Planetary Clairvoyance è un disco dei Tomb Mold uscito nel 2019 per qualchecosa Records – Vorrei essere chiaro da subito, questa non è una stroncatura. Non me la prendo con i Tomb Mold, che sono bravi e meritano rispetto. Io me la piglio con chi li esalta e sbandiera come qualcosa di gigantesco.
Un album che a stento supera la mezz’ora, frammentario e a tratti poco lucido sarebbe un raggio di luce nelle tombe asfittiche del death metal? Vero quello che cantava Richard Benson: i nani! I nani che arrivano e vengono scambiati per giganti dall’intero formicaio.
Qualcuno si sorprende e in segreto si compiace che i Tomb Mold sconfinino a muso duro verso il doom metal. Cazzo, che prova di superiorità morale! Un gruppo death che fa doom a testa alta. E per doom si intendono accordi death suonati piano.
I Tomb Mold praticano il death metal, ok? Lo fanno bene e si lasciano andare a qualche sconfinamento, come dovrebbe essere nella natura della creazione artistica in generale. Essendo la critica odierna, abituata a gruppi autocastrati in un sotto-sotto-sotto-genere, quando si trova davanti a chi fa metal senza circonci… circoscriversi dentro una scatola, è naturale che si esalta, la critica dico.
I Tomb Mold mi fanno sperare per il futuro.
La ruota gira e mentre oggi tutti sono aggrappati alle sottane dell’ortodossia più sfrenata, magari nel giro di dieci anni non troveremo più un truista a pagarlo oro. E io me lo auguro. Sperimentazione vera e pedalare. E chi non ha un cazzo da aggiungere vada nelle balere a fare le cover degli Iron Maiden.
Ci sono già adesso valide eccezioni come i Pallbearer o gli Inter Arma. E c’è chi prova a unire diversi generi però poi non li fa scopare tra loro. Li tiene ben distanti. Non so se mi spiego. Se certi tizi fanno il funky-doom, per assurdo, ascoltando la musica nata da questa fusione, avrete un ibrido orrendo che ricorda più una creatura di Herbert West, più di un neo Adamo.
E poi, sarò un palloso anziano ma non mi stancherò mai di ribadirlo: prima vengono le cazzo di canzoni e poi ci si guarda indietro e si ascolta quale genere sia stato necessario visitare per dire qualcosa di autentico. Partire pensando, ok, faccio death e solo death, il mio raggio d’ispirazione sono i Death e ora scrivo dodici pezzi death alla Death… ecco, non è bene. Non viene fuori altro che mondezza sterile e priva di vita che qualcuno definirà progressive-technical-death metal… No cazzo, sono i Death rifatti male! Punto. Copiate pure Chuck ma fatelo nell’attitudine creativa. Allontanatevi dai suoi soli, i suoni e i riff. Non fate una copia di quello che realizzava lui. Non abbiamo bisogno di altri bacelloni!
Credetemi, ne sento ogni giorno a decine di bacelloni. Spiegatemi se sia giusto dare una possibilità a un gruppo che si chiami Corruption Corpse e che faccia technical-slamming-death metal! Ma cosa è? Che sperate di trovarci dentro un disco così? Suona come altri venti. E mi domando cosa speri di fare. Se ne frega e fa quello che ama? Ok, ma allora perché pubblicare un disco? Se pubblichi qualcosa è perché speri di poter dire la tua. Fare la differenza. Cosa dovresti dire con la riproduzione certosina della voce e delle idee di qualcun altro?
Planetary Clairvoyance
Una cosa che mi piace dei Tomb Mold è che i singoli membri non hanno altri 5 progetti a testa da portare avanti. La maggioranza delle nuove band sono allucinanti. Non si limitano a un gruppo inutile. Ne gestiscono quattro, sei. Con uno fanno raw black metal. Un altro è specificamente death old school. Poi c’è un progetto Stoner e per finire la band di cover country rifatte in chiave metal.
Ok, perché non tentare di unire tutti questi cosi in un solo gruppo? Magari lo stoner e il black metal possono combinare qualche bel giochetto insieme, no? Per carità, tutto deve stare separato. Guai a mescolare. Io sono per l’integrazione, invece. I Tomb Mold sono quattro e scommettono su un solo cavallo, come è giusto che sia. Più investi in un album e più vita ci metti dentro. Planetary Clairvoyance è senza dubbio un lavoro vivo ed è irrequieto come uno spettro che non si rassegna a dormire. I Tomb Mold vagano per le tombe in cerca di un sonnifero eterno.
In brani come Accelerative Phenomena, la brutalità gocciolante di purea mefitica si squaglia in una melassa disperata. Altre cose, tipo Infinite Resurraction (di cui vedete la t-shirt sopra) invece potevano risparmiarcele, specie le liriche così infantili e quei riff scippati ai Carcass. Insomma, i Tomb Mold non fanno miracoli, capite? Ma gli va riconosciuta una vitalità fuori dal comune in un genere ormai così noioso.
Sono evocativi e puzzano di vera decrescenza. Planetary non è un album ma una cripta. Non c’è dentro una fottuta drum machine ma corpi che spruzzano gas e liquami sulle pareti interne della vostra bara. C’è la morte vera in Planetary Clairvoyance. E per quanto non si tratti del nuovo Amongst the Catacombs of Nephren-Ka questo album è un brecciolino che casca via dal muro di scemenze settarole in cui il metal si è inculato dal 2005 a oggi.