Salve cari equinidi, come passerete questa bella domenica di afa e zanzare? Magari mi state leggendo da un punto dell’Italia dove i terribili nubifragi hanno già colpito e forse la temperatura da voi è un po’ calata, n’est pas? In ogni caso, il meteo è un buon condotto per la socializzazione. Passiamo ad altro.
In questo periodo sono disoccupato. Here it comes again. Lo so, avevo scritto con un certo entusiasmo del mio lavoro alle pompe funebri ma non mi pagavano abbastanza. Ci rimettevo un sacco di soldi di benzina per raggiungere il posto e in più era un ambiente un po’ militaresco per i miei gusti. Avrei sopportato se la paga fosse stata buona ma non lo era quindi ho lasciato. Fingo di essere in ferie, tanto il periodo è quello giusto, no?
Sto passando le mie giornate a sistemare i metri e metri di legna che mio padre ha ordinato. Sapete, noi scaldiamo tre appartamenti con un solo camino termico, quindi ci vuole un bel po’ di legname per alimentarlo tutto l’autunno e l’inverno. Inoltre mio padre non dice mai di no ai regali degli amici e ha sempre optato per l’abbondanza in tutto, quindi regolatevi: di legna ne ho sistemata per 15 metri e ne stanno arrivando altri 30.
A parte la legna sto con le bimbe, suono la chitarra e leggo. Ne ho comprata una classica, di chitarra. Una Eko molto minimale, economica, come quella che avevo da ragazzo. Era da prima di you tube che non ne tenevo più una in casa, quindi ora approfitto dei tutorial per imparare tutto quello che a orecchio non riuscivo ad apprendere nei miei anni giovanili. Ieri sera ho suonato quasi tutta l’Aria sulla quarta corda di Bach e mi sono demoralizzato a guardare dei clip sulla tecnica flamenco. Pazzesca e molto complicata.
Unabomber vs Ghandi
Per quanto riguarda le letture mi tengo occupato con il Manifesto di Unabomber e un’autobiografia di Ghandi. Potete credermi se vi dico che in due estremisti come loro ci sono dei punti in comune. Per esempio entrambi questi signori volevano cambiare il mondo, eliminare il sistema tecnologico e tornare a un tipo di vita più antico e sano. Avevano tutti e due a cuore il futuro della razza umana, solo che il primo usava le bombe per attirare la nostra attenzione e il secondo professava la non violenza. Ghandi divenne famoso in un tempo in cui con molta probabilità era più facile emergere con qualcosa di sano e giusto. Il mondo ha raffinato le sue tecniche sommersive e oggi un Ghandi non potrebbe farsi notare. Avrebbe un canale youtube, una pagina facebook ma non combinerebbe nulla. Scommettiamo?
Gandhi il violento
La cosa che ho notato riguardo Gandhi è che in realtà lui era violento eccome. Non contro gli altri, ovvio, ma verso se stesso. La non violenza che lui sosteneva non era pacifismo. Gandhi usava questa tecnica di resistenza passiva che richiedeva una disciplina così ferrea da superare quella militare. Tanto per dire, bisognava essere pronti a rinunciare alla propria vita, su due piedi.
Per essere davvero libero, lui pensava che bisognasse vincere i bisogni fisici, quindi la fame, il sesso, il denaro. Faceva lunghi digiuni e non scopava più da anni, dopo che da avvocaticchio in sud-Africa era diventato il Gandhi rivoluzionario. E in effetti se non si ha nulla da perdere, si è invincibili, no? Il mondo non può ricattarci. Se si è immuni alle tentazioni il sistema non è in grado di convincerci a fare come vuole. Non fa una piega, ma di violenza ce n’è eccome anche qui da Gandhi.
Lui specificava in continuazione che non violenza significa battersi per qualcosa senza far del male agli altri. Il problema è che era pronto a infierire su se stesso, anche uccidendosi, per ottenere qualcosa. E questa è solo un’altra forma di violenza. Faceva un esempio curioso ma eloquente: “se dei bruti stessero per stuprare mia figlia e io non riuscissi a convincerli a evitarlo, potrei liberarla dandole la morte prima che questo accada”. Gandhi era pronto a uccidere per salvare l’onore di qualcuno.
Lui optava per il sacrificio estremo di se stesso pur di ottenere qualcosa. Questo piuttosto che uccidere il prossimo. E sosteneva l’eutanasia, tra le altre cose. Chiamare non violenza la sua filosofia è un po’ fuorviante, non credete? Alla base c’era una rielaborazione del principio di Thoreau e la disobbedienza civile, ma portava le cose a estremi che l’americano dei boschi credo non si sarebbe sognato di sostenere.
Thoreau alla base di Gandhi e Unabomber
Per quanto riguarda Unabomber, che viveva come Thoreau, il discorso è più complesso. Lui uccise alcune persone per diffondere certi principi e facendo così si accomodò sistematicamente dalla parte del torto. Come disse il suo avvocato, quando lui si oppose al piano di farlo passare per pazzo al processo: “facevi saltare in aria le persone per veder pubblicate su un quotidiano le tue traballanti teorie, se non hai problemi mentali tu non so chi possa averli”.
Ma se ci si dimentica per un momento (lo so che è dura) dei suoi omicidi, e si legge con mente aperta quello cheUnabomber scrive nel suo Manifesto, è innegabile che aveva idee condivisibili sulla società e le cose da cambiare in essa e nel sistema annullante e soggiogante di cui facciamo parte senza volerlo sul serio.
La sua vicenda è un esempio perfetto di come funzionano le cose. Se si fosse limitato a scrivere le sue teorie in una baita nei boschi, pubblicandole magari con un editore alternativo, il mondo non si sarebbe nemmeo accorto di lui e le autorità non l’avrebbero mai arrestato perché rispettando la legge era certa che non sarebbe arrivato a destare l’attenzione mondiale. Non si combina niente pubblicando delle idee. Una volta sì ma ora è tutto più preparato a nebulizzarle. Si finisce sulle pagine culturali e a qualche talk show ma tutto finisce lì. Arrivan la fama, i soldi, le lusinghe e il nuovo profeta è bello che sistemato. Unabomber sfidò il sistema sul piano pratico. E per un po’ fece un increscioso casino. Poi però pubblicò il Manifesto e tutto si smosciò. Anzi, tutto finì per lui.
Grazie alla pubblicazione il fratello riconobbe che era Ted a scrivere quelle cose, lo segnalò alle autorità e alla fine lo arrestarono. Catturato dall’FBI, il Sistema non ne ha fatto un martire ma l’ha inglobato in una cella e tenuto lì in isolamento. Le sue idee sono reperibili su internet, tanto che cambiano? Solo qualche pazzo come me può soffermarsi a leggerle e rifletterci. Uno che guarda oltre le bombe.
Unabomber, alias Ted Kaczynski era un uomo brillante ma incasinato, aveva subito violenza da quel mondo che tentò poi di cambiare. Purtroppo il rancore fu la principale spinta e affogò la sua lucidità, al punto da non fargli capire che usando le bombe avrebbe solo ottenuto altro odio e raccolto paura.
Il telefilm Netflix su Unabomber
Se avete tempo e non sapete cosa fare questa domenica, vi consiglio di recuperare su Netflix Mindhunt: Unabomber. Si tratta di una serie in otto puntate. Vi assicuro che è una delle più belle cose realizzate da quando c’è lo streaming in rete.
Oltre a raccontarvi la caccia a uno degli assassini più ricercati e imprendibili d’America, il telefilm approfondisce la mente intricata di Ted e porta alla luce il nodo di idealismo, viltà, odio e disperazione di questo individuo. “La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana” resta uno degli incipit più belli che abbia mai letto, in ogni caso. Date una scorsa anche voi a La società industriale e il suo futuro per una domenica all’insegna della sovversività!
Gli iniziati e gli epiloganti
In questo periodo leggo Gandhi, il vangelo… perché sono attratto da coloro che nel corso dei secoli hanno tentato di darci una nuova direzione. In realtà i loro principi si somigliano tutti e sono “antichi come le montagne”, come diceva Gandhi stesso. Socrate, Gesù, tutti gli iniziati dicevano le stesse cose. Il mondo li ha sempre distrutti, umiliati ed eliminati. Il caso Unabomber in un certo senso rientra in questo copione e anche Gandhi. Il secondo professò con tale insistenza la non violenza che fu ucciso. Il primo tentò il suicidio e oggi vive in una gabbia, morto dentro.
Nel telefilm un agente dell’FBI, dopo averlo arrestato gli disse: “in fondo vivevi in una baita piccola come la tua cella, non cambia molto, no?” E lui rispose: “dimentichi la foresta intorno, il sole e la pioggia. Era così bella la pioggia…”
Il nu diluvio
Già, la pioggia. Il cielo di oggi proprio non la promette. Eppure a sentire il meteo in Italia c’è il finimondo di grandine e bufere… Boh… No, dicevo, sto leggendo di gente che indica antiche strade mai prese perché sono davvero convinto che sia ora di rimettere in discussione tutto quello che siamo. Il meteo diventa una cosa sempre più appassionante, anche se gli esperti ce lo spoilerano con grande precisione la settimana prima. Eppure questo tempo pazzoide dovrebbe dirci che va fatta qualcosa. Il riscaldamento globale non è solo un buon tema per una merdina di band thrash revivalista, cazzo! E i signori che ci governano non faranno mai qualcosa per salvarci il culo. E sapete perché? Il sistema che abbiamo creato si è irrancidito molto tempo fa. Chiunque vada in cima finisce impantanato in questa mota rugginosa e diventa parte di quella malora.
La prospettiva disastrosa che abbiamo davanti, se continuiamo a basarci sulla follia finanziaria e su gente come Donald Trump e Salvini, tanto per dirne un paio, può sempre garantirci un cambiamento. Male che vada tutto questo finirà COMUNQUE e per quanto i potenti abbiano i soldi per pararsi il culo, vivranno in un bel bunker e moriranno lì. A quel punto meglio morire fuori, mentre piove, come direbbe Gandhi. E Unabomber sarebbe d’accordo con lui. Lui nella sua cella magari sopravviverebbe e penserebbe con nostalgia a quella pioggia che intanto starà affogando il mondo che lui aveva tentato di cambiare con qualche diversivo.