Tolkien è un film del regista finnico Dome Karukoski, uscito nel 2019. – Può un orfano, di famiglia indigente e sfortunata, sopravvivere alla propria situazione, a una rigida educazione inglese, a una delle guerre più dure di tutti i tempi e creare un nuovo filone fantasy letterario impensabile? Un universo popolato di creature fantastiche in un contesto che non fossero le fiabe per bambini e le vecchie leggende? Beh, se la vostra risposta è no è la prima volta che sentite parlare di John Ronald Reuen Tolkien.
Che una persona in grado di creare un intero mondo (la Terra di Mezzo) dovesse avere una storia eccezionale non c’era dubbio alcuno. Eppure, devo ammetterlo: fino alla visione di questo biopic firmato da Dome Karukoski, non pensavo che Tolkien avesse avuto una vita tanto sfortunata e difficile.
Il ruolo principale lo interpreta il bravissimo Nicholas Hoult (lo ricorderete certo nei panni del warboy di Mad Max: Fury Road), in grado qui di assumere uno stile pacato e molto inglese. Il film ci fa rivivere le disavventure dello scrittore, dalla prima infanzia alla maturità, con tutte le difficoltà che lo forgiarono.
Tolkien tra cinema e letteratura
Nel film sono molti i raffronti tra l’opera di Tolkien e i riferimenti biografici. Per dirne uno, il paesino originario del protagonista, Sarehole, inquadrato da lontano e circondato dal verde, non può non ricordare la Contea. Inoltre, le tante persone conosciute nella vita dello scrittore diventeranno, una volta trasposte, i personaggi di fantasia che il mondo ha conosciuto e amato.
Tolkien (il film) è un buon prodotto, seppur non eccelso quanto avrebbe potuto essere con una regia più vivace e con qualche momento di sana aggressività. Il protagonista è quasi sempre paziente e un po’ smarrito. Nelle scene della battaglia della Somme si trascina piagnucoloso e febbricitante. Ci si aspetta di sentirlo esclamare “acciderbola” quando inciampa nel misto di fango, sangue e merda delle trincee inglesi.
Cerca l’amico sfidando la morte ma non lo sentiamo mai imprecare. Ok, era un inglese educato, ma un po’ di sano realismo, dai! Certo, Karukoski si riscatta quando, dopo che ci ha mostrato tutte le disgrazie capitate a un pazientissimo Tolkien (un mix tra Gandhi e Madre Teresa) ci lascia sbirciare quale sia la forza creativa che vive nel ragazzo inglese.
La nascita di un nuovo universo in seno a un massacro
La scena del fuoco che prende forma diventando l’immagine di Sauron, i Nazgul che si aggirano sul campo di battaglia come allucinazioni in parte dovute al gas, sono rimandi quasi scontati. Ma la semplice idea che Tolkien, nella disperazione della guerra-massacro, abbia trovato l’ispirazione per dei personaggi in grado di lottare loro malgrado per il bene superiore, ci spinge a riflettere. E restituisce un’immagine diversa dell’omino mite e dimesso tratteggiato fino a quel punto nel film.
Le cause alla base delle loro esistenze, i personaggi e le situazioni che compongono il gotha tolkeniano ci appaiono ancora più interessanti. La figura del maestro assume una luce diversa. Karukoski ci mostra l’uomo, le sue paure, le sue ragioni, la sua lotta quotidiana. Un cast di attori che sa fare il proprio lavoro, un uso sapiente delle luci (la scena di Tolkien ed Edith nel retro del Teatro è un autentico capolavoro in tal senso) e un gran lavoro di ricerca rendono il film potente.
Pur non apprezzato dalla famiglia e dagli eredi di Tolkien, per motivi poco chiari, questo biopic riesce a raggiungere grandi livelli emozionali. Dentro ci troverete tanta ammirazione per lo scrittore. E tanta passione da rendere un lavoro difficile come questo, un godibile film che non annoia e non delude.