Sto avendo qualche difficoltà a scrivere un commento al nuovo album dei New Model Army. Si inititola From Here ed è davvero un gran bel disco. Non mi è sempre facile scrivere di un lavoro riuscito, sapete? Spesso la rabbia e la delusioni mi ispirano molto di più. Qui mi trovo davanti un gran bel gruppo. Quasi quarant’anni di carriera per quindici album schietti e riusciti. E l’ultimo lavoro è più vivo e ricco di idee dei venti album black metal usciti su metal tracker nelle ultimie 56 ore. Ma cosa dire a parte: ascoltatelo e fatene un punto fermo del vostro 2019?
Non mi pare che i New Model Army abbiano però avuto mai successo. Se per successo intendiamo la vendita di millemila album. Eppure secondo me sono gente che ha vinto. Sono sopravvissuti a un sacco di tendenze e mantengono quell’approccio heavy post-punk fuori tempo massimo, praticamente da sempre. Non li conosce quasi nessuno, almeno in Italia. Da bravi metallari, probabilmente il loro nome vi dice qualcosa per via degli Anacrusis che in Manic Impressions, coverizzarono un loro pezzo: I Love The World, ricordate?
Perché i New Model Army sono speciali
Non ci sono più gruppi con un sound del genere. Non più. Hanno una capacità artigianale di suscitare tristezza energizzata. Ascoltando From Here, per esempio, non vengono quasi mai in mente i colori. Le ritmiche potenti e le chitarre spigolose portano il cuore verso aspri cieli autunnali. Probabilmente, con un po’ di impegno, momenti come The Weather tingeranno il grigio iniziale di marrone chiaro, ma più in là di questa cromatura blesa non andrete.
Eppure vi assicuro che il vocione di Justin Sullivan e la cariola di arpeggi e burubum dei tom che lo scarrozza in giro per le nostre viscere, sotto sotto nutre un senso di rivalsa e non di resa. In Where I Am, per quanto in lacrime, le nocche invisibili di un possente cavaliere vi solleveranno con dolcezza il mento verso l’orizzonte intasato di nubi e una voce profonda vi urlerà “se mi chiamerai io verrò da te e spappolerò il mondo in cui non credi”.
Fare un disco come From Here dopo quarant’anni di scazzi, delusioni, arrabbiature, addii e funerali, è una lezione di vita. C’è fede pura nella musica dei New Model Army, non ho altre spiegazioni. Sul comodino di Justin si accumulano le pillole e i patetici sciroppi del virgulto, ma lui è ancora sui luridi marciapiedi del mondo che scalcia e soffia via le foglie secche da davanti ai vostri miseri tappetini di benvenuto.
Se volete un assaggio di cosa intendo, sentitevi il singolo End Of Days. Badate alle parole. Sullivan tinge scenari apocalittici a cui il pubblico metallaro è abituato, certo, ma con una qualità lirica di un altro pianeta. Non è solo evocativo ma anche intrigante. Lui vi spinge a immaginare un declino lentissimo. Voi immaginate che tutto esploda in poco tempo e invece no. La terra morirà come un grosso melone putrido. La corruzione è inesorabile ma è un cammino strascicato ed esasperante. E il mondo avrà una fine così dilatata che non farete in tempo a viverle dietro. Ecco, nonostante Sullivan stia cantando dell’epilogo di tutti i giorni, avrete voglia di correre incontro allo sfacelo con il cuore aperto.