parte di Garcia significò la fine della band. Cyrus, cantante paranoide e dispotico provò a sostituirlo con James Murphy, senza combinare granché. Sì, Murphy, proprio lui, quello che in seguito sarebbe entrato nei Death, gli Obituary, i Cancer e i Testament. Parleremo ancora di lui su Sdangher.com, sia con un pezzo esclusivo, che nello speciale dedicato agli Allow’s Eve. Tornando agli Agent Steel fu davvero un peccato ma Cyrus era diventato un tumore in seno alla band e, come natura vuole, la distrusse.
James Garcia: Fuori dagli Agent Steel non fu facile, almeno all’inizio. Soprattutto a livello discografico. E così la mia frustrazione mi portò verso un suono più pesante possibile.
Il demo autoprodotto The Awakening e l’EP Rise Above mostrano una band in cerca di un’identità ma dal potenziale innegabile. Già nella prima incisione, tolta la title-track ispirata direttamente al film Evil Dead, i temi affrontati sono l’alcolismo (Slow Death) e l’inquinamento (Process: Elimination). L’EP oltre alla cover dei Black Flag, che apre e intitola l’album, ripropone Slow Death, (modificandola come Sloe – Death).
L’EP Rise Above, realizzato con l’assistenza del producer e ingegnere del suono Casey McMackin (Dark Angel, Megadeth, Nuclear Assault) doveva essere l’inizio di un idillio con la SPV Steanhammer ma fu il capitolo d’apertura di un incubo infinito.
Facciamo un passo indietro…
Per prima cosa devo parlarvi di Bob Rangel. Se cercate il suo nome su Encyclopedia Metallum non lo trovate. Ufficialmente non fece parte di nessuna band ma negli anni tra il declino degli Abattoir e la nascita degli Evil Dead Bob era una presenza fissa intorno alle due band.
Bob Rangel: A metà anni 80 vivevo a Los Angeles. Ero in fissa con il metal e andavo spesso a vedere chi si esibiva in città. Ricordo che dovevo guidare fino alla Valley per vedere le band Thrash Metal. Allora non le chiamavamo così ma è per capirsi. Vidi gli Slayer un sacco di volte prima che diventassero famosi. E così i Dark Angel. C’era l’Auditorium olimpico nel centro di Los Angeles, ma era principalmente per spettacoli punk rock. Penso che gli Anthrax ci abbiano suonato una volta ma era casa per G.B.H. e i Suicidal Tendencies. Loro suonavano lì. I club erano interessati solo a fare soldi. Avrebbero dato il palco ad Adolf Hitler se avesse avuto una band. Quindi fino a quando le bande thrash non sono diventate un po ‘più grandi, non le hanno accolte. Un giorno divenni il roadie di Rob Alaniz.
Ok, Rob Alaniz era entrato per un po’ di tempo negli Abattoir. E dove andava lui c’era anche Bob Rangel. Non vi sto parlando di quest’ultimo per vezzo. Abbiate pazienza.
Bob Rangel: Io suono il basso e al tempo presi parte ad alcune band con Rob. La mia prima band furono i Vomitron nel 1987. Era un progetto parallelo di Rob mentre suonava già negli Evil Dead. Provavamo nello stesso posto.
La formazione a tre più uno
Bob Rangel non si limitava a montare la batteria di Rob Alaniz e rompersi le dita con i Vomitron. Al tempo Mel, Juan e Alaniz diedero vita agli Evil Dead. E spesso capitava che fosse proprio Rangel a strimpellare con loro prima dell’arrivo di Juan Garcia. A volte succedeva che Rangel si attaccasse anche al microfono e urlasse frasi improvvisate. E gli altri notarono che aveva una capacità di mettere cose in rima davvero naturale. Era Mel a occuparsi dei testi e sia nell’EP che molti di quelli del primo disco sono opera sua. Presto però la band chiese a Bob Rangel di scrivere le liriche. Oltre a saper tirare fuori i testi su due piedi, lui aveva una visione piuttosto chiara su dove lasciar deflagare la potenza degli Evil Dead, su quali temi importanti.
Ma facciamo il punto sulla formazione. Nel 1987 Rob Alaniz (batteria), Mel Sanchez (basso e voce), Juan Garcia (chitarre) e il jolly Rangel si davano da fare tutti i giorni per fare grandi gli Evil Dead. Era però evidente che mancava qualcosa. E così i tre si procurarono un secondo chitarrista. Reclutarono a un altro ex-Abattoir, Mark Caro.
La prima volta degli Evil Dead a Long Beach…
La band esordì dal vivo con la line-up summenzionata, l’11 aprile 1987. Due anni prima dell’EP Rise Above e del contratto con la SPV. Gli Evil Dead suonarono di fronte a circa 2500 thrashers alla Fender’s Ballroom, a Long Beach. Nel bill c’erano anche Possessed, Dark Angel e Cryptic Slaughter.
Bob Rangel: Quando siamo arrivati il Fender era pieno! Non ci potevo credere. Ricordo di aver montato la batteria di Rob e di aver guardato tutti quei fottuti pazzi. Amico! Voglio dire, il Fenders era un posto bello grosso. Il tetto era bassissimo e la gente si aggrappava alle travi. Faceva così caldo. Si sudava da impazzire. È stato un concerto da sogno, specialmente per una band nuova di zecca
La folla sapeva che quello era in un certo senso un super-gruppo. Quindi erano molto curiosi. Ma non pensiate che gli Evil Dead fossero dei privilegiati inifilati in un super-bill grazie a delle zeppe.
Bob Rangel: beh, in un certo senso non erano gli ultimi arrivati e si sapeva. Se però non avessero spaccato il culo fin dal primo istante, la folla quella sera li avrebbe mangiati! Li avrebbero buttati giù dal palco e pigliati a calci in culo!
Mark Caro: Quella sera rimasi davvero stupito dalla risposta del pubblico. Quella gente sapeva tutte le parole dei pezzi. Mi pareva incredibile. Ci dovrebbe essere una mia foto dell’esibizione in cui si vede la mia faccia sbalordita. Quasi che mi pentii di aver già mollato la band e di trovarmi lì solo per fargli un favore.
La line-up storica degli Evil Dead
Phil Flores stava cantando per i riformati Abattoir di Mark Caro. Questi volevano registrare un terzo disco ma le cose non andarono. E così Flores passò agli Evil Dead. Con lui arrivò pure un vero fenomeno.
Bob Rangel: Albert Gonzales veniva dal blues e dal jazz. Non aveva mai nemmeno ascoltato thrash metal, o i chitarristi dello speed metal prima di entrare a far parte dei Rise. Le cose che ascoltava erano, Eric Johnson, Wes Montgomery e Miles Davis. Portò quella mentalità col suo modo di suonare.
Albert Gonzales era in gamba. Assieme a Garcia formavano una coppia fuoriserie. Peccato che nel periodo in cui gli Evil Dead esordirono con il loro album quasi nessuno si accorse di loro. E non solo del livello tecnico della band, ma anche dell’originalità.
Fuori i colpevoli
Se gli Evil Dead fossero nati oggi avremmo il classico super-gruppone. Uscirebbero per la Nuclear Blast e guadagnerebbero subito l’attenzione mondiale. Allora, nonostante i tour di supporto all’EP e l’innegabile caratura, la band non ingranò proprio. In parte le riviste specializzate erano così sature di thrash che a stento riuscivano a saggiare un demo nuovo senza vomitare. E poi la SPV fece un patatrac.
Juan Garcia: L’EP Rise Above non fu promosso come meritava. Ricordo che quelli della Roadrunner mi dissero chiaro e tondo che avrebbero pubblicato il singolo in via eccezionale ma non avrebbero privilegiato il lato promozionale.
Cosa c’entra la Roadrunner? Fate bene a chiederlo. Se avete un attimo di pazienza ve lo spiego. Anzi, lo dice Garcia.
Juan Garcia: Avevamo un seguito nutrito in California e un EP all’attivo. E un contratto con la SPV America, la corrispondente agenzia statunitense della tedesca Steanhammer. La SPV però fallì presto e tutti i gruppi del roster si ritrovarono inseriti, a livello di distribuzione, nella lista della Roadracer (futura Roadrunner).
Ok, avete capito, perché Roadrunner?
Juan Garcia: Quindi ci trovammo a essere distribuiti da una compagnia che non era la nostra e che ci trattava un po’ come ospiti. La SPV era scoppiata e noi pensammo di rimanere a piedi. La Roadrunner in qualche modo ci tese una mano. Solo che non avrebbero promosso Rise Above. In pratica lo avrebbero lasciato morire.
Certo, un gruppo come gli Evil Dead meritava bel altro trattamento visto che in ambito underground come band godevan di una certa fama però…
Juan Garcia: …però data la situazione disperata eravamo pronti ad accettare qualsiasi cosa. Avevamo bisogno che quell’EP uscisse. E facemmo il sacrificio. Ridicolo che la Roadrunner promuovesse gruppo come gli Atrophy, con intere pagine a colori nei giornali senza neppure citare noi. E poi non è vero che non hanno mai promosso gli EP come dicevano. Basti pensare al celebratissimo No Presents For Christmas di King Diamond. Ma lasciamo perdere.
Annihilation Of Civilization (The Making Off)
Dopo lo sfortunato EP, gli Evil Dead, nel 1989 avevano ancora un contratto per due dischi con la SPV e potevano farsi forti di quello. Garcia credeva molto nel progetto e sapeva che grazie ai contatti nella scena e le indubbie capacità della formazione, presto o tardi il gruppo avrebbe avuto l’attenzione del mondo. L’etichetta tedesca in America era praticamente morta ma Juan e gli altri preverivano il bollino “zombie” della SPV piuttosto che affrontare il mercato senza label. Allora però un’etichetta non era solo un marchio su un album. Faceva la differenza. Se una label non credeva in te e non aveva voglia di sostenerti, potevi fare quello che volevi ma eri destinato a fallire. Non c’era internet. Se nessuno spediva i tuoi dischi sugli scaffali non avevi scampo.
E che disco.
Bob Rangel: Annihilation era un lavoro grandioso ma quando uscì ricordo che sapeva già un po’ di vecchio. Voglio dire, la band ci aveva combattuto parecchio e dal giorno che consegnarono il disco completo all’etichetta, fino a quello in cui uscì, gli Evil Dead avevano già pronte undici nuove canzoni spaccaossa. Quel disco sarebbe dovuto uscire nel 1988 e il secondo nel 1989, per andar bene.
Annihilation Of Civilization è un album thrash molto meno ancorato alla tradizione di quello che si pensò al tempo. L’approccio vocale di Phil Flores era più in linea con lo stile hardcore e anche se c’era un pezzo su Evil Dead il film, il resto delle tracce parlava di argomenti degni di un gruppo impegnato socialmente. Questo merito va a Rangel.
Bob Rangel: Mi piaceva la roba che Mel aveva scritto per la band. Erano tutte sue le liriche di “The Awakening”, “Parracide” e “Holy Trials”. Del resto lui cantava nella prima formazione e ci stava che scrivesse anche i testi. Quando però la voce passò a Phil Flores, questi non aveva mai scritto le parole di nessun brano. E non si sognava di cominciare a farlo in quel momento. Cantava qualsiasi cosa Mel scrivesse. Era un buon cantante, ma non gli importava cosa cantasse. Comunque, non avrei mai messo il naso nelle loro faccende se non me l’avessero domandato Albert Gonzales e Rob.
Evil Dead + Ed Repka = EvilFred.
Bob Rangel mise ai testi il pepe al culo. La band però si chiamava Evil Dead e non fu facile riuscire a trasmettere l’impressione giusta.
Già dalla copertina del disco si capiva che qualcosa non tornava. Il disegnatore Ed Repka mise al centro dell’artwork una specie di ripugnante signore di una certa età che digrigna i denti, in calzoncini. Tiene una bibita rossa in mano. Intorno a lui ci sono i chiari segnali di un disfacimento tossico senza fine. Bidoni di broda nucleare e sullo sfondo fabbriche che eruttano fumi verdognoli. Sull’asciugamano del tipo, in primo piano, e sul bicchiere, si legge Club Dead. Non si fatica a immaginare l’uomo in doppio petto mentre arringa una folla di uomini d’affari.
Il vecchio dagli occhi bianchi e il sorriso malato era la mascotte degli Evil Dead. Lo sapevano in pochi. Si chiamava EvilFred. Era un tentativo di creare un personaggio di raccordo con le future copertine, in stile Eddie dei Maiden o Rattlehead dei Megadeth. Per quanto mi riguarda è la più fedele rappresentazione di un uomo di potere. Tenete presente che è quello il vero volto dei potenti che ci stanno portando verso il baratro che chiamano ripresa.
L’album parte con The Awakening. Il brano racconta più o meno ciò che succede nel film di Raimi. Ed è quello che ci si aspetterebbe da un gruppo con il nome di un film horror: demoni, libri magici, notti di tregenda. Già dalla traccia successiva però si capisce che l’andazzo non è verso la fiction del terrore ma l’orrore vero.
Rob Rangel: Beh, devi ricordare che era la fine degli anni 80, quindi era la fine degli anni di Reagan, e subito dopo iniziò La prima Guerra del Golfo. Inoltre c’era la caduta dell’Unione Sovietica e così via. C’era molta merda in giro e questo mi ha dato materiale infinito. Non dimentichiamo una serie di cagate razziste che coinvolgevano la polizia di Los Angeles. Ma uno dei miei argomenti preferiti era la Chiesa cattolica.
Evil Dead vs The Evil Church
Curioso che sia stato Mel e non Ron a scrivere i due testi che nel disco prendevano di petto l’organizzazione religiosa più diffusa al mondo. I brani in questione sono Living Good e Holy Trails.
Rob Rangel: Oh sì, Living Good è davvero un pezzone, con quel groove e tutti quei riffoni da paura. Il testo era bellissimo. Parla di due predicatori televisivi. Jim e Tammy Faye Bakker. Questi due yahoos religiosi rubarono milioni a delle vecchie signore del mid-west e furono denunciati per stupro e molestie varie.
Juan Garcia: Holy Trails invece parla dell’Inquisizione, della caccia alle streghe. L’idea mi è venuta da un libro in biblioteca, che trattava in particolare di alcune pratiche religiose da usare nel caso in cui le suore rimanessero incinta e quindi fossero colpevoli di un atto altamente sacrilego. Mi affascinava il progetto di riportare questa situazione al tempo presente. In quel periodo lessi anche un libro sulle torture praticate nel medioevo e il tutto si fuse nel testo di Holy Trails che scrisse Mel. Era lui l’addetto ai testi, allora.
Oltre le tematiche che oggi decine di boy band thrash cercano di riproporre con la stessa vacuità con cui ricopiano i vecchi riff del genere, Annihilation Of Civilization è pieno di begli spunti e grandi assoli suonati con un impatto fuori dalla media.
Una formazione magica che in pochi si sono goduti
Sia Albert Gonzales che Juan Garcia erano chitarristi eccellenti e riconoscibili. Si distinguono ancora bene entrambi, anche nelle parti armonizzate. Ma la sezione ritmica non era da meno. Mel Sanchez e il suo basso sporco e soprattutto Rob Alaniz erano inespugnabili.
Bob Rangel: Alaniz era e rimane un fottuto mostro. Nel passato, aveva la reputazione di rompere le cose. Voglio dire, tutti i suoi piatti finivano sempre spezzati. Avrebbe rotto le bacchette come se fossero di vetro. Anche oggi suona così fottutamente duro, che lo adoro! Amo il suo modo aggressivo. Lui è molto creativo e talvolta può sembrare una valanga. Penso sia allo stesso livello di Gene Hoglan o Dave Lombardo … Gene Hoglan era un ammiratore di Rob.
Mark Caro: Rob era molto giovane quando nacquero gli Evil Dead ma non era affatto inesperto. In realtà era ideale per gli Abattoir rispetto a tutti i nostri batteristi in generale, ma in qualche modo il nostro management se lo lasciò scappare. Se Rob avesse suonato su TOSP, capiresti cosa intendo quando dico che quel disco avrebbe potuto essere davvero pesante.
Un cantante megafono
Phil Flores era forse l’anello debole della formazione.
Bob Rangel: Phil era strano. Ragazzo assolutamente simpatico, molto rilassato, quasi il tipo del surfista. Non so se gli piacessero le cose hardcore o no. Non sembrava essere davvero arrabbiato o qualcosa del genere, che è quello che di solito associo all’hardcore. Voglio dire, urlava, e urlava piuttosto bene. Se la cavava bene. Ma non è mai stato veramente coinvolto con le canzoni o le parole.
Eppure era Flores, con la sua voce pulita e la capacità di scandire bene le parole a permettere a Rob Rangel di esprimere certi punti di vista incazzati sul mondo. La voce di Phil non andava bene con l’horror ma era perfetta per le invettive sociali.
Juan Garcia: le band estreme iniziavano proprio in quel periodo a optare per lo stile canoro “cookie monster”. Gli Obituary, per dire, neanche scrivevano i testi, tanto non si sarebbero capiti. Noi ci tenevamo a dire qualcosa e per questo, con orgoglio mantenemmo un approccio più comunicativo. E poi a me il death metal faceva cagare.
Più ti avvicini all’impatto e più vai veloce!
Qualcuno ha notato una cosa fica. La velocità delle ritmiche aumenta lungo la scaletta di Annihilation Of Civilization, fino alle schioppettate finali di B.O.H.I.C.A. e Unauthorized Exploitation.
Bob Rangel: “B.O.H.I.C.A” era una canzone vecchia, che ricordo di aver visto realizzare in una mattinata. E divenne leggendaria nel giro dei club di L.A. Penso che volessero solo registrarla per il gusto di farlo e credo che l’etichetta abbia deciso di metterla sul disco. È una canzone da barzelletta, ma è fantastica. Ci sono grandi versi di Mel Sanchez ancora una volta. Riguarda il suo amore per un certo tipo di attività sessuale. Una specie di pratica sessuale tabù. Qualcosa di molto aggressivo. Ma il pezzo è divertente da morire! ”
“Unauthorized Exploitation” avrebbe dovuto essere una grande canzone. Ricordo quando hanno inventato quel riff. Penso che Albert l’abbia scritto. Lo suonava molto veloce e punk rock, ma penso che a Mel e Juan non piacesse in quel modo, quindi l’hanno rallentato e cambiato. Quella canzone è stata un po buttata lì. Ma il testo è fantastico.
The Underworld degli Evil Dead
Le difficoltà con l’etichetta e l’impossibilità di farsi strada sul mercato, nonostante gli ottimi concerti e l’apprezzamento del pubblico, finirono per intossicare l’atmosfera interna alla band. Prima di tornare in studio per il successore di Annihilation…, Rob, Mel e Albert Gonzales se ne andarono, sostituiti da Karlos Medina al basso (successivamente nei riformati Agent Steel), Dan Flores, fratello di Phil, alla chitarra e per la batteria un turnista: Doug The Claw Clawson.
Bob Rangel: La formazione di Annihilation dal vivo era imbattibile. La gente impazziva quando suonavano Parricide o Gone Shootin’. E il pubblico amava anche i nuovi pezzi. Mi duole che la band del primo album non sia mai riuscita a suonare tutta insieme in Europa o in Messico. Lì sono sicuro che avrebbero fatto una strage. So che Juan alla fine portò gli Evil Dead in Europa per alcuni spettacoli, ma lui e Phil erano gli unici membri originali a quel punto. E vorrei che il mondo avesse sentito le cose che stavano scrivendo dopo aver registrato Annihilation. Non quello che è uscito su The Underworld. Erano cose molto più pesanti e intense.
Il Live e The Terror
The Underworld resta un buon disco. Ci sono anche due ospitate di prestigio. Gene Hoglan suonò la batteria in Welcome To Kuwait e David Wayne dei Metal Church interpretò la cover degli Scorpions He’s A Woman She’s A Man.
L’album dal vivo uscito nel 1992 Live….from the Depths of the Underworld chiuse i rapporti con la SPV. Il demo The Terror resta il testamento degli Evil Dead. A dire il vero poi mutarono pelle e presero come nome il titolo di quella pubblicazione per una nuova carriera thrash più underground.
L’omonimo esordio dei The Terror è a tutti gli effetti l’ultimo album degli Evil Dead. La formazione vede ancora Garcia al timone, Dan Flores come seconda chitarra, Mel Sanchez di ritorno al basso e Jon Dette alla batteria. Mica male, no? Uscito nel 1997, il disco dei Terror, Hijos de los Cometas (1997) è cantato interamente in spagnolo, come il demo degli Evil Dead uscito prima dello scioglimento. Ma guarda caso, presenta in copertina lo stemma dei tre teschi degli Evil Dead.
E dopo la parentesi dei Terror, Juan Garcia rimise in piedi gli Agent Steel. Mentre gli Evil Dead si sono riformati nel 2008. Hanno suonato alcune date e sono riusciti a pubblicare un nuovo singolo nel 2011 Blasphemy Divine. Oggi purtroppo la band si è rimessa in stand-by per problemi di comunicazione tra i membri. Oh, so sad…