The Head Hunter è un film di Jordan Downey del 2018 – Se vogliamo parlare di cinema metallaro direi che ci siamo. Un eroe possente, barbuto, con una maschera figa e un’armatura molto tamarra si aggira per i boschi innevati del nord a caccia di troll e diavoli vari. Dopo averli uccisi ne conserva le teste nel suo casolare. Lo scopo è, indovinate un po’? La vendetta! Uno di quei mostri ha ucciso la figlioletta e il guerriero non si fermerà fin quando non avrà staccato il cranio dell’essere responsabile.
The Head Hunter poteva essere uno di quei filmucci di serie B pieni di terribili effetti speciali in digitale e invece no. Proprio come il metal ama la tradizione e preferisce combattere il mondo con basso, chitarra e batteria. Senza ricorrere a strani rinforzi computerizzati che sanno di finto lontano un miglio.
The Head Hunter è Metal-Cinema!
Jordan Downey scrive e gestisce un film che non ha pretese, a parte divertire e incupire l’animo. Il finale, che non sveliamo è forse la cosa migliore. E per un horror direi che sia davvero cosa rara. In genere un film parte a razzo e implode verso il minuto diciannove fino a spegnersi in epiloghi scemi e rassicuranti. Invece qui The Head Hunter pista sempre più a mano a mano che avanza. Fino all’epilogo degno dei vecchi Tales From The Crypt della EC Comics.
L’unico limite di The Head Hunter, a parte la trama scarna e basica come un pezzo dei Grand Magus, è la scarsissima disponibilità economica. Downey tenta di giocarsi i pochi soldi puntando sull’atmosfera e il non detto, ma vi immaginate un film di Bud Spencer girato come un dramma di Ingmar Bergman? Ecco. I cazzotti, i duelli dovrebbero quanto meno vedersi. Invece il Conan dei Goblin sente una sorta di tromba lontana. Prende le armi e la maschera, esce sbattendo la porta. Stacco. Eccolo di ritorno sporco di sangue e ferite terribili ma con un bel capoccione di mostro tra le mani. Lo appende al muro su un palo di legno e ritorna alla sua vita tormentata e solenga.
A parte questo però il film è buono e sa davvero di metal. Potrebbe essere una versione heavy di un romanzo McCartyano. Prendete La Strada ma con il Marshall a palla.