The Odds è un film di Bob Giordano, uscito nel 2018. – C’è un gioco segreto che può levarvi dai guai. Si vince una bella cifra. Una cifrona. E con quella potreste risolvere ogni problema, avere finalmente la vita che volete, essere felici. La giocatrice di The Odds è una madre ridotta in miseria. La mancanza di una stabilità economica ha spinto le autorità a privarla di sua figlia. Vuole giocare per questo. Il Game Master, un uomo belloccio e dall’aria professionale di un giudice da quiz, in realtà è un tipo molto più ambiguo di quello che sembra.
In The Odds ogni cosa è una questione di probabilità, come dice il titolo stesso del film. Inutile specificare che si tratti di un film coraggioso, tecnicamente difficile. Immaginate solo due attori in una stanza e una tensione enorme. Anche se a un certo punto la sceneggiatura deve arrendersi e cedere un po’ il terreno alla prevedibilità, l’esordio di Bob Giordano resta uno dei migliori horror degli ultimi anni.
The Odds dice che siamo perduti
Devo dirvi sulla prova degli attori? Abbi Butler è brava e anche quel sallucchione di James Fuertes riesce a diventare viscido e odioso. Senza la loro abilità il film non reggerebbe, no? Sono grandiosi. Lo spazio ridotto dell’azione li schiaccia un po’ ma il film deve puzzare di chiuso e soffocarvi, quindi va bene così.
Quello che è detestabile in The Odds, non è la crudeltà delle prove che la giocatrice è costretta da se stessa ad affrontare. Immaginate una versione estrema di Ciao, Darwin, in stile Torture Porn. Credo che al posto di James Fuertes Paolo Bonolis sarebbe stato ancora meglio. No, la cosa che davvero disturba è la visione sociale e filosofica che c’è alla base della storia. The Odds è di un cinismo così serrato che il buco di culo di un’ape avrebbe più luce. Non esiste altro rimedio a parte il denaro. Se vi scappa un “è vero” o “e allora?”, vi consiglio di chiudervi in un manicomio.
Ribellarsi a questa idea è il nocciolo del film. Se però non lo fate almeno voi spettatori il film ha fallito. Il denaro non è tutto. Nella realtà di The Odds e in quella di molti di noi oggi è così. O almeno è ciò che tanta gente crede con una fedeltà pari a quella dei monaci benedettini del 1500.
Il denaro tra la vita e la morte
Senza il denaro vengono meno i diritti di una madre, la speranza di una donna, l’affetto stesso di una figlia che ha bisogno di quei soldi. La giocatrice ha una vita di merda. Se l’è dovuta cavare con uomini terribili e il suo destino è la prostituzione. Se però avrà i soldi potrà vivere il suo sogno di rispettabilità e riallaccio materno. Nelle parole melliflue del Game Master, si sente incoraggiata a immaginare cosa la renderebbe felice. E allora viene fuori una vita in campagna, dei cavalli, un giardino da coltivare. Praticamente l’esistenza di una bavarese del 600.
La vera sconfitta che The Odds mostra è questa. L’umanità rappresentata dalla giocatrice (e molti di voi spettatori rincoglioniti consumisti) se interrogata a fondo su ciò che desidera per stare bene, esprime un bisogno di semplicità. Ogni sogno profondo è semplice. L’affetto di una bambina e la pace campestre, sinonimo di un’armonia interiore compromessa nella spietata metropoli sono naturalmente esigibili. Ma la donna non crede sia possibile avere cose così essenziali, senza prima passare dal milione di dollari. Basterebbe fuggire da una città in cui la sola prospettiva di vita per la giocatrice sono i pompini a vita in vecchi caseggiati di tossici e spacciatori. Ma lei non riesce a immaginare una soluzione che non passi dal gioco sadico di The Odds.
Per avere quei soldi, la piccola mamma bavarese in cerca di riscatto, sarà disposta a cose inimmaginabili. Anche all’automutilazione, come sinonimo di perdità concreta dell’integrità. Peccato che Giordano, insegnante di cinema, finisca per diventare così didattico e prevedibile ma bisogna perdonargli certe ingenuità. Stiamo parlando di un’opera prima, che cappero.